Circa un secolo fa l’Abbé Trèves chiedeva il mantenimento delle piccole scuole di villaggio per accogliere i giovani dai 4 ai 17 anni portando ad esempio la scuola di Chessan/Cheissan di Emarèse(1)Dal villaggio di Chessan/Cheissan si raggiunge il capoluogo di Emarèse percorrendo a piedi 1 km con 200 m di dislivello; la chiesa parrocchiale dista a piedi da Chessan/Cheissan circa 1,5 km..
Dal villaggio di Chessan/Cheissan si raggiunge il capoluogo di Emarèse percorrendo a piedi 1 km con 200 m di dislivello; la chiesa parrocchiale dista a piedi da Chessan/Cheissan circa 1,5 km.
Scriveva l’Abbé Trèves nel 1916 “La storia dei nostri ru valdostani è ancora, purtroppo! una campo del tutto vergine e inesplorato … Titoli in mano, fornirebbe ai nostri comuni valdostani i mezzi giuridici per difendere i loro sacri diritti inalienabili su tutto questo magnifico patrimonio di acque pubbliche acquistate un tempo dai nostri padri e da loro pagate con bel denaro sonante, che un governo rapace cerca di sottrarci … E insegnerebbe loro a imporre a tutte queste società nuove e straniere, accaparratrici delle nostre acque, il rispetto del diritto di irrigazione così antico e basilare per le nostre terre e la giustizia elementare di lasciare – anch’esse in denaro sonante – una forte canone annuale di risarcimento verso le popolazioni che esse spogliano. La Divina provvidenza, attraverso tante e così magnifiche cascate sparpagliate dalla cima al fondo della valle, utilizzabili per produrre energia elettrica e trasformabili in petrolio bianco, ha dotato la nostra cara patria valdostana di una immensa ricchezza di cui cominciamo un po’ tardi a scoprire l’esistenza e intuirne l’estensione. Perché ci lasceremmo sottrarre impunemente questo patrimonio così preziose senza che ne rimanga nulla o quasi per il progresso morale ed economico del paese? Quando, difeso con energia, potrebbe servirci così bene per dei lavori di viabilità, di rimboschimento, di arginatura e per il finanziamento di un sacco di opere sociali e per il popolo, quali l’istruzione post-scolare, le scuole d’agricoltura, per l’emigrazione, della buona casalinga, di arti e mestieri così richieste dalle necessità del tempo.” (1)Treves Joseph, L’ancien rû d’Emarèse, Aoste, 1916, Ed. Marguerettaz, pag, 14 versione digitale disponibile qui: http://cordela.regione.vda.it/pubblicazioni/Libri/L%27ancien%20ru%20d%27%20Emar%c3%a8se%20%20-%20Abb%c3%a9%20Joseph%20Tr%c3%a8ves%20%20-%201916/index.html?p=18&z=1
Una simpatica coppia, in ottima forma, mi ha chiesto un consiglio per fare quattro passi in Valtournenche alla ricerca di vecchi alpeggi. Che ne dite di un itinerario circolare?
La Gran Sometta è la terza escursione consigliata dalla guida del canonico Carrel partendo dal Breil di Valtournenche. (Non è un refuso scrivere Breil, lo spiega il canonico Georges Carrel, l’amico degli inglesi, nella sua guida della Valtournenche nel 1867).
Vens è un villaggio sulla collina di Saint-Nicolas, ci si arriva in percorrendo una strada asfaltata che finisce poco oltre il villaggio. È un luogo di pace che merita di essere visitato almeno una volta nella vita, lontano dai rumori del traffico che scorre a fondovalle e di fronte alla Grivola, una montagna alta 3969, che per soli 31 metri non rientra nell’elenco dei 4000 delle Alpi. A fianco della chiesetta un piccolo bar-ristorante di paese resiste coraggiosamente allo spopolamento della montagna, vi si trova dell’ottimo Majolet, un vitigno locale che il Feudo di San Maurizio coltiva vicino al castello di Sarre. Continua la lettura di Il Ru de Vens→
“Per portare a termine un progetto così ampio ed ambizioso, cioè percorrere tutti i sentieri della Valle d’Aosta, ho dovuto trasformare l’hobby in professione, voltare pagina, cambiare abitudini consolidate negli anni(1)Luca Zavatta, Le Valli del Cervino, L’escursionista editore, Rimini, 2005, ISBN 88-901937-1-9, pag. 5.”
Un esempio per tanti, Luca Zavatta, un uomo che ha scelto di lasciare un lavoro sicuro per promuovere i sentieri della Valle d’Aosta con molta passione e pochi contributi. In una regione in cui spesso la pachon, la passione, è largamente sostenuta dalla contrebeuchon, i contributi regionali.