Primo incontro OSM Valle d’Aosta

Ci troviamo qui grazie ad una proposta di Ubaldo Pieiller e alla disponibilità di Marco Brancolini coordinatore OSM per il Piemonte. Un grande amico della Valle d’Aosta e dell’autonomia Marco Brancolini, per me è un po’ l’Émile Chanoux dei cartografi.

Ci punzecchiamo sovente perché io sento più vicino il pensiero di Federico Chabod, lo storico di livello internazionale che con il generale Chatrian ha traghettato la Valle d’Aosta dal fascismo all’autonomia.

Gli ho promesso di essere brevissimo perché non vedo l’ora di ascoltare il suo intervento. Cercherò di  condividere con voi qualche trucco che ho imparato disegnando strada agricole quando ero un giovane geometra, progettando sentieri per la Comunità Montana e  accompagnando i turisti sui sentieri della Valle d’Aosta.

L’autonomia

Divieto di transito ai sensi della legge regionale 17/85 (Valle d'Aosta) - Foto di Gian Mario Navillod.
Divieto di transito ai sensi della legge regionale 17/85 (Valle d’Aosta) – Foto di Gian Mario Navillod.

Uno dei frutti dell’autonomia è questo: il cartello divieto di transito con le eccezioni previste dalla legge regionale 17/85.

Dopo questo cartello in Valle d’Aosta si mappa la strada come track per due motivi:

  1. per segnalare ai turisti che NON sono strade generalmente percorribili dalle loro auto (si mappa per chi non conosce il territorio);
  2. sono strade costruite e/o manutenute con fondi destinati all’agricoltura.

Un po’ di storia

Nel corso degli anni la regione tramite finanziamenti ai comuni e ai consorzi di miglioramento fondiario ha sviluppato una rete di strade agricole e forestali che hanno coperto tutto il territorio regionale raggiungendo la maggior parte degli alpeggi. Un paio le ho disegnate io quando facevo il geometra.

Erano pensate per rendere più confortevole la vita degli alpigiani, per dare del lavoro alle imprese edili e per aiutare le mucche a produrre più latte 1.

Quando sono cominciati i primi ingorghi provocati dai turisti che salivano in auto per fare il pic-nic in alta montagna la regione ci ha messo una pezza, la legge regionale 17 del 1985, che generalmente impedisce ai turisti di percorrere le strada agricole con mezzi a motore.

Generalmente.

Generalmente è un avverbio che piace molto ai britannici, aiuta a fare cartografia e suona strano alle orecchie italiane. Le nostre orecchie sono più abituate a domande tipiche della burocrazia “e se per assurdo succedesse che?“. La risposta a questa domanda sono leggi e regolamenti che servono a normare cose che “potrebbero avvenire” ma non accadono quasi mai. Unica certezza i costi degli apparati burocratici e i problemi che provocano agli imprenditori onesti.

Applicazione pratica dell’avverbio generalmente

Vi faccio un esempio cartografico che potete incontrate nel nostro territorio: quando vengono intubati i ru, i piccoli canali irrigui valdostani, generalmente si utilizza uno scavatore che dopo aver interrato i tubi  lascia un pista agricola/forestale (quasi sempre highway=track, tracktype=grade3).

In rare occasioni queste track con il passare del tempo sono abbandonate al loro destino, la vegetazione le invade, qualche frana può interromperle in più punti. Per un britannico è chiaro che una track da qualche anno interrotta da una frana si mappa come path (sempre che ci si passi a piedi o in bici) anche se in origine ci passava un mezzo a quattro ruote ed è larga 2 metri.

Un mappatore NON britannico potrebbe pensare: “E se per assurdo domani rimuovessero la frana? E se un’auto venisse trasportata dall’elicottero dopo la frana, percorresse i 200 m di track e poi l’elicottero la riprendesse per riportarla dall’altra parte della frana?” Dubbi legittimi ma scarsamente utili per il disegno cartografico. Consiglio l’approccio britannico, se ho dei dubbi mi chiedo: “di solito cosa succede?”  e mappo di conseguenza.

Cosa indica tracktype

Il tag tracktype misura la stabilità della superficie stradale (tracktype) si potrebbe sostenere che in pianura risponde alla domanda “Quanto è alto il rischio di rimanere impantanati?

Nessun dubbio se la strada è pavimentata: asfalto (surface=asphalt), cemento, pavé (surface=cobblestone): si inserisce tracktype=grade1.

Per gli altri gradi di stabilità della superficie uso un piccolo trucco: immagino di dover far arrivare qualcuno con un veicolo e inserisco:

  • tracktype=grade2 se può arrivare con l’ammiraglia di casa guidando piano;
  • tracktype=grade3 se deve arrivare con l’utilitaria di casa, magari già un po’ toccata,  guidando molto piano;
  • tracktype=grade4 se deve prendere il fuoristrada ed usare le ridotte;
  • tracktype=grade5 se le buche sono così profonde, il terreno così infido o ripido o sassoso che ci si arriva solo con un trattore.

I sentieri

In fondo ad una track generalmente parte sempre un sentiero. Cos’è un sentiero? E’ un posto dove si vede che è passato qualcuno e dove NON può passare un mezzo a quattro ruote. Il tag da usare è highway=path.

Importante: in OSM si inseriscono tutti i sentieri, anche quelli che NON hanno i bollini.

  • Storicamente ogni singolo appezzamento coltivato in Valle d’Aosta era accessibile a piedi o a dorso di mulo. La rete di sentieri era di conseguenza fittissima.
  • Solo alcuni sentieri fanno parte di “itinerari escursionistici” e sono di conseguenza segnalati e manutenuti. OSM permette di mappare anche gli altri.
  • Attenzione a non confondere un “itinerario escursionistico” che si mappa tramite una relazione con il sentiero che si mappa utilizzando i tag sac_scale e trail_visibility.

Su di un sentiero possono passare più itinerari ma i dati da riportare sulla mappa sono quelli che riguardano il sentiero inteso come porzione di superficie terrestre omogenea; unendo i tratti di sentiero non omogenei con le relazioni si costruiscono gli “itinerari escursionistici”, quelli che in valle d’Aosta sono numerati con i bollini gialli e che possono unire sia tratti di sentiero che tratti di strada, fino ad arrivare al grado massimo di complessità del Tor des Geants che unisce le due alte vie valdostane che uniscono a loro volta tratti di sentiero e tratti di strada.

Attenzione all’uso di due tag importanti per descrivere il sentiero.

sac_scale

Descrive la pericolosità del sentiero secondo lo standard del Club Alpino Svizzero

sac_scale=hiking se il sentiero è poco ripido e non ci sono pericoli di cadute (generalmente T per il CAI);

sac_scale=mountain_hiking se il sentiero presenta tratti ripidi o ci sono pericoli di caduta (generalmente E per il CAI – rappresenta la stragrande maggioranza dei sentieri in Valle d’Aosta);

sac_scale=demanding_mountain_hiking il sentiero presenta tratti dove si tende a poggiare le mani per mantenere l’equilibrio (generalmente EE per il CAI – di solito si tratta di pietraie);

sac_scale=alpine_hiking il sentiero presenta tratti dove si usano le mani per progredire (generalmente EEA per il CAI – sono tracciati alpinistici, rari in Valle d’Aosta).

Aumentare il sac_scale per prudenza è molto pericoloso.

Immaginate di essere un escursionista senza esperienza che percorre un sentiero sac_scale=mountain_hiking  che un volontario OSM  ha mappato sac_scale=alpine_hiking “per prudenza“.

L’escursionista debuttante sarà fiero di aver superato tale difficoltà senza sforzo e si sentirà pronto ad affrontare il Cervino. Al ritorno è possibile che qualcuno debba dare delle spiegazioni.

trail_visibility

Questo tag riguarda la visibilità del sentiero NON il numero o la frequenza di segnavia.

  • trail_visibility=excellent se il sentiero si vede (la stragrande maggioranza dei sentieri valdostani è da mappare così);
  • trail_visibility=good se il sentiero NON si vede ma devo cercare con gli occhi il segnavia che mi dice dove devo andare (generalmente prati dove la traccia si perde e bisogna cercare i bollini gialli);
  • trail_visibility=intermediate se il sentiero NON si vede e a tratti neppure il segnavia successivo (generalmente pietraie dove i segnavia sono cancellati da frane o valanghe).

Una mappa delle mappe che visualizzano trail_visibility è questa l’ha disegnata Sylvain Letuffe. Grazie Sylvain!

Gestione degli errori.

Per 17 anni mi sono occupato di controllo di qualità, non è un bel mestiere ma qualcuno lo deve fare perché tutti sbagliamo. Anche i più bravi. Correggere un proprio errore è una delle cose più sgradevoli che ci tocchi fare, solo due cose ci costano più fatica e ci indispongono di più:

  1. dover correggere un errore perché ripresi in pubblico;
  2. dover rifare il proprio lavoro a causa di un errore altrui.

Un esempio classico.

Ho mappato una strada con sopralluogo,  rilievo GPS, usando le foto meglio georeferenziate del PCN e un australiano debuttante cancella il mio lavoro perché ha ricalcato le foto di Bing traslando tutto rispetto alla realtà di qualche metro. Click qui per un esempio di georeferenziazione.

Una buona pratica.

Prima di correggere l’errore è bene chiedere spiegazioni al mappatore: “Scusa se ti disturbo,  volevo capire perché sul sentiero in oggetto hai inserito il tag foot=permissive” risposta “Grazie per la segnalazione dell’errore. Correggo subito!

Ho scritto all’australiano.

Se mi spieghi dove sbaglio prima di correggere posso farlo io stesso e ti evito del lavoro, se non troviamo una linea comune possiamo chiedere alla lista italiana, ma se mi metto a correggere i tuoi tag perché la penso diversamente da te scommetto che non ti fa piacere … se credi ne possiamo parlare in skype o di persona davanti ad una birra.

 

 

 

 

 

 

  1. http://www.consiglio.regione.vda.it/app/oggettidelconsiglio/dettaglio?pk_documento=21491&versione=R[]