Aimé Maquignaz (Amato Maquignaz) fece costruire il Rifugio L’Oriondé nel 1929. Alla sua inaugurazione era presente il Duca degli Abruzzi, Luigi Amedeo di Savoia-Aosta (1873-1933) al quale il rifugio è intitolato.
Suo nipote Aimé Maquignaz, nato nel 1946 porta lo stesso nome. Nelle prime pagine della sua autobiografia ricorda due episodi gustosi della vita dell’illustre zio. Il primo è da tempo entrato nella memoria collettiva, pensavo fosse una storiella da bar e invece ho scoperto con piacere che c’era un fondo di verità nei racconti della mia infanzia.
- Si racconta che Aimé Maquignaz proprietario della prima auto del comune di Valtournenche ed il suo autista soprannominato il piccolo, giunti a Torino dopo un viaggio lungo e difficoltoso – non c’erano GPS all’epoca – nei pressi del Parco del Valentino vennero colti da un bisogno impellente. Aimé Maquignaz scese dall’auto e diede sollievo alla sua vescica ai piedi di un albero venendo subito rimproverato da un civic zelante che lo multò di 50 lire. Maquignaz consegnò 100 lire all’agente poi si rivolse all’autista dicendo “Piccolo, peucha co teu, ié paié” (Piccolo, piscia anche tu, è pagato).
- Aimé Maquignaz era anche il proprietario dell’Hotel Jumeaux dove si entrava solo con gli scarponi da montagna: chi era calzato da città poteva rivolgersi altrove. Si racconta che ad un signore che chiese il conto per proseguire le vacanze in un altro albergo Aimé Maquignaz rispose: “È già tutto pagato: se a lei non piace il mio albergo, a me non piace il suo denaro“.
Aimé Maquignaz, Il cacciatore di libertà, Mondadori Electa S.p.A., Milano 2014, ISBN 978-88-918-0041-1, pag. 21.