Filippo da Pistoia (Pistoia, ultimo decennio del XII secolo + 18 settembre 1270) arcivescovo di Ravenna dal 5 aprile 1250 non le mandava a dire ai sacerdoti che tenevano famiglia.
“Miserabili e stolti, io non vi ho qui convocati per aguzzare le lingue velenose contro questi due Ordini, [i frati minori e i frati predicatori NdR] che sono stati dati da Dio alla Chiesa in aiuto vostro, e a salute del popolo cristiano e di tutti, ma vi chiamai per deliberare qualche cosa contro i Tartari, come a me e agli altri Metropolitani comandò il Papa.”
E udendo che tuttavia borbottavano, riprese le sue prime parole e soggiunse:
“Miserabili e stolti, a chi affiderò io il ministero di confessare i
secolari, se non confessano i frati Minori e i Predicatori?…..
Affiderò io dunque al prete Gerardo, ch’è qui che m’ascolta, le
donne da confessare, mentre io so che ha la casa piena di figli
suoi e di figlie? E volesse il cielo che il prete Gerardo fosse solo,
e in tanta bruttura non avesse compagni!“1
È possibile che un uomo dal carattere così sanguigno abbia consumato della farina macinata con le mole provenienti dalla Valmeriana, infatti macine compatibili con il cloritoscisto granatifero del comune di Pontey sono state rinvenute nel porto di Classe, frazione di Ravenna. Sembra tuttavia di escludere un rapporto di causa effetto tra l’utilizzo delle macine della Valmeriana e la franchezza di linguaggio dell’età bassomedievale.
- Cronaca di Fra Salimbene Parmigiano dell’Ordine dei Minori e volgarizzata da Carlo Cantarelli, Vol. II, Parma, Luigi Battei Editore, 1882, pag. 299, versione digitale disponibile qui[↩]