Il sentiero dimenticato alla Motta di Plété

La casetta sulla Motta di Plété Occidentale - Foto di Gian Mario Navillod.
La casetta sulla Motta di Plété Occidentale – Foto di Gian Mario Navillod.

Partenza: 2090 m
Arrivo: 2840 m
Dislivello in salita: 800 m circa
Dislivello in discesa: 60 m circa

Andata: 2h30
Ritorno: 1h50
Totale: 4h20

Difficoltà: EE
Segnavia: 17 – assente

Tratti difficili: sì
Tratti esposti: sì
Ombra: no

pericolo caduta massi: sì

Da vedere: il Tracciolino, il Bec Pio Merlo, i pascoli nascosti sotto la Motta, la casetta sulla Motta di Plété.

Itinerari collegati: il villaggio dei Salassi del Tantané, il Grand Tournalin, il Bivacco Manenti.

Come arrivare: Click quiClick qui per vedere le mappe – Click qui e qui per le tracce GPS (.gpx) – VISITE GUIDATE A PARTIRE DA 6 EURO.

Introduzione.

Una delle più piacevoli gite che si possano fare da Cervinia è l’ascensione al Bec Pio Merlo. Ma chi ricorda ancora il sentiero nascosto che porta alla Motta di Plété?

Parcheggio e inizio sentiero per il Bec Pio Merlo - Foto di Gian Mario Navillod.
Parcheggio e inizio sentiero per il Bec Pio Merlo – Foto di Gian Mario Navillod.

Fino all’altezza del Tracciolino, la piccola ferrovia a scartamento ridotto utilizzata per i collegamenti tra la centrale di Perrères e la diga del Goyet si cammina lungo le piste di sci. Non è il massimo per chi cerca l’armonia delle forme naturali ma in compenso si può camminare e chiacchierare affiancati sulle larghissime piste sterrate.

Monte Cervino dall'inizio del sentiero per il Bec Pio Merlo - Foto di Gian Mario Navillod.Monte Cervino dall'inizio del sentiero per il Bec Pio Merlo - Foto di Gian Mario Navillod.
Monte Cervino dall’inizio del sentiero per il Bec Pio Merlo – Foto di Gian Mario Navillod.
Sentiero 17 per il Bec Pio Merlo - Foto di Gian Mario Navillod.
Sentiero 17 per il Bec Pio Merlo – Foto di Gian Mario Navillod.

Arrivati al Tracciolino, chi ama le salite ripide proseguirà dritto verso il Bec Pio Merlo, prima su una pista sterrata e poi sul sentiero 17. Chi preferisce le salite più dolci seguirà il Tracciolino fino al Tramail dell’Alpe Promindoz poi salirà lungo il sentiero 36 che porta dolcemente fino al Bec Pio Merlo.

Dal Bec Pio Merlo un sentiero dimenticato porta alla Motta di Plété Occidentale, un eccezionale Belvedere già consigliato dal Canonico Georges Carrel nella sua Guida della Valtournenche del 1868.

L’itinerario dal Bec Pio Merlo alla Motta di Plété è consigliato ai soli escursionisti esperti a causa delle difficoltà di orientamento.

Descrizione.

Si lascia l’auto sul bordo della strada, poco dopo il Club Med, poi ci si avvia sul sentiero seguendo il segnavia 17.

Monte Cervino e Grandes Murailles dal sentiero per il Bec Pio Merlo - Foto di Gian Mario Navillod.
Monte Cervino e Grandes Murailles dal sentiero per il Bec Pio Merlo – Foto di Gian Mario Navillod.
Ghiacciaio del Mont Tabel dal sentiero per il Bec Pio Merlo, sullo sfondo la Dent d'Hérens 4171 m - Foto di Gian Mario Navillod.
Ghiacciaio del Mont Tabel dal sentiero per il Bec Pio Merlo, sullo sfondo la Dent d’Hérens 4171 m – Foto di Gian Mario Navillod.

Ben presto le indicazioni portano a risalire le piste di discesa parzialmente inerbite e molto ripide.

Per non perdersi occorre prestare attenzione ai segnavia dipinti sul terreno e salire dirigendosi verso il Bec Pio Merlo che si vede già a pochi minuti dalla partenza.

Quando la fatica comincia a farsi sentire si gira a destra proseguendo su di una sterrata dalla pendenza modesta.

Alle proprie spalle, verso Nord, scintillano i ghiacciai delle Grandes Murailles, si distingue quello del Mont Tabel e alle sua spalle la vetta della Dent d’Hérens.

Sterrata per il Bec Pio Merlo,  pista di Downhill e Grandes Murailles - Foto di Gian Mario Navillod.
Sterrata per il Bec Pio Merlo, pista di Downhill e Grandes Murailles – Foto di Gian Mario Navillod.
Il Tracciolino: vecchia ferrovia a scartamento ridotto di collegamento tra la centrale idroelettrica di Perrères e la Diga del Goyet - Foto di Gian Mario Navillod.
Il Tracciolino: vecchia ferrovia a scartamento ridotto di collegamento tra la centrale idroelettrica di Perrères e la Diga del Goyet – Foto di Gian Mario Navillod.

Le pendenza diminuisce, con una breve discesa si attraversano i pascoli poi si sale nuovamente lungo una sterrata che attraversa il Tracciolino, la piccola ferrovia a scartamento ridotto che collegava la centrale idroelettrica di Perrères alla Diga del Goyet.

Poco prima di un traliccio si stacca sulla destra il sentiero che porta al Bec Pio Merlo. È un sentiero ripido e a tratti occorre fare attenzione a dove si posano i piedi perché si sale all’interno in una pietraia e mancano alcuni tratti di selciato.

Chi non è sicuro del proprio passo può proseguire lungo il Tracciolino e salire lungo il sentiero 36 che è molto più dolce.

Bec Pio Merlo, Monte Cervino e Breithorn - Foto di Gian Mario Navillod.
Bec Pio Merlo, Monte Cervino e Breithorn – Foto di Gian Mario Navillod.
Panorama dalla vetta del Bec Pio Merlo - Foto di Gian Mario Navillod.
Panorama dalla vetta del Bec Pio Merlo – Foto di Gian Mario Navillod.

Sull’antecima è stata posta una croce e la cassetta del libro di vetta è fissata alla guglia che forma la cima vera e propria, cinque metri più in alto.

Una corda è stata fissata per agevolare l’ascensione agli alpinisti, il panorama è spettacolare sia dalla cima che dall’antecima ma l’adrenalina che offre la scalata di quella manciata di metri in più è riservata solo a chi è in grado di salire e soprattutto scendere arrampicando.

Una traccia di sentiero sale verso Est in direzione della Motta di Plété, occorre seguirla prima in cresta e poi fra i pascoli dove si vedono le prime stelle alpine.

Particolare del fiore di Leontopodium alpinum (Stella alpina, Edelweiss)  - Foto di Gian Mario Navillod.
Particolare del fiore di Leontopodium alpinum (Stella alpina, Edelweiss) – Foto di Gian Mario Navillod.
Fiori di Leontopodium alpinum (Stella alpina, Edelweiss) - Foto di Gian Mario Navillod.
Fiori di Leontopodium alpinum (Stella alpina, Edelweiss) – Foto di Gian Mario Navillod.

Ben preso si scollina e si entra in un ampio catino dove la prateria alpina la fa da padrona: nessuna strada sterrata, nessuna pista di sci, solo qualche traccia di sentiero appena percettibile.

Sembra che un miracolo abbia preservato questo pezzo di natura selvatica in una valle così intensamente urbanizzata.

Si scende fino in fondo al catino poi si risale sempre in direzione Est fino a trovare i resti del sentiero che piega leggermente a destra in direzione del Colle della Motta di Plété.

Sotto il colle alcuni ometti indicano di lasciare il sentiero, ci si dirige verso la pietraia e un po’ seguendo gli ometti, un po’ il vecchio sentiero che sale nella pietraia si raggiunge il colle.

Depressione nei pascoli ai piedi della Motta di Plété - Foto di Gian Mario Navillod.
Depressione nei pascoli ai piedi della Motta di Plété – Foto di Gian Mario Navillod.
Colle della Motta di Plété Occidentale, sullo sfondo le Cime Bianche  - Foto di Gian Mario Navillod.
Colle della Motta di Plété Occidentale, sullo sfondo le Cime Bianche – Foto di Gian Mario Navillod.

Sul colle si trovano i segnavia 19 e 21 degli itinerari più conosciuti per raggiungere la Motta di Plété Occidentale.

La vista sulla Cime Bianche è suggestiva, in pochi minuti si raggiunge al cima e la piccola casetta abbandonata che può diventare in caso di necessità un ricovero di emergenza.

Sarebbe bello che il proprietario usasse i fondi previsti a questo scopo dall’amministrazione regionale e la trasformasse in un piccolo bivacco.

Si potrebbe così riprendere l’abitudine in voga alla fine del 1800 di dormire in quota per assistere allo spettacolo dell’alba e del tramonto.

Ingresso della casetta sulla Motta di Plété Occidentale - Foto di Gian Mario Navillod.
Ingresso della casetta sulla Motta di Plété Occidentale – Foto di Gian Mario Navillod.
Interno della casetta sulla Motta di Plété Occidentale - Foto di Gian Mario Navillod.
Interno della casetta sulla Motta di Plété Occidentale – Foto di Gian Mario Navillod.

Spettacolo indimenticabile a questa quota, con un panorama a 360 gradi sulle montagne più belle della Valtournenche.

In lontananza scintillano sotto il sole i ghiacciai che fanno da corona al Plateau Rosà. Si vedono piccolissime le stazioni d’arrivo delle funivie italiane e svizzere alla Testa Grigia e al Piccolo Cervino e sopra di esse, bianchissima, la cima del Breithorn Occidentale.

Il Breithorn Occidentale 4165 m è una delle rare ascensioni che si possano fare in giornata, senza particolare allenamento fisico o tecnico, di una cima superiore ai 4000 metri.

Occorre tuttavia essere adeguatamente equipaggiati perché i crepacci che si trovano lungo l’itinerario si salita sono estremamente insidiosi.

Testa Grigia e Breithorn  - Foto di Gian Mario Navillod.
Testa Grigia e Breithorn – Foto di Gian Mario Navillod.
Piccolo Cervino e Breithorn dalla Motta di Plété Occidentale - Foto di Gian Mario Navillod.
Piccolo Cervino e Breithorn dalla Motta di Plété Occidentale – Foto di Gian Mario Navillod.

La neve caduta nasconde progressivamente i bordi dei crepacci e l’incauto alpinista che non fosse convenientemente legato rischierebbe di cadere per decine di metri all’interno del ghiacciaio scomparendo e lasciando solo un buco nella neve apparentemente compatta.

A chi desidera provare l’emozione intensa di questa ascensione non avendo l’esperienza necessaria consiglio di rivolgersi alla più vicina sede del CAI o a una Guida Alpina.

La casetta sulla Motta di Plété Occidentale   - Foto di Gian Mario Navillod.
La casetta sulla Motta di Plété Occidentale – Foto di Gian Mario Navillod.
Alpe Promindoz e Grandes Murailles - Foto di Gian Mario Navillod.
Alpe Promindoz e Grandes Murailles – Foto di Gian Mario Navillod.

È possibile ritornare al Bec Pio Merlo dal colle della Motta di Plété Centrale. Occorre seguire i segnavia 19 e 21 fino al primo impluvio poi salire verso nord e piegare verso ovest fino ad individuare lo scivolo prima detritico e poi erboso che riporta ai pascoli ondulati sotto la Motta.

Dal Bec Pio Merlo consiglio di scendere verso Sud fino all’Alpe Promindoz e proseguire sulla strada sterrata fino ad arrivare all’Ecomuseo del Vertice.

Qui alcuni pannelli illustrano quanto è rimasto delle opere di costruzione e di gestione della centrale idroelettrica di Perrères e del bacino artificiale del Goyet.

Ecomuseo del Vertice sulla Gran Balconata del Cervino - Foto di Gian Mario Navillod.
Ecomuseo del Vertice sulla Gran Balconata del Cervino – Foto di Gian Mario Navillod.
Interno dell'Ecomuseo del Vertice sulla Gran Balconata del Cervino - Foto di Gian Mario Navillod.
Interno dell’Ecomuseo del Vertice sulla Gran Balconata del Cervino – Foto di Gian Mario Navillod.

Si possono vedere i macchinari che traevano il carrello dalla centrale di Perrères al Vertice e la motrice ed i carrelli che percorrevano in piano il Tracciolino, fin sotto la diga del Goyet.

In alto sul pendio della montagna si vede la costruzione dalla quale parte la galleria che porta alla diga.

Seguendo il Tracciolino è possibile visitare l’oratorio di Notre Dame de la Garde dove San Giovanni Paolo II si fermò a meditare il 19 luglio 2000.

Curiosità.

Oratorio di Notre Dame de la Garde - Foto di Gian Mario Navillod.
Oratorio di Notre Dame de la Garde – Foto di Gian Mario Navillod.
I resti del vecchio frantoio e il Tracciolino sotto il Bec Pio Merlo - Foto di Gian Mario Navillod.
I resti del vecchio frantoio e il Tracciolino sotto il Bec Pio Merlo – Foto di Gian Mario Navillod.

Nel 1868 Georges Carrel scriveva della Motta di Plété: “È un magnifico promontorio di 2866 metri di altezza, posto a Nord in cima ai pascoli di Cleva-Greusa e della Manda. Vi si arriva facilmente in 4 ore. Con qualche sistemazione al sentiero i muli potrebbero salire fino alla cima. È veramente una bella passeggiata
per le signore. Le guide che posseggono dei muli potrebbero, con poca spesa,
costruire un facile sentiero sul lato Nord-Ovest per poter andare a pernottare all’Hôtel du Giomein. La discesa si farebbe in due ore passando per il Goillet e la Barma, oppure scendendo da Versec e Champlong.”

Bibliografia.

Zavatta Luca, Le Valli del Cervino, Rimini 2005, ISBN 88-901937-1-9, pagg. 44 e 97

TESTO DEL 30.08.2014