Archivi categoria: Ru e opere idrauliche

Le scuole di villaggio d’antan

Vista dall'alto del villaggio dei Salassi di La Magdeleine – Foto di Gian Mario Navillod.
Vista dall’alto del villaggio dei Salassi di La Magdeleine – Foto di Gian Mario Navillod.

Circa un secolo fa l’Abbé Trèves chiedeva il mantenimento delle piccole scuole di villaggio per accogliere i giovani dai 4 ai 17 anni portando ad esempio la scuola di Chessan/Cheissan di Emarèse(1)Dal villaggio di Chessan/Cheissan si raggiunge il capoluogo di Emarèse percorrendo a piedi 1 km con 200 m di dislivello; la chiesa parrocchiale dista a piedi da Chessan/Cheissan  circa 1,5 km..

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L’Abbé Trèves e le acque

Ru Mezein di Saint-Marcel - foto di Gian Mario Navillod.
Ru Mezein di Saint-Marcel – foto di Gian Mario Navillod.

Scriveva l’Abbé Trèves nel 1916 “La storia dei nostri ru valdostani è ancora, purtroppo! una campo del tutto vergine e inesplorato … Titoli in mano, fornirebbe ai nostri comuni valdostani i mezzi giuridici per difendere i loro sacri diritti inalienabili su tutto questo magnifico patrimonio di acque pubbliche acquistate un tempo dai nostri padri e da loro pagate con bel denaro sonante, che un governo rapace cerca di sottrarci … E insegnerebbe loro a imporre a tutte queste società nuove e straniere, accaparratrici delle nostre acque, il rispetto del diritto di irrigazione così antico e basilare per le nostre terre e la giustizia elementare di lasciare – anch’esse in denaro sonante – una forte canone annuale di risarcimento verso le popolazioni che esse spogliano. La Divina provvidenza, attraverso tante e così magnifiche cascate sparpagliate dalla cima al fondo della valle, utilizzabili per produrre energia elettrica e trasformabili in petrolio bianco, ha dotato la nostra cara patria valdostana di una immensa ricchezza di cui cominciamo un po’ tardi a scoprire l’esistenza e intuirne l’estensione. Perché ci lasceremmo sottrarre impunemente questo patrimonio così preziose senza che ne rimanga nulla o quasi per il progresso morale ed economico del paese? Quando, difeso con energia, potrebbe servirci così bene per dei lavori di viabilità, di rimboschimento, di arginatura e per il finanziamento di un sacco di opere sociali e per il popolo, quali l’istruzione post-scolare, le scuole d’agricoltura, per l’emigrazione, della buona casalinga, di arti e mestieri così richieste dalle necessità del tempo.(1)Treves Joseph, L’ancien rû d’Emarèse, Aoste, 1916, Ed. Marguerettaz, pag, 14 versione digitale disponibile qui: http://cordela.regione.vda.it/pubblicazioni/Libri/L%27ancien%20ru%20d%27%20Emar%c3%a8se%20%20-%20Abb%c3%a9%20Joseph%20Tr%c3%a8ves%20%20-%201916/index.html?p=18&z=1

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Il Ru de Vens

Opera di presa del Ru de Vens - Foto di Gian Mario Navillod.
Opera di presa del Ru de Vens – Foto di Gian Mario Navillod.

Vens è un villaggio sulla collina di Saint-Nicolas, ci si arriva in percorrendo una strada asfaltata che finisce poco oltre il villaggio. È un luogo di pace che merita di essere visitato almeno una volta nella vita, lontano dai rumori del traffico che scorre a fondovalle e di fronte alla Grivola, una montagna alta 3969,  che per soli 31 metri non rientra nell’elenco dei 4000 delle Alpi. A fianco della chiesetta un piccolo bar-ristorante di paese resiste coraggiosamente allo spopolamento della montagna, vi si trova dell’ottimo Majolet, un vitigno locale che il Feudo di San Maurizio coltiva vicino al castello di Sarre. Continua la lettura di Il Ru de Vens

Ru des Rey

Tubo in cemento amianto del Ru des Rey di Torgnon - foto di Gian Mario Navillod.
Tubo in cemento amianto del Ru des Rey di Torgnon – foto di Gian Mario Navillod.

Il Ru des Rey di Torgnon scorre completamente intubato dalla presa  sotto l’Alpe Chavacour all’Alpe Comianaz. Nella parte centrale scorre a fianco di una strada sterrata di servizio agli alpeggi ed è possibile percorrerlo in bici. L’inizio e la fine del ru invece sono riservati agli escursionisti esperti: erba alta e tratti paludosi richiedono un ottimo senso dell’orientamento ed un buon senso dell’equilibrio.

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Ru Boverod

Sito di Importanza Comunitaria di Loditor a Torgnon - Foto di Gian Mario Navillod.
Sito di Importanza Comunitaria di Loditor a Torgnon – Foto di Gian Mario Navillod.

Il 13 giugno 1356 Pietro di Cly infeudò agli abitanti di Verrayes e Saint-Denis un ru che derivava le acque di Loditor: “confecit quendam rivum moventem da Ponteilla de Lodetor“.  Il canonico Vesan(1)Sylvain Vesan, Alma Perrin, Walter Garin Torgnon recherches historiques, Imprimerie Valdotaine, Aoste 1993, pag. 114 ritiene  che la sua costruzione risalga al 1330.

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Ru de Montarverin

Pila del Ru de Montarverin e gommone da rafting - foto di Gian Mario Navillod.
Pila del Ru de Montarverin e gommone da rafting – foto di Gian Mario Navillod.

Il Ru de Montarverin è l’unico canale irriguo della Valle d’Aosta che attraversava la Dora Baltea in epoca medievale.  La struttura in legno che poggiava su grandi pilastri in muratura costruiti ai lati della gola scavata dal fiume, il Chinaley, è stata sostituita da un tubo in ferro sospeso a cavi d’acciaio. Ai suoi piedi un ponte in calcestruzzo attraversa l’orrido e i gommoni del rafting passano rapidi sotto i pilastri medievali.

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Ru de Saint-Pierre et Villeneuve 1

Sifone del Ru de Saint-Pierre et Villeneuve e tetto del bunker sud - foto di Gian Mario Navillod.
Sifone del Ru de Saint-Pierre et Villeneuve e tetto del bunker sud – foto di Gian Mario Navillod.

Il Ru de Saint-Pierre et Villeneuve attraversa la Dora Baltea in un sifone che passa tra le fortificazioni del Vallo Alpino volute da Mussolini e la torre di Châtel-Argent  del 1275(1)Gabriele Sartorio, Antonio Sergi, Mauro Cortelazzo, Il cantiere duecentesco di Châtel-Argent a Villeneuve: una fornace per un castello, BUVA n. 6, Aosta, 2010 – versione digitale disponibile qui. Il ripido sentiero che collega il borgo di Villeneuve alla torre medievale passa sotto il sifone e davanti alle fortificazioni. Un’ottima scusa per visitare due fortezze e un pezzo di ru.

Accesso

Dall’uscita autostradale di Aosta Ovest seguire le indicazioni per Courmayeur. Alla rotonda di Villeneuve prendere la seconda uscita, attraversare la Dora Baltea a girare a destra. Lasciare l’auto nel parcheggio all’inizio del centro abitato.
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Lunghezza itinerario: 1.5 km
Quota partenza: 660 m circa
Quota arrivo: 780 m circa
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Dislivello: 120 m circa
In bici: sconsigliato.
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La meridiana di Villeneuve - foto di Gian Mario Navillod.
La meridiana di Villeneuve – foto di Gian Mario Navillod.

Descrizione

Dopo aver lasciato l’auto all’inizio del borgo si percorre la via principale, sulle case strette le une alle altre si vedono alcuni architravi in pietra lavorata vecchi di secoli. Nella piazza davanti alla parrocchiale una grande meridiana datata 1875 ricorda che le temps presse, faisons le bien il tempo stringe, facciamo del bene.

La meridiana di Villeneuve - foto di Gian Mario Navillod.
Vigili del fuoco di Villeneuve – foto di Gian Mario Navillod.

Un altro simpatico affresco si trova sul lato destro della chiesa, vicino alla fontana, ricorda che era vietato il parcheggio dove dovevano transitare i mezzi dei vigili del fuoco.

Torre di Châtel-Argent del 1275 (Maître Jacques de Saint-Georges - Master James of Saint George) - foto di Gian Mario Navillod.
Torre di Châtel-Argent del 1275 (Maître Jacques de Saint-Georges – Master James of Saint George) – foto di Gian Mario Navillod.

Si prosegue sul viottolo che sale tra le case in direzione del castello. Sopra i primi tetti si passa davanti della prima delle tre fortezze volute da Mussolini che è chiusa al pubblico. Si superano le reti paramassi che proteggono l’abitato  e raggiunta la strada interpoderale si gira a sinistra in direzione del castello. Un bel sentiero panoramico conduce ai piedi del torrione opera dell’architetto medievale Jacques de Saint-Georges che divenne famoso in Inghilterra grazie ai castelli costruiti per Edoardo I ora iscritti nel patrimonio mondiale dell’UNESCO.

Nell’ampia corte sotto la torre sbocciano una sacco di fiordalisi e fruttificano i mandorli. Le feritoie dell’abside della cappella inquadrano perfettamente i castelli di Saint-Pierre e di Aymavilles, la parte inferiore della porta di ingresso è stata sfondata dai vandali.

Opera del caposaldo di Villeneuve (Villanova Baltea) vista dal Ru de Saint-Pierre 1 - foto di Gian Mario Navillod.
Opera del caposaldo di Villeneuve (Villanova Baltea) vista dal Ru de Saint-Pierre 1 – foto di Gian Mario Navillod.

Si scende verso Villeneuve, l’ampio sentiero passa più volte sotto il sifone e conduce proprio all’ingresso del secondo bunker, la porta in legno è coperta da una rete metallica intonacata e dipinta che da lontano la rende indistinguibile dalla rocce circostanti. Sull’altro lato della valle si vede un terzo bunker.

Percorrendo una stretta viuzza del del borgo si torna sulla strada principale dalla quale si raggiunge in breve il parcheggio.

Opera del caposaldo di Villeneuve (Villanova Baltea) lungo il Ru de Saint-Pierre 1 - foto di Gian Mario Navillod.
Opera del caposaldo di Villeneuve (Villanova Baltea) lungo il Ru de Saint-Pierre 1 – foto di Gian Mario Navillod.

Il caposaldo di Villeneuve (Villanova Baltea)

Il caposaldo di Villeneuve  (Villanova Baltea) comprendeva le postazioni 202, 203, 204, 204 bis(2)Marco Boglione, Atti del convegno Tra baita e bunker del 14 dicembre 2007, Fondation Emile Chanoux, Aosta, 2009, ISBN 978-88-86523-77-6 pag. 49 – versione digitale disponibile qui ed era l’ultimo sito fortificato che un attacco proveniente dalla Francia avrebbe dovuto superare prima di dilagare nella  Pianura Padana. Lo precedevano le fortificazioni del Piccolo San Bernardo, quelle di Pré-Saint-Didier e quelle di Runaz.

La prima postazione che si incontra alle spalle della chiesa non è accessibile, era progettata per due armi, è collegata alla rete elettrica, la porta in metallo è chiusa da un lucchetto.

Ingresso dell'opera del caposaldo di Villeneuve (Villanova Baltea) lungo il Ru de Saint-Pierre 1 - foto di Gian Mario Navillod.
Ingresso dell’opera del caposaldo di Villeneuve (Villanova Baltea) lungo il Ru de Saint-Pierre 1 – foto di Gian Mario Navillod.

La seconda postazione è accessibile, la porta in legno che ho trovato solamente accostata è rivestita internamente da una lamiera metallica spessa un paio di millimetri.

Opera del caposaldo di Villeneuve (Villanova Baltea) vista dall'apertura per l'apparecchio fotofonico - foto di Gian Mario Navillod.
Opera del caposaldo di Villeneuve (Villanova Baltea) vista dall’apertura per l’apparecchio fotofonico – foto di Gian Mario Navillod.

Subito sulla destra si incontra l’apertura predisposta per l’apparecchio fotofonico diretta verso l’opera nord costruita sull’altro lato della valle e dotata di quattro armi.

Più avanti nel corridoio si accede alla prima camera di tiro, subito dopo alcuni gradini danno accesso alla seconda camera di tiro dove la luce della feritoia è stata ridotta a circa 20*20 cm con un piastra metallica di forte spessore.

Particolare della porta d'ingresso dell'opera del caposaldo di Villeneuve (Villanova Baltea) lungo il Ru de Saint-Pierre 1 - foto di Gian Mario Navillod.
Particolare della porta d’ingresso dell’opera del caposaldo di Villeneuve (Villanova Baltea) lungo il Ru de Saint-Pierre 1 – foto di Gian Mario Navillod.

La porta d’ingresso e alcune parti della muratura erano ricoperte da una rete metallica fine modellata ad imitazione di una parete rocciosa, ricoperta di intonaco e dipinta del colore delle rocce circostanti.

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