Un ciclista debuttante, non allenato, può raggiungere il Rifugio Sogno di Berdzé con le e-MBK, le mountain bike elettriche della Fondation Grand Paradis?
Ecco il risultato del test e-bike.
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Lunedì 15 settembre alle 9.00 appuntamento con la responsabile della Fondation Grand Paradis per la presentazione del progetto ed il ritiro della bici elettrica.
L’utilizzo della e-MBT durante il primo anno è stato pressoché gratuito. Era solo richiesto:
- l’acquisto della Fondation Grand Paradis PASS (8 euro) valido per l’accesso a 10 siti gestiti dalla fondazione
- una spesa di almeno 10 euro in un qualsiasi esercizio commerciale o turistico del territorio.
Occorre presentare anche un documento di identità e depositare una cauzione di 50 euro.
Il test.
Alle 9:40 comincio a pedalare: le batterie sono all’85% della della capacità massima, mi hanno consegnato anche il casco ed il kit per le piccole riparazioni.
Speriamo non serva né l’uno né l’altro.
In una ventina di minuti raggiungo Lillaz passando per la strada sterrata che attraversa il bosco. Sono ben lontano dalle auto che intravedo ogni tanto dall’altra parte del torrente.
Ho tarato la pedalata assistita su “eco” per ridurre il consumo di delle batterie, sono nei pezzi più ripidi passo all’aiutino “higt”.
Subito dopo il ponte in legno di accesso all’area pic-nic di Lillaz giro a sinistra, attraverso la strada principale e seguendo le indizioni per il Rifugio Sogno inserisco la marcia più bassa e comincio a pedalare sui ripidi tornanti della strada consortile.
A questa quota i fiori rosa degli epilobi si sono trasformati in una lanugine bianca che scossa dal vento porterà i semi lontano. Più in alto intorno alla Cappella degli Alpini sono invece in piena fioritura.
I tratti più ripidi della strada sono stati asfaltati per diminuire gli oneri di manutenzione e sono intervallati da lunghi tratti sterrati che ho trovato in buone condizioni.
Incontro quattro biker che sono arrivati dalla Savoia per pedalare in Valle d’Aosta, dormiranno in rifugio questa notte, li saluto al bivio per l’Alpe Ponton.
Proseguo per la strada principale che sale sul fondo della valle. Si sente nell’aria il profumo dell’autunno. L’erba verde brillante e l’imponente fioritura estiva lasciano il posto ai colori tenui delle erbe secche, ravvivati ogni tanto dal rosso squillante delle foglie degli epilobi e della rodiola.
Proprio a valle del rifugio passo a fianco dei ruderi di un alpeggio. Alcuni tratti di muratura sono posati direttamente sulla roccia. Ecco un esempio di utilizzo intelligente delle risorse: per risparmiare qualche metro di muratura in pietra sono stati usati dei massi presenti in loco.
Dall’altra parte della strada è stato costruito un traliccio della linea ad alta tensione che doveva portare l’energia prodotta dalla centrale nucleare francese Super-Phénix in Italia. L’elettrodotto venne costruito nel 1985 e circa 10 anni dopo la centrale cessò di produrre elettricità. I lavori di smantellamento e messa in sicurezza sono ancora in corso. Chissà che non si possa in un futuro smantellare anche questo elettrodotto che sembra portare un pezzo di città in mezzo alla pace di questi monti.
Un ultimo scatto e sono in rifugio all’una: pranzo a fianco della stufa a legna chiacchierando con i vicini di tavolo che sono scesi dall’alpeggio poco più in alto e con i gestori.
Mi raccontano della tisana di génépy che è un ottimo rimedio contro il raffreddore. Proprio come consigliava un cacciatore di camosci a Rodolphe Töpffer mentre transitava sul Col des Fours prima di entrare in Valle d’Aosta dal Colle della Seigne nel 1859.
È già ora di scendere. Parto alle 15:30 e restituisco la bici alle 17:00. Ho consumato in totale il 40% della capacità massima della batteria. La bici ha superato il test. Chiunque in buona salute, anche senza allenamento, può salire al Rifugio Sogno con un mezzo sostenibile ed ecologico.
Com’è andata finire.
Il giorno dopo davanti al computer a scrivere questa relazione sento un po’ di fastidio alle ginocchia e nel sottocoda ma pare sia normale alla prima uscita in bici.