Ru Supérieur

Alpe Le Vacoz e Ru Supérieur di Charvensod - Foto di Gian Mario Navillod.
Pietraia lungo il Ru Supérieur di Charvensod – Foto di Gian Mario Navillod.

Il Ru Supérieur di Charvensod scorre nel suo alveo naturale ed è rimasto uno dei pochi ru della Valle d’Aosta dove si può ancora passeggiare con l’acqua che gorgoglia al proprio fianco.

Si attraversano boschi di abeti dove il sole non riesce a raggiungere il suolo, radure aperte che guardano i ghiacciai, pietraie dove prosperano i licheni. Peccato che l’avvicinamento al ru richieda un po’ di impegno, basterebbe sistemare meno di 200 metri di sentiero per evitarne altrettanti di dislivello.

Accesso.

Dall’uscita autostradale di Aosta Est seguire le indicazione per Aosta centro. Dopo il sottopasso proseguire seguendo le indicazioni per Pila e subito dopo la rotonda attraversare i binari. Alla rotonda successiva non seguire le indicazioni della funivia per Pila ma prendere la seconda uscita, seguire le indicazioni per Pila e alla rotonda della fontana prendere la seconda uscita. Proseguire sulla S.R. 18 per 9 km e lasciare l’auto a bordo strada sotto la cabina elettrica.
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Lunghezza itinerario:  4 km circa (0.7 km avvicinamento + 3.3 km ru)
Quota partenza: 1303 m circa
Quota arrivo: 1700 m circa
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Dislivello: 400 m circa
In bici: meglio di no.
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Alpe Le Vacoz e Ru Supérieur di Charvensod - Foto di Gian Mario Navillod.
Alpe Le Vacoz e Ru Supérieur di Charvensod – Foto di Gian Mario Navillod.

Dopo aver lasciato l’auto risalire l’impluvio fino a raggiungere la sterrata che con una lunga curva nel bosco porta all’alpeggio Le Vacoz, un toponimo curioso che nel dialetto valdostano si attribuisce generalmente alle terre incolte. Un sentiero taglia quest’ampia curva e porta direttamente sulla sterrata a valle dell’alpeggio.

Dall’Alpe Le Vacoz si domina la città di Aosta, si distingue l’acciaieria Cogne, il ponte del raccordo autostradale per il Gran San Bernardo e alle sue spalle la biforcazione della valle: a destra la Valpelline dove è stata costruita la più grande diga della Valle d’Aosta e a sinistra la valle che porta al passo del Gran San Bernardo dove si trova l’ospizio più alto della Via Francigena. Tra le due valli si vede una montagna coperta di ghiaccio, è il Grand Combin, una montagna svizzera che ha avuto il curioso destino di dare il nome ad una comunità montana valdostana.

Cascata del Ru Supérieur di Charvensod - Foto di Gian Mario Navillod.
Cascata del Ru Supérieur di Charvensod – Foto di Gian Mario Navillod.

Dall’Alpe Vacoz alla presa

Davanti all’alpe Vacoz il Ru Superieur scorre intubato ma basta fare quattro passi verso monte che subito si ritrova lo splendido alveo naturale che rende così bella questa passeggiata.

Il bosco che molto fitto nella parte inferiore del ru diventa più aperto nella parte superiore, sotto i larici si incontrano felci dalle foglie eleganti. Il sentiero diventa più ripido mentre si sale a fianco della cascata, alcuni metri sono esposti e sconsigliati a chi soffre di vertigini. Dalla radura dell’Alpe Leyzères il panorama spazia sulle montagne valdostane e si scopre un curioso effetto prospettico: la sella tra la Cime Longhede e la Becca d’Avert inquadra come fosse un mirino la punta del Grand Tournalin, una delle escursioni consigliate da Edward Whymper in Valle d’Aosta, sullo sfondo si vedono i ghiacciai del Monte Rosa.

Paratoia in legno del Ru Supérieur di Charvensod - Foto di Gian Mario Navillod.
Paratoia in legno del Ru Supérieur di Charvensod – Foto di Gian Mario Navillod.

Il re scorre quasi in piano sotto l’alpeggio, in terra si può ancora vedere il pezzo di tela fissato ad un bastone che si usava tradizionalmente per la fertirrigazione. A lato della grande cascata   maturano in autunno i frutti arancioni del sorbo degli uccellatori.  Si fa fatica a seguire su tracce di sentiero le cascatelle che si succedono. Si consiglia perciò di prendere la sterrata di servizio che in una decina di minuti porta all’Alpe Les Pousses. A pochi minuti dall’alpeggio chi non teme l’erba alta e il forte pendio può  proseguire lungo il  ru che attraversa la sterrata al limitare della radura. A tutti gli altri si consiglia di continuare lungo la pista fino a raggiungere, una decina di metri dopo la stalla, l’imbocco del sentiero che segue l’argine del Ru Superieur.

Rinascita lungo il Ru Supérieur di Charvensod: da un vecchio ceppo cresce un nuovo abete - Foto di Gian Mario Navillod.
Rinascita lungo il Ru Supérieur di Charvensod: da un vecchio ceppo cresce un nuovo abete – Foto di Gian Mario Navillod.

Ai piedi della pietraia la foresta si apre e si può apprezzare da vicino la grandissima varietà dei licheni che popolano il sito. I licheni sono organismi nei quali vivono in simbiosi funghi ed alghe o cianobatteri. Alcuni vivono sulle piante, altri sulle rocce, altri ancora crescono direttamente sul terreno come la Cetraria islandica, una specie commestibile ma molto amara. Sotto il sentiero cresce un gigantesco abete  rosso con un tronco che supera il metro di diametro, ha tre grossi rami dalle dimensioni inusuali che si protendono verso valle. Il sentiero è selciato da pietre aguzze che richiedono un po’ di attenzione nel camminare. Dove termina l’alveo naturale sta crescendo un piccolo pino cembro e il ru scompare sottoterra in una tubazione  che parte direttamente dall’opera di presa. Si lascia sulla sinistra il ponte il legno che attraversa il torrente all’altezza dell’Alpe Ponteille e si continua a salire su tracce di sentiero fino ad individuare la griglia metallica sul Torrente Comboé dove il nasce il Ru Superieur.

 

Abete bugiardo lungo il Ru Supérieur di Charvensod - Foto di Gian Mario Navillod.
Abete bugiardo lungo il Ru Supérieur di Charvensod – Foto di Gian Mario Navillod.

Dall’Alpe Vacoz allo scarico.

Sotto l’Alpe Vacoz, tra il pascoli ed il bosco il Ru Superieur torna a cielo aperto. Per un centinaio di metri scorre tra i prati e la foresta poi entra in un bosco fitto e quasi puro di abete rosso nel quale si trova, a seconda dell’esposizione del versante, qualche esemplare di larice o pino silvestre.

Il rumore di uno scroscio d’acqua nel bosco segnala il punto dove ai piedi di una cascatella il ru si divide in uno di tanti rami utilizzati per l’irrigazione, le brantse in dialetto valdostano.

Tratto in piano del Ru Supérieur di Charvensod - Foto di Gian Mario Navillod.
Tratto in piano del Ru Supérieur di Charvensod – Foto di Gian Mario Navillod.

Dove il pendio si fa più ripido si incontrano brevissimi tratti intubati. Il ru alterna tratti in piano ad alcune cascatelle l’ultima della quali si trova a monte del villaggio di Saint-Pantaléon dove finisce l’alveo naturale. Da questo punto in poi il ru perde tutto il fascino dell’alveo scavato semplicemente nel terreno e scende tra sponde in cemento e tratti intubati fino al torrente Vernaillere.

Curiosità

Il Ru Superieur di Charvensod scarica nel torrente Vernaillere dopo aver fatto il giro del villaggio di Peroulaz che è menzionato in alcune varianti della canzone tradizionale Dansa pa desù lo fen.

L’accesso al Ru Superieur dal villaggio di Saint-Pantaleon sarebbe il più rapido ma presenta due problemi: occorre aprire un cancello che  generalmente impedisce l’ingresso in una proprietà privata e si deve camminare per un centinaio di metri su di un argine in cemento reso scivoloso dall’acqua. Di conseguenza, in attesa che si renda percorribile il breve raccordo tra la strada asfaltata sopra al villaggio di Saint-Pantaleon e il tratto del Ru Superieur ancora in alveo naturale, l’accesso consigliato rimane quello a valle dell’Alpe Vacoz.

Bibliografia

Giovanni Vauterin, Gli antichi rû della Valle d’Aosta, Le Château Edizioni, Aosta, 2007, ISBN 88-7637-057-9, pag. 75.

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