Percorrere il Ru Marseiller è come fare un viaggio nel tempo fino al basso medioevo. Nel XV secolo il ru fu costruito per portare l’acqua di fusione dei ghiacciai del Cervino fino ai pianori assolati ed aridi di Verrayes e Saint-Denis.
Alcuni muri, alcuni archi che sostengono tutt’ora le tubature del ru potrebbero risalire alla prima metà del 1400 quando vennero iniziati i lavori di questa opera monumentale.
Se la costruzione delle opere di presa e distribuzione non presentò particolari difficoltà poiché era sufficiente scavare il letto nel canale su pendii, sì ripidissimi, ma pur sempre terrosi, la parte centrale del ru è stata invece letteralmente scavata nella roccia.
In alcuni tratti solo il lavoro eroico degli scalpellini e dei mastri muratori riuscì a vincere la parete che è per lunghi tratti strapiombante ed esposta a scariche di sassi.
Con l’eccezione della parte centrale, pericolosa ed esposta, questo itinerario è una piacevole e lunga passeggiata dal torrente Marmore nella Valle del Cervino ai fianchi assolati della valle centrale solcata dalla Dora Baltea.
Il modesto dislivello distribuito sui dodici chilometri di lunghezza complessivi rende la pendenza media impercettibile, perciò chi lo desidera può partire indifferentemente da Antey o da Saint-Denis o da Verrayes, approfittando dei punti dove il tracciato del ru è attraversato dalle strade regionali 12 di Saint-Denis o 11 di Verrayes.
Il sentiero non è più curato dal guardiano delle acque, come avveniva ancora nella seconda metà del 1900. È consigliabile percorrerlo durante i mesi invernali quando la vegetazione è a riposo e rende meno difficoltoso il passaggio.
Accesso
Dall’uscita autostradale di Châtillon-Saint-Vincent seguire le indicazioni per Cervinia e risalire la valle lungo la strada regionale 46. Dopo il parafrane di Devies girare a sinistra e parcheggiare davanti alla microcentrale idroelettrica di Antey.
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Lunghezza ru: 12 km
Quota partenza: 863 m
Quota arrivo: 925 m circa
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Dislivello 60 m circa
In bici: sconsigliato.
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Descrizione
Dopo aver lasciato l’auto nel piazzale davanti alla microcentrale idroelettrica del comune di Antey-Saint-André si attraversa il ponte sul Marmore e si prosegue sulla destra lungo la strada agricola che sale parallela al torrente.
Si costeggia la recinzione che delimita le opere di presa dell’acquedotto di Saint-Vincent poi, dopo una breve salita, si arriva al Ru di Marseiller. Consiglio a chi non ha particolare fretta di risalire il corso del ru fino all’opera di presa, sono circa 10 minuti di cammino.
Non troverà panorami mozzafiato o gradevoli scorci sulle acque fluenti del canale poiché questo tratto è quasi del tutto intubato e scorre incassato sul fondo della valle, ma la breve deviazione permetterà di conoscere le soluzioni tecniche adottate per captare e ripulire le acque del torrente Marmore dai sedimenti più pesanti che con il passare del tempo tenderebbero ad occludere il canale.
Dopo aver visitato le opere di presa si ritorna sui propri passi ci si incammina lungo la sezione tipica del ru di Marseiller: un canale di cemento armato con sezione ad “U”, largo una sessantina di centimetri e profondo altrettanto con due spallette larghe poco più di una spanna.
A valle della condotta si trova il sentiero di servizio, che un tempo era percorso giornalmente dal guardiano del ru a cui spettava la vigilanza sull’integrità della struttura e la repressione dei furti d’acqua.
Purtroppo con l’andar del tempo gli sterpi hanno invaso buona parte di questo tracciato e in attesa di un’energica pulizia ci si trova spesso a camminare sulla spalletta del canale.
Peccato perché la varietà del paesaggio, la modesta pendenza e l’ombra dei castagni e delle roverelle lo renderebbe un itinerario ideale per i bambini, gli anziani e gli escursionisti che apprezzano gli itinerari poco impegnativi e con un ridotto dislivello.
Dopo un primo tratto all’ombra delle latifoglie si raggiunge in breve una sezione di canale sospeso, dove l’acqua scorre nei grandi dei cassoni di lamiera arrugginita rialzati di poche spanne rispetto al sentiero.
Da lontano i cassoni ricordano dei lunghi treni merci, rimasti fermi su un binario morto in attesa del locomotore. Si cammina a fianco dei convogli abbandonati fino al temine della radura poi si rientra nell’ombra dei castagni. Dopo essere passati a monte del villaggio di Chessin, si incrocia il sentiero che sale a Berzin.
Da qui in breve tempo si raggiunge la parete rocciosa che il canale supera all’interno di una condotta di plastica nera. Questo nel 2007 era il passaggio più difficile e pericoloso dell’intera escursione: occorreva procedere con molta prudenza in equilibrio sulla condotta, la parete rocciosa a monte era sovente bagnata e in caso di ghiaccio l’attraversamento diventava estremamente rischioso.
Ora è stato costruito sopra la condotta un ampio marciapiede lastricato in pietra che è protetto a valle da una ringhiera in ferro. L’unico pericolo rimasto ora in questo punto è quello di ricevere in testa qualche schizzo d’acqua della cascata.
Dopo aver superato la cascata, si arriva a monte della centrale idroelettrica di Covalou: la più grande delle quattro centrali che sfruttano il bacino idrografico del Marmore.
Nelle sue turbine possono passare fino a 10 metri cubi d’acqua al secondo; tra le cime dei castagni è ben visibile ai suoi piedi il bacino di compenso dal quale parte la condotta forzata che con un galleria scavata sotto la montagna esce della Valtournenche e termina alla centrale di Breil, sulle rive della Dora Baltea.
Più avanti in corrispondenza di una curva del canale volgendosi indietro si osserva in lontananza la Punta Cian (Tzan, Tsan), da cui scendono, passando nel sifone di Fiernaz, parte delle acque che alimentano la centrale.
Il tracciato si avvicina sempre più alla parete rocciosa e dopo un vistoso segnale bianco/rosso dipinto sulla roccia, che in Valle d’Aosta delimita il confine dai boschi pubblici a quelli privati, si raggiunge un tratto lungo alcune decine di metri scavato parzialmente nella parete rocciosa.
Lo si percorre a capo chino, non in segno di riverenza verso l’audacia dei costruttori ma a causa del tetto di roccia che riduce lo spazio libero al disopra del canale a poco più di un metro. Sull’altro lato delle valle di vedono i resti del ru du Pan Perdu di Châtillon che sono ben più imponenti.
Si passa a valle della cava di marmo abbandonata per poi entrare con una ampia curva sulla destra nel solco vallivo della Dora Baltea.
I fianchi della montagna si fanno meno scoscesi, la vegetazione di pini e roverelle denota chiaramente che si sta percorrendo l’adret della Valle d’Aosta, la parte più soleggiata della valle dal clima caldo e secco cui si contrappone l’envers, il lato più umido e meno esposto al sole.
Qui il canale scorre all’interno di un profilato metallico a “V” a tratti interrato e a volte leggermente sopraelevato rispetto al sentiero.
Si domina l’abitato di Châtillon con i suoi tre castelli: quello dei Passerin d’Entrèves, costruito a monte della chiesa, quello del Baron Gamba, costruito nel 1911 e, dall’altra parte delle Dora, il castello di Ussel, costruito su uno sperone di roccia nel XIV secolo.
Seguendo il tracciato del ru si passa a valle di alcune reti parafrane e avvicinandosi lentamente al castello di Cly si trovano ancora alcuni resti del vecchio canale: un muro di sostegno in pietra a secco e un piccolo ponte ad arco che supera uno dei rari rigagnoli che scendono il fianco arido di questo tratto di valle.
Dopo aver raggiunto il villaggio di Plantery, proprio sulla verticale del castello di Cly, si attraversa la strada regionale e si prosegue ai piedi del villaggio di Gubioche tra i pascoli punteggiati di alberi da frutto.
Si rientra nella macchia e dopo aver superato il torrente Chambave con un doppio tornante si attraversa una valletta umida solcata da diverse cascatelle. Poi il canale cambia ancora d’aspetto: alla sezione classica in cemento si alterna quella in ferro sospesa su dei piccoli sostegni in calcestruzzo.
A poche centinaia di metri dalla fine del ru, in corrispondenza di una curva tagliata dal nuovo tracciato si trova un breve tratto della vecchia sede del canale, ormai invasa dalla vegetazione, e una delle chiuse in pietra che venivano utilizzare per regolare il deflusso delle acque.
Ancora pochi passi e dopo aver attraversato la strada asfaltata, a monte del villaggio di Marseiller, si arriva alla fine del ru, in corrispondenza del sentiero che sale verso il colle di San Pantaleone.
Curiosità
La ricostruzione del ru nei ricordi dell’ultimo custode delle acque chiamato lo revé in dialetto francoprovenzale.
“… ci pagavano la giornata 100 mila lire, ai tempi erano un’ottima paga. La giornata cominciava alle otto e finiva alla tre di pomeriggio. Si arrivava a piedi nel tratto di ru da cementare. Passavano prima quelli con l’éterpa che squadravano la sezione poi quelli più esperti che armavano e casseravano il tratto da gettare. Sabbia e cemento venivano portati con la teleferica o l’elicottero poi si impastava il cemento e si cominciava la catena delle carrette a cui erano addetti i più giovani. Erano posti a distanze regolari tra il punto nel quale si impastava e quello in cui si gettava. Ognuno riceveva una carretta piena che portava al compagno successivo e prendeva quella vuota riportandola indietro. …”
Con atto rogito dal notaio Petrus de Rovarey di Fenis, il 24 agosto 1423, il nobile Claudius Vaudan,vice castellano del mandamento di Cly, a nome e per conto dell’Illustrissimo Principe Amedeo (VIII) Duca di Savoia accordava ai signori convenuti presso il frutteto del castello di Cly, e agli abitanti delle parrocchie di Verrayes e Saint Denis tutta l’acqua (1) che scorre nel torrente di Valtournenche proveniente tanto dal monte Cervino che dal vallone di Cignana e d’Oyter e dalle altre montagne che si stendono da Corieron a Supperii, insieme a tutte le sorgenti che sgorgano entro i suddetti confini purché esse non siano state date precedentemente ad altre persone dal Signore nostro Duca o dai suoi predecessori.
Dieci anni dopo, nel 1433, il duca Amedeo di Savoia ratificava tale atto a Thonon.
(1) “… Totam aquam descendentem et labentem de torrente vallis Tornenchioe, videlicet tam de monte Servino, de torrente de Chiniana, de Oytero quam de aliis montibus existentibus a loco de Corieron usque ad locum de Suppery et a fondo dicti torrentis montis Servini ascendendo directe usque ad summitatem montium a parte mandamentorum Quarti et nusii et ex hinc tendendo directe per summitatem montium usque ad dictum locum de Suppery et a dicto loco de Suppery tendendo directe inferius usque ad fondum dicti torrentis montis Servini una cum omnibus acquis fontium nascentium infra dictos confines, aliis personis per dictum Dnum nrum Ducem seu ejus predecessores dudum non datis …”
Le égance del Ru Marseiller
Le égance ovvero i regolamenti per il funzionamento del Ru Marseiller sono stati pubblicati in un articolo del 2001 di Jean Barocco, Luigi Giai, Joseph-Gabriel Rivolin1. Un tempo vi era nel villaggio di Chessin una stanza a disposizione del custode delle acque, il revé o rivier.
Un tuffo nel Ru Marseiller
Vincent Trèves, commissario politico della 101 brigata Marmore, racconta nella sua avvincente autobiografia l’utilizzo balneare del Ru Marseiller da parte dei giovani partigiani: “I giorni si susseguivano. La vita all’interno del campo era attivissima, divisa tra le azioni militari, l’organizzazione dell’accampamento e l’amministrazione. Eravamo molto occupati ma trovavamo anche il tempo per prendere dei bei bagni nelle acque pure del ru di Marseiller che scorreva ad una cinquantina di metri sotto il pianoro di Biavesse. Immergevamo i nostri corpi nudi nelle acque ghiacciate e ne uscivamo subito fino a quando riuscivamo ad abituarci al freddo. Restavamo a sguazzare nell’acqua a lungo, come bimbi in una piscina2”
Bibliografia
Patrick Barrel, Annalisa Bovio, Flavio Dalle, Passeggiando lungo i ru, Martini Multimedia Editore, Saint-Vincent, 2008 pag. 74
Giovanni Vauterin, Gli antichi rû della Valle d’Aosta, Le Château Edizioni, Aosta, 2007, ISBN 88-7637-057-9, pag. 62 – 63
Luca Zavatta, Le valli del Cervino, L’Escursionista Editore, Rimini, 2005, pag. 378
Vincent Trèves, Entre l’histoire et la vie, Ed. Le Château, Aoste, 1999, ISBN: 88-87214-17-4, pag. 82.
Vescoz Pierre-Louis, Quelques notes sur la Commune et la Paroisse de Verrayes … , Aosta, 1995
Maria Cristina Ronc, La valle del Cervino, Torino, 1990, pag. 69
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Ultimo aggiornamento 26.04.2022
- Jean Barocco, Luigi Giai, Joseph-Gabriel Rivolin, Un chef d’oeuvre du Moyen Age : le Ru de Marseiller in Histoires d’eau : actes de la conférence annuelle sur l’activité scientifique du Centre d’études francoprovençales : Saint-Nicolas, 15-16 décembre 2001, pag. 101 versione digitale disponibile qui[↩]
- Vincent Trèves, Entre l’histoire et la vie, Ed. Le Château, Aoste, 1999, ISBN: 88-87214-17-4, pag. 82 – Libera traduzione italiana di Gian Mario Navillod[↩]