La grande piaga delle scuole valdostane

Cima della Punta Basei/Basey 3338 m - Foto di Gian Mario Navillod.
Guida ambientale sulla Punta Basei/Basey 3338 m – Foto di Gian Mario Navillod.

Insegnare è bellissimo, come fare la guida ambientale. Occorre però esserci portati, una maestra che non ama i suoi alunni è come una guida che non riesce a provare empatia, magari riesce a mettere insieme il pranzo con la cena ma non torna a casa dal lavoro serena.

Non tutti sono portati per l’insegnamento, e poiché fa più rumore un albero che cade che una foresta che cresce, accade che le legittime critiche verso qualche pessimo insegnante vengano estese alla generalità dei docenti. Ne è un esempio la prosa appassionata con la quale l’Abbé Trèves denunciava un secolo fa la grande piaga delle scuole valdostane.

L’attuale grande piaga delle nostre scuole valdostane di frazione è questa. Troppo spesso, la qualità dei loro insegnanti, reclutati ai quattro angoli d’Italia, che si rivela molto al di sotto della loro nobile missione di educatori dei figli del popolo.
Diciamo troppo spesso e non sempre. Perché vogliamo essere giusti e leali. Ci facciamo pure un dovere di riconoscere pubblicamente che in mezzo a tutta questa falange di maestrine ve ne sono di realmente buone, persino di sommamente stimabili, assolutamente degne delle nostra sincera riconoscenza, sotto tutti i punti di vista!
Fatta questa riserva, è molto triste dover denunciare che le altre sono, o delle bambine che avrebbero ancora bisogno dell’assistenza di papà e mamma, o – caso abbastanza frequente – di povere mestieranti [in italiano nel testo NdT] il cui solo culto è quello dello stipendio [in italiano nel testo NdT] e delle vacanze, e per le quali la classe è l’ultima delle preoccupazioni, oppure – caso, purtroppo! Non raro – delle persone d’una leggerezza imperdonabile in qualità di istitutrici. Non dico di più!
Queste ultime, dimentiche della loro missione e della loro dignità, ballerine [in italiano nel testo NdT] sfrontate, non si fanno alcun problema nel raccontare in classe ai nostri bambini – ciò che abbiamo di più caro al mondo! – le loro prodezze notturne. “Domenica sera, ha passato tutta la notte a ballare. Non ho saltato una danza! confessa cinicamente qualche maestra, con grande … edificazione dei suoi alunni e la troppo legittima indignazione dei genitori convintamente cristiani1.

  1. Abbé Trèves, Une injustice qui crie vengeance!, Aoste, imprimerie Catholique, 1923, pag. 18 – versione digitale disponibile qui: http://cordela.regione.vda.it/pubblicazioni/Libri/Une%20injustice,%20la%20suppression%20des%20%c3%a9coles%20de%20hameau%20(2)/20/index.html#zoom=z – libera traduzione italiana di Gian Mario Navillod.[]