La cappella di Saint-Evence con le ciaspole

Panorama invernale da Saint Evence – Foto di Gian Mario Navillod.
Panorama invernale da Saint Evence – Foto di Gian Mario Navillod.
DIFFICOLTÀ: T (hiking)
2h00 – Partenza 1664 m ↑230 m 1h00 Quota Max 1674 m ↓230 m 1h00
PERICOLI: caduta. PASSEGGIATE ACCOMPAGNATE A PARTIRE DA 12 EURO.

Presentazione

La passeggiata da Saint-Pantaléon a Saint-Evence è una delle escursioni più facili che si possano fare in Valtournenche.

Si cammina su di un sentiero largo, senza eccessivi dislivelli, quasi sempre nell’ombra confortevole e profumata delle conifere, in un bosco silenzioso che si apre a tratti per offrire scorci suggestivi sulla Valtournenche e sulla Valle della Dora Baltea.

E naufragar m'è dolce in questo mare - Tramonto dal Belvedere di Saint-Evence - Foto di Gian Mario Navillod.
E naufragar m’è dolce in questo mare – Tramonto dal Belvedere di Saint-Evence – Foto di Gian Mario Navillod.

Da quando è stato ristrutturato l’alpeggio di Lavesé trasformandolo in un ostello con cucina un motivo in più si aggiunge per salire a Saint-Evence: si mangia bene e ad un prezzo ragionevole in una radura incantevole proprio sotto l’eremo.

Il sentiero non attraversa valanghe censite nel catasto regionale. Ciò riduce di molto ma non esclude il pericolo di valanghe durante le passeggiate invernali.

Il Grande Labirinto di Lavesé dalla Palestra di roccia di Lavesé - Foto di Gian Mario Navillod.
Il Grande Labirinto di Lavesé dalla Palestra di roccia di Lavesé – Foto di Gian Mario Navillod.

Descrizione

Dal piccolo parcheggio a monte della cappella di Saint Pantaléon  si scende seguendo l’asfalto per poche decine di metri fino a trovare la sterrata che porta alla cappella.

Il sentiero per Saint Evence parte alle spalle dell’edificio: è ampio, non è mai ripido e porta dolcemente al belvedere.

A poche decine di metri dalla partenza di apre sulla sinstra uno splendido scorcio sul Cervino, si incontra poi il bivio per Sez Creuvo, (il sasso cavo), la panca del belvedere che è circa a metà strada e l’inizio del sentiero per Praz de Tard che da anni è interrotto dagli alberi caduti.

Chi desidera vistare l’ostello di Lavesé deve aggiungere circa 150 metri di dislivello in discesa e poi 150 in salita, circa tre quarti d’ora in più di piacevole passeggiata.

Radura e Ostello di Lavesé, il primo piano il disegnatore del Grande Labirinto di Lavesé - Foto di Gian Mario Navillod.
Radura e Ostello di Lavesé, il primo piano il disegnatore del Grande Labirinto di Lavesé – Foto di Gian Mario Navillod.

Curiosità

Si vede ancora sul bordo della voragine che domina la Valtournenche una buchino nella roccia scavato miracolosamente dal bastone di San Giuliano mentre lottava contro i demoni o, dicono altri, contro dei pastori che volevano gettarlo nel vuoto.

La storia

Sylvain Vesan scrisse che nel 1184 le canonichesse di Sant’Agostino provenienti da Loèche in Vallese, circa 50 km a Nord del Cervino, trovarono asilo prima ad Antey e poi a Saint-Evence dove  era già presente una cappella dipendente dai canonici di Sant’Orso ad Aosta.

Si fermarono a Saint-Evence per più di 30 anni vivendo dei lavoro dei campi e delle elemosine, poi si trasferirono ad Aosta.

Nel 1508 si ottenne da Roma una indulgenza di 100 giorni in favore di per chi si fosse adoperato per la ricostruzione della cappella.

Nel 1725 l’edificio fu ancora oggetto di lavori. L’ultima ricostruzione risale al 1853/54, la cappella venne inaugurata dal vescovo alla presenza di più di 2000 persone.

Negli anni di siccità erano frequenti le processione da Antey Torgnon e Verrayes.

Sylvain Vesan, Alma Perrin, Walter Garin, Torgnon recherches historiques, Imprimerie Valdotaine, Aoste 1993, pag. 77

Entrata dell'Ostello di Lavesé in inverno - Foto di Gian Mario Navillod.
Entrata dell’Ostello di Lavesé in inverno – Foto di Gian Mario Navillod.

Le leggende

Vi sono due leggende legate a Sant’Evanzio la prima parla di Sant’Evanzio, San Pantaleone e San Giuliano, tre santi eremiti poverissimi che vivevano di carità e possedevano solo un cucchiaio in tre.  All’ora di pranzo dopo essere servito a San Pantaleone il cucchiaio volava miracolosamente da Sant’Evanzio, poi da questi a San Giuliano per poi tornare a San Pantaleone.

La seconda racconta dell’opera di evangelizzazione di Sant’Evanzio che si trovò a lottare contro i pagani che cercavano di lapidarlo. Il santo infisse il bordone nella roccia e miracolosamente i sassi deviarono dalla traiettoria. Tratto il bastone, dal buco sgorgò dell’acqua con la quale furono battezzati i presenti convertiti dal miracolo.

Il santo divenne eremita su questa altura e suo fratello Giuliano sull’altura che si vede alle spalle dal castello di Fenis. Erano poverissimi e condividevano un’unica scure ed un’unica sega che un angelo portava dall’uno all’altro affinché potessero costruirsi un riparo.

Mario Polia, Vòtornéntse profilo di una cultura alpina, Musumeci editore, Quart 2007, ISBN 978-88-7032-800-4, pag. 264

Pagina del 16.03.2014 ultimo aggiornamento 23.01.2022