San Grato

San Grato. Cappella di San Grato a Macognaz, affresco di F. Curta eseguito nel 1878 - Foto di Gian Mario Navillod.
San Grato. Cappella di San Grato a Macognaz, affresco di F. Curta eseguito nel 1878 – Foto di Gian Mario Navillod.

San Grato patrono di Aosta e della diocesi è generalmente raffigurato con la mitra vescovile sul capo e la testa di Giovanni Battista tra le mani.

La leggenda racconta che Grato ritrovò in Terrasanta le reliquie di San Giovanni Battista e le portò al Roma. Porgendo il teschio al Papa la mandibola si staccò e il fatto venne interpretato come un segno divino; la mandibola seguì San Grato in Valle d’Aosta ed è conservata nel tesoro della Cattedrale di Aosta.

Non sempre le reliquie possono essere  oggetto di venerazione come insegna questa burla raccontata da Fra Salimbene da Parma nella seconda metà del 1200: “… si videro anche le imposture di miracoli di un certo Alberto, che stava a Cremona e che era stato un portatore e ad un tempo un tracannatore di vino, non che un peccatore; dopo la cui morte, come se ne faceva correr voce, operò molti miracoli … Di fatto, arrivato un tale da Cremona, che diceva d’aver portato una reliquia di questo S. Albero, cioè il dito mignolo del piede destro, accorsero affollati i Parmigiani, uomini, donne, ragazzi, ragazze, vecchi, giovani, chierici, secolari e tutti i Religiosi, e con processione lunga, infinita, portarono quel dito alla chiesa matrice … e collocato quel dito sull’altare maggiore s’accostò Anselmo Sanvitali, Canonico della cattedrale … e lo baciò. Ma sentito odore, cioè fetore d’aglio, e dettolo agli altri preti, s’accorsero anch’essi e riconobbero che erano stati gabbati, poiché non trovarono che fosse nulla fuorché uno spicchio di aglio.1

Anche nella sesta giornata del Decameron, cento novelle scritte nella metà del 1300, alla decima novell,  si racconta di reliquie con leggerezza: https://it.wikisource.org/wiki/Decameron/Giornata_sesta/Novella_decima.

  1. Cronaca di Fra Salimbene Parmigiano dell’Ordine dei Minori e volgarizzata da Carlo Cantarelli, Vol. II, Parma, Luigi Battei Editore, 1882, pag. 45-47, versione digitale disponibile qui[]