Gran parte dell’alveo del Ru Ruvier di Saint-Marcel è ancora in alveo naturale e attraversa l’area picnic de Les Druges. Il sentiero presenta nella parte alta alcuni tratti ripidi ed altri leggermente esposti ed invasi dalla vegetazione riservati agli escursionisti esperti. Con due brevi deviazioni si raggiungono le miniere di Servette e le Acque Verdi che valgono da sole il viaggio.
Accesso
Dall’uscita autostradale di Nus seguire le indicazioni per Fenis centro e poi per Mont-Saint-Julien. Oltrepassare il municipio di Fénis e dopo la ferramenta Gerolina girare a destra e proseguire in salita fino a Champremier. All’incrocio successivo girare a sinistra seguendo le indicazioni per l’area pic-nic Les Druges e proseguire fine al parcheggio di fronte all’ingresso dell’area.
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Lunghezza itinerario: 4.6 km
Quota partenza: 1600 m circa
Quota arrivo: 1800 m circa
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Dislivello 200 m circa
In bici: sconsigliato.
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Descrizione
Entrando nell’area picnic di Les Druges si sente il rumore dell’acqua che scorre in un ramo del Ru Ruvier, in pochi minuti si raggiunge il ru principale che scorre in alveo naturale nell’ombra fitta del bosco di conifere tra i tavolini in legno e le fontanelle.
Seguendo l’alveo verso valle dopo un’ampia curva nel bosco ci si ferma ai bordi della strada sterrata di accesso, non vi sono pericoli di sorta ed è una passeggiata molto rilassante, indicata anche per le persone meno sportive. Proseguendo verso monte dopo essere usciti dall’ara picnic il sentiero richiede gambe più ferme per seguire le cascatelle d’acqua che scrosciano tra gli argini coperti di muschio. Si sale una breve scaletta fatta di legno e terra e poi si attraversa la radura di Vergney a fianco della sterrata di accesso alla riserva di caccia Turati. Tra i pascoli si vede un alpeggio cadente mentre sulla strada l’autorimessa ancora in buone condizioni.
Un ramo secondario del ru si allontana tra le conifere per irrigare i pascoli, il ramo principale attraversa quanto rimane della fonderia Treves dove si lavorava il materiale estratto dalla miniera di Servette. Tra le cime degli alberi si vede il ghiacciaio della Gobba di Rollin brillare sotto il sole. Il ru scorre in mezzo ai ruderi settecenteschi tra due argini in pietra a secco stetti e profondi, le macerie sono colonizzate dalla Cladonia rangiferina un lichene che ha preso il nome dalle renne, rangifer in latino. Si attraversa un grande accumulo di scorie che ha più di mille anni di storia, poco più in alto il ru scompare a tratti sotto le radici degli alberi scorrendo quasi in una condotta forzata naturale: un tipo di alveo rarissimo in Valle d’Aosta.
Si vedono lungo il ru le intelaiature in legno che alloggiavano la paratoie di distribuzione delle acque, nel sottobosco crescono rododendri e mirtilli. La pendenza aumenta, si sale a fianco di una cascatella seguendo una traccia stretta tra l’erba alta e gli schizzi dell’acqua poi si incontrano i primi tubi in plastica che azzerano insieme alle perdite d’acqua e agli interventi di pulizia dell’alveo anche una bella perzione dell’interesse turistico dell’escursione.
Il ru torna in alveo naturale per un centinaio di metri poi scompare sottoterra nel tratto a valle della miniera di Servette. A fianco della strada si vede ancora la profonda trincea nella quale scorreva il ru e poco più avanti parte il sentiero che porta alle miniere.
La tubazione interrata scende nel vallone e risale dall’altra parte lungo la sterrata. La prima parte dell’alveo abbandonato è ancora ben conservata: su di un muro in pietra costruito nel 1901 che è ancora in perfette condizioni scorreva l’acqua trattenuta a monte da lastre di pietra infisse nell’alveo, il fondo per un breve tratto è stato scalpellato nella roccia viva. Oltre il tetto di roccia i muri di sostegno sono in parte crollati e lungo la scarpata esposta abbondano terra e sassi in equilibrio precario, la prudenza invita a proseguire lungo la sterrata e riprendere il ru dall’altra parte del vallone.
Per un paio di centinaia di metri il ru scorre a cielo aperto in un canale ad “U” di lamiera, la pendenza è variabile e permette di apprezzare quanto la velocità del liquido incida sull’altezza della lama d’acqua, poi si alternano tratti intubati a tratti in alveo naturale. I lunghi tubi di plastica nera sono posati in terra, a volte nell’alveo abbandonato del ru a volte a fianco dove si può camminare in sicurezza .
Si incontra un ponte canale e si passa a fianco di un alpeggio abbandonato dove le conifere crescono sul tetto, proprio come è successo a Chamois, lungo il Ru de Veuillen. Poco dopo si attraversa la sterrata che porta al Lago Layet, un toponimo curioso perché in dialetto layet significa laghetto e perciò il toponimo suonerebbe in italiano come Lago Laghetto.
Il ru prosegue tra due sottili argini in cemento, la foresta diventa meno fitta e ampie radure si aprono tra i larici, in autunno è possibile raccogliere i lamponi selvatici (Rubus idaeus).
Le saracinesche di regolazione della portata indicano che la presa non è lontana e in pochi minuti si raggiunge l’incile sul torrente di Saint-Marcel.
Curiosità
Nella fonderia Treves per ottenere il rame dal minerale estratto dalla miniere di Servette erano impiegati grandi quantità di legna. La roccia estratta era frantumata e si separava la frazione sterile dalla calcopirite, quest’ultima veniva arrostita su fuochi di legna per bruciare lo zolfo contenuto nel minerale. Successivamente si caricava l’altoforno alternando carbone di legna a minerale tostato e si portava ad alta temperatura fino a separare il rame metallico dalle scorie.