Le giornate si allungano ed il sole ad Antey comincia a sgranocchiare l’ultima neve. Nella rete del campo sportivo sono rimasti impigliati alcuni pesci che girano e girano. Ancora per qualche giorno. Fino a quando la primavera li scioglierà per sempre e l’acqua di cui sono fatti andrà a nutrire i primi tarassachi.
Come i pesci nella rete mi girano nella testa le parole di Mauro Corona: “Non so se finirò da qualche parte a dare una mano alla gente, perché sono troppo vile, è inutile che mi nasconda. Vedo quelli che arrivano clandestini, con navi che sprofondano, è gente che ha un’anima, magari ha perso i figli nel naufragio, e poi arriva qui e non sa più dov’è. E noi, come niente fosse, a gozzovigliare o a fare i razzisti. Di questo dovremo rendere conto.”
Lo penso anch’io, che di questo dovremo rendere conto, non sarà a Norimberga, forse neppure davanti alla nostra coscienza, ma in un futuro lontano è possibile che un giovane ci chieda perché? Come è potuto accadere?
Mauro Corona, Confessioni ultime, Chiarelettere editore srl, Milano 2013, ISBN 978-88-6190-428-6, pag. 91