Un vento caldo soffiava ieri ad Aosta. Ad Antey, a 1000 metri di quota era piovuto nella notte e restavano solo alcune chiazze di neve perse tra il verde dell’erba.
Sono salito nel cuore del Parco Nazionale del Gran Paradiso a cercare un po’ di neve sicura per ciaspolare con i miei ospiti.
Faceva caldo anche ai 2000 metri di Pont Valsavarenche, all’ufficio informazioni mi hanno detto che era piovuto in alto. Fin sopra la Croce dell’Arolley. Arolla nel nostro dialetto è il pino cembro (Pinus cembra) e l’Arolley è il posto dove crescono le arolle, come Cerisey è il posto dove crescono i ciliegi e Brevey il luogo dove crescono i larici. Chi ha redatto la Carte Tecnica Regionale ha preso lo stesso granchio di chi portò a riparare “l’Aradio” al tecnico perché non si sentiva più bene la Voix de la Vallée, con grande divertimento del tecnico e dei suoi familiari. Grazie a questo errore il toponimo è diventato Croix de la Roley, Croce della Roley.
Alle spalle della Croce dell’Arolley inizia il pianoro del Nivolet, un lungo falsopiano che porta al rifugio Città di Chivasso. Ho battuto la traccia fino all’Alpe Turin. Al ritorno ho fotografato un camoscio che stava cenando a 2300 metri di quota: con la zampa scavava le neve fino a scoprire l’erba secca che poi brucava tranquillo, per nulla intimorito dal bipede che lo fotografava da una trentina di metri.
Post del 22.12.18 ultimo aggiornamento 12.11.2023