Ru Collet

Sterrata d'accesso al Ru Collet/Nicollet di Gignod - Foto di Gian Mario Navillod.
Sterrata d’accesso al Ru Collet/Nicollet di Gignod – Foto di Gian Mario Navillod.

Il Ru Collet/Nicollet deriva le acque del Torrente d’Ars a pochi minuti dall’alpeggio che da il nome al torrente e le scarica nel torrente Val Buthier sotto il Rifugio Chaligne. La sterrata di accesso al rifugio sale con pendenza costante ed è molto panoramica, il sentiero ben segnalato permette di abbreviare il percorso tagliando qualche curva.

Accesso

Dall’uscita autostradale di Aosta Est seguire le indicazione per il traforo del Gran San Bernardo. Dopo il villaggio La Condeminaz girare a sinistra seguendo le indicazioni per il Rifugio Chaligne e proseguire fino al parcheggio dove finisce la strada asfaltata.
Click o tap qui per arrivare con Google Maps

Lunghezza itinerario:  7.5 km
Quota parcheggio:  1524 m
Quota presa 1952 m
Click o tap qui per la traccia GPX
Dislivello:  400 m circa
In bici: consigliato
Click o tap qui per la mappa

Paratoie metalliche del Ru Collet/Nicollet di Gignod - Foto di Gian Mario Navillod.
Paratoie metalliche del Ru Collet/Nicollet di Gignod – Foto di Gian Mario Navillod.

Descrizione.

Seguendo le indicazioni per il Rifugio Chaligne ci si avvia lungo la sterrata che sale con pendenza costante con il Monte Emilius davanti agli occhi; sotto la punta si vede in lontananza quanto resta del ghiacciaio di Arpisson, l’ultimo ghiacciaio visto dal celebre scienziato Horace-Bénédict de Saussure nel suo viaggio tra Aosta e Ivrea. A sinistra si vede la Becca di Viou, illuminata ogni 29 giugno dal tradizionale falò di San Pietro, ancora  sinistra, in fondo alla Valpelline la Dent d’Hérens domina il ghiacciaio delle Grandes-Murailles. Si gira attorno all’Alpe Rocaille, una bel fabbricato dai muri in pietra ristrutturato con cura, alle sue spalle si trova una vasca di stoccaggio dell’acqua che riflette il cielo azzurro dell’alta montagna.

Sentiero e sterrata d'accesso al Ru Collet/Nicollet di Gignod - Foto di Gian Mario Navillod.
Sentiero e sterrata d’accesso al Ru Collet/Nicollet di Gignod – Foto di Gian Mario Navillod.

Al bivio successivo se si prende a destra dopo pochi minuti la sterrata si restringe fino a diventare un largo sentiero che taglia in mezzo al bosco odoroso di resina attraversando più volte la pista d’accesso al Rifugio Chaligne. Proseguendo sulla sinistra si allunga un poco la distanza ma si diminuisce la pendenza.

Si esce dal bosco in vista del rifugio, la pista del Ru Collet/Nicollet completamente coperta d’erba scende sulla sinistra fino al punto di distribuzione coperto da una griglia metallica. Per raggiungere la presa del ru occorre rientrare nella foresta e proseguire lungo la sterrata. Si incontra un primo alpeggio con vista sul Valpelline e poi l’Alpe Collet/Nicollet che ha dato il nome al ru proprio di fronte al Vallone del Menouve deve a metà del 1800 iniziarono i lavori mai portati a termine per un traforo di collegamento tra Italia e Svizzera. Più di cento anni dopo, nel 1964 a pochi chilometri di distanza venne inaugurato il traforo del Gran San Bernardo.

Alpe Ars di Gignod - Foto di Gian Mario Navillod.
Alpe Ars di Gignod – Foto di Gian Mario Navillod.

La pista con una larga curva a sinistra entra nel Vallone d’Ars, la Comba d’Ars. Si passa ai piedi di una lunga parete rocciosa dalla quale ogni tanto si stacca qualche sasso poi all’uscita del bosco la vista si apre sull’Alpe d’Ars costruita a quasi 2000 metri di quota. Questo alpeggio in autunno è circondato da colori suggestivi: il  rosso intenso dei mirtilli dopo i primi geli, il giallo degli aghi dei larici che poco dopo cadranno a terra, il colore scuro delle rocce che si stagliano contro l’azzurro del cielo.

L'éterpa, un attrezzo nato da uno strano incrocio tra un'accetta e una zappa inventato per la manutenzione dei ru - Foto di Gian Mario Navillod.
L’éterpa, un attrezzo nato da uno strano incrocio tra un’accetta e una zappa inventato per la manutenzione dei ru – Foto di Gian Mario Navillod.

Sotto la sterrata si vede la struttura allungata in cemento dalla quale parte la tubazione in pressione. A fianco è posata l’éterpa l’attrezzo usato un tempo per la manutenzione dei ru: con la parte a forma d’accetta si tagliavano le zolle che crescevano sui bordi del ruscello, con quella a forma di zappa si toglievano dal fondo i detriti e le foglie che si usavano per rinforzare l’argine a valle.

Ru Collet/Nicollet di Gignod vicino all'opera di presa - Foto di Gian Mario Navillod.
Ru Collet/Nicollet di Gignod vicino all’opera di presa – Foto di Gian Mario Navillod.

L’attrezzo serve a pulire le poche decine di metri che le acque del Ru Collet/Nicollet percorrono ancora a cielo aperto prima di scomparire sotto terra per irrigare i pascoli di Gignod o a rifare le canalette scavate nei pascoli dell’alpeggio per la fertirrigazione.

Breve tratto a cielo aperto del Ru Collet/Nicollet di Gignod - Foto di Gian Mario Navillod.
Breve tratto a cielo aperto del Ru Collet/Nicollet di Gignod – Foto di Gian Mario Navillod.

Curiosità

Alcuni tratti del Ru Collet/Nicollet scorreva già in tubi di Eternit nel 1950. Nella deliberazione del Consiglio Regionale che autorizzava la concessione di un ulteriore contributo per la prosecuzione dei lavori risulta che nei primi tre chilometri in alveo naturale il ru perdeva  circa la metà dei 150 litri al secondo derivati dal Torrente d’Ars e che le sue acque arrivavano fino al villaggio di Planet di Gignod1.

  1. Oggetto del Consiglio Regionale n. 156 del 20 dicembre 1950, versione digitale disponibile qui[]