“ALT PER TUTTI! – CONTROLLO – TAGLIO CAPELLI” Era il cartello che il colonnello Giorgio Boccacci, capo di Stato Maggiore della IV armata aveva fatto affiggere nel territorio del suo Corpo d’Armata spazzato via dall’offensiva di Caporetto.
La vigilia dell’attacco ne aveva spiegato l’utilità al capitano Frescura: “… [Il] mio Corpo d’Armata. È il Corpo d’Armata modello. Hanno visto le tabelle: Alt per tutti – Controllo – Taglio capelli? Ognuno che passi è obbligato a lasciarsi passare sul cranio una tosatrice meccanica. L’idea è mia. Non passeranno. A proposito si facciano dare tutte le mie circolari con le norme di polizia stradale. È una cosa alla quale tengo molto, personalmente. Non tollero che una carretta marci se non alla sua destra. Ordine. E taglio capelli…”
E così i soldati che smontavano dalla prima linea per pochi giorni di licenza dovevano mettersi in coda per farsi tagliare i capelli e magari perdere l’ultimo treno per casa e un giorno di licenza.
Del superiore gerarchico del colonnello Boccacci, il generale Cavaciocchi, Carlo Emilio Gadda ha scritto “Asini, asini … non pensatori, non ideatori, non costruttori; incapaci d’osservazione e d’analisi, ignoranti di cose psicologiche, inabili alla sintesi: scrivono nei loro manuali che il morale della truppa è la prima cosa, e poi dimenticano le proprie conclusioni.”
È difficile stabilire quanto le azioni dei comandanti abbiano influito sul fulmineo collasso della IV armata il 24 ottobre 1917, in quei giorni più d’uno sostenne che “la rotta era avvenuta in odio al colonnello Boccacci“.
Fortunatamente le tecniche di comando sono cambiate. Generalmente.
Citazioni tratte da: Alessandro Barbero, Caporetto, ed. Leterza, 2017, EAN: 9788858129807, versione digitale disponibile qui.