Questo post non riguarda gli escursionisti a cui non è mai successo, durante una piacevole escursione estiva in montagna, di essere all’improvviso bloccati da uno o più cani dall’aspetto feroce che con alti latrati e digrignìo di denti tentano di respingere il turista o di assaggiarne una gamba.
Tutti gli altri, e temo siano numerosi, possono come me rimpiangere i bei tempi andati quando, come si apprende dal piacevolissimo libro di Alexis Bétemps sugli alpeggi, “Fin dopo gli anni Sessanta, [del 1900 NdR] i pastori che avevano un cane erano rari … temevano che spaventassero le mucche. Preferivano far correre i tchit1”.
Con il XXI secolo le mucche valdostane sono diventate più coraggiose, e i turisti sembra siano chiamati a fare altrettanto.
Alexis Bétemps, La vita negli alpeggi valdostani, Priuli & Verlucca editori, Borgaro Torinese, 2009, ISBN 978-88-8068-436-7, pag. 85
- I tchit erano bimbi/ragazzi tra gli 8 e i 15 anni che lavoravano in alpeggio NdR[↩]