Un pezzo di Via Francigena ed i grandi cancelli che sbarrano la strada alle alluvioni, due ottimi motivi per camminare lungo il Ru de Mazod/Chétoz che porta le acque del torrente Saint-Bartélemy fino al villaggio di Chétoz.
L’unico tratto ancora a cielo aperto si trova vicino parcheggio, il resto è intubato e può essere percorso in bici senza grandi difficoltà. Dal dissabbiatore all’opera di presa meglio procedere a piedi, il sentiero in alcuni punti è stretto e cespugli, sassi ed erbe alte non facilitano la progressione.
Accesso.
Dall’uscita autostradale di Nus seguire le indicazione per Aosta, alla rotonda di Nus prendere la prima uscita, attraversare il ponte, e subito dopo imboccare la strada che sale parallela al torrente. Dopo 600 metri circa riattraversare il torrente girare a destra e proseguire per un chilometro e mezzo. Parcheggiare in fondo alla strada che si stacca sulla destra 250 metri dopo le condotte forzate.
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Lunghezza ru: 3.6 km
Quota presa: 700 m circa
Quota arrivo: 650 m circa
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Dislivello: irrilevante
In bici: consigliato.
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Verso la presa
Dopo aver parcheggiato l’auto a bordo strada si prende subito a destra seguendo le indicazioni per la Via Francigena e si raggiunge il tratto ancora a cielo aperto del Ru de Mazod. Nel muro di sostegno di una vigna abbandonata i costruttori hanno inciso le iniziali e la data “N. G. P. F. 1890” su un grosso masso erratico depositato dal ghiacciaio Balteo circa 12’000 anni fa. Il suo colore chiaro e la tessitura cristallina permettono di individuarlo facilmente tra le altre rocce utilizzati per costruire il muro.
Tre gradini permettono di attraversare la condotta forzata che alimenta la centrale di Nus con le acque derivate dal Torrente Saint-Barthélemy dopo un viaggio di quatto chilometri in galleria. L’opera di presa si trova trecento metri a monte di quella del Ru Crepellaz abbandonato.
Sotto la Via Francigena, poco prima di una parete rocciosa, delle lastre di pietra infisse nel muro permettevano di scendere a lavorare la vigna. Dall’altra parte della valle attira lo sguardo il versante nord della Punta Chermontane, una cima alta 2680 metri mentre nel fondovalle spicca il campanile della parrocchiale di Nus.
All’altezza del villaggio di Mazod si lascia la Via Francigena che scende lungo la mulattiera verso il borgo di Nus e si prosegue sulla sterrata fino al dissabbiatore dove è meglio lasciare le bici. Il ru passa sotto una sporgenza rocciosa che offre riparo in caso di pioggia, una barma, dall’altro lato del vallone si vede la torre rotonda del castello di Nus, uno dei pochi castelli valdostani rimasti di proprietà privata.
Le pareti del vallone dove scorre il torrente Saint-Barthélemy sono scoscese, erbe alte e sassi caduti dai versanti instabili richiedono un po’ di concentrazione mentre si cammina verso la presa. Ci si rilassa percorrendo la pista di servizio che risale il corso del torrente e si resta sbalorditi passando vicino alle briglie costruite sul torrente.
Durante l’alluvione del 2000 il Torrente Saint-Barthélemy uscì dagli argini e devastò il centro storico di Nus da allora gli argini sono stati rinforzati e nella gola a monte dell’abitato sono stati costruiti due enormi portali in cemento armato ed acciaio che servono a trattenere tronchi e grandi massi portati dall’alluvione lasciando naturalmente defluire le acque. Agli appassionati di Tolkien fanno venire in mente i cancelli di Mordor.
Il ru completamente intubato passa sotto la briglia superiore e prosegue verso l’opera di presa dove termina anche la pista di servizio. Dalla presa in su inizia l’alvo naturale del torrente, grandi massi accatastati dalle alluvioni e piccole pozze limpide. Dalla presa in giù il paesaggio è segnato dal lavoro degli ingegneri idraulici. Due forme di bellezza differenti che meritano una piccola passeggiata.
Verso Chétoz
Dal parcheggio si prosegue lungo la sterrata dove si incontrano nella bella stagione i pellegrini della Via Francigena. Sulla destra un breve sentiero ripido porta all’oratorio che ricorda l’apparizione della Vergine nel 1991 a quattro fedeli. Sotto la sterrata una cava ricorda quanto può essere pesante l’impatto ambientale di questi impianti, per fortuna una macchia di roverelle offre in estate un po’ d’ombra e di riparo dalla polvere. Una brevissima salita porta alla strada per Chétoz dove il ru scorre incanalato tra due spallette di cemento, delle paratie in metallo permettono la distribuzione dell’acqua ai prati sottostanti. Si raggiungono in breve le prime case dove finisce il ru, è tempo di girare le bici e salutare i pellegrini della Via Francigena diretti a Cantebury.
Curiosità
Il Ru de Mazod o Chétoz in catasto risulta Canale irrigatorio Masaux. È tagliato dalla condotta forzata della centrale idroelettrica di Nus costruita tra la statale e la Dora Baltea. Dall’altra parte della statale si trova l’imbocco della centrale in caverna di Quart. Pochissimi la conoscono eppure ha una potenza che è cinque volte quella della centrale di Nus. In questo video gli ultimi lavori di ristrutturazione dell’impianto.