
L’abbé Gorret che visse una ventina d’anni a Saint-Jacques-des-Allemands, capolinea del trasporto pubblico nella Valle di Ayas scrisse nella sua autobiografia1: “Gli abitanti di Ayas sono molto intelligenti, si dice che siano i più sagaci della Valle d’Aosta: dispiace che tale natura sia soffocata dallo spirito e che la franchezza sia ogni volta un problema crivellato di punti interrogativi2.
Ho trovato un buon esempio di questa finezza di spirito in questo aneddoto pubblicato nel 1968 in un libro dedicato ad Ayas3.
Dopo la festa patronale di Antagnod si chiede a Sandrè dé Vitor, pater familias di modeste disponibilità economiche, “E allora, Sandrè, hai mangiato un buon pranzo?” – “Ah! Sì! ho mangiato una zuppa, ma una zuppa che neppure i Borbey l’han fatta così buona!” – “Eh, gia! proprio i Borbey? La più ricca famiglia di Antagnod?” – “Sissi, i Borbey; ma tu non sai che ci abbiamo messo tutto il burro e tutto il formaggio che avevamo in casa? Mi gioco la testa che i Borbey non ce l’hanno messo tutto.”
Per gli estimatori della buona e sana cucina dei nostri avi ricordo gli ingredienti della zuppa: 1 kg di pane di frumento, 3 etti di fontina, 3 etti di formaggio stagionato, 3 etti di burro, brodo di carne. La ricetta ricorda quella della zuppa di Valpelline, cotta nella pentola anziché in forno.
Come di vestivano gli abitanti di Ayas alla fine del XIX secolo? Lo rivela la penna pungente dell’Abbé Gorret:
“Gli uomini di Ayas calzano tutti delle pesanti calzature in legno, le chiamano sabot, fanno discreti viaggi con queste specie di barche. Le donne di Ayas coprono la bardatura più grottesca con un largo cappello (capel) nero che da lontano dà loro un singolare profilo. Si sostiene che il diritto ad indossare questa specie di sombrero derivi loro dal fatto che durante una guerra per respingere un’invasione si difesero con lo stesso valore degli uomini; ciò che potrebbe dare della possibilità a questa opinione è la pettinatura a coccarde che portano sotto il cappello.4
- Abbé Amé Gorret, Autobiographie et écrits divers, Administration Communale de Valtournenche, Turin 1987, p. 124[↩]
- “La population d’Ayas est très intelligente, on dit que c’est le peuple le plus spirituel de la Vallée d’Aoste : c’est fâcheux que la nature y soit étouffée par l’esprit et que la franchise soit toujours un problème criblé de points d’interrogation.“[↩]
- AA.VV., Ayas, Ed. Società Guide Champoluc-Ayas, Milano, 1968, pag. 238[↩]
- Abbé Amé Gorret, Autobiographie et écrits divers, Administration Communale de Valtournenche, Turin 1987, p. 124 – libera traduzione dal francese di Gian Mario Navillod – versione digitale disponibile qui: https://tecadigitale.cai.it/periodici/PDF/Bollettino/Bollettino%20del%20Club%20Alpino%20Italiano_1870-1871_18.pdf#page=26[↩]