La prima notte da resistente venne passata dal comandante Bert, il tenente Andrea Pautasso, nel villaggio di Campleval di mezzo, ospite di una signora di modeste condizioni economiche ma ricca di spirito. Il comandante Bert ne ha lasciato traccia nel suo diario ricordandola con rispetto e riconoscenza, dalle sue righe emerge la sorpresa nello scoprire le condizioni di vita dei contadini valdostani nel 1943.
“... avrà varcato da poco la cinquantina, è vestita di scuro come tutte le montanare, porta gli zoccoli ed in testa un fazzoletto nero. Ci fa subito entrare perché ci possiamo asciugare vicino alla stufa e si scusa timidamente, pregandoci di “adattarci”, ma è l’unico posto caldo.
È un vano spazioso adibito a cucina, con una stufa in ghisa ed alcuni mobili di fattura rustica modestissimi: una dispensa, due panche, una sedia, un piccolo tavolo appoggiato al muro nell’angolo tra le due finestre … In fondo nella penombra si intravede l’impiantito sopraelevato, la greppia e numerosi scomparti della stalla, occupata ora da un solo vitello. Se non avessimo aguzzato gli sguardi attraverso la penombra, non ci saremmo mai accorti dell’esistenza della stalla poiché l’olfatto non ne avverte la presenza. Tutto è lindo ed ordinato, il pavimento è netto e i vetri tersissimi, la stessa stalla ove non si trova alcuna traccia di letame perché di volta in volta viene accuratamente asportato. …
La loro cena è pronta, ma accanto alle loro due scodelle [della Signora e del figlio NdR] ne vediamo allineate altre due: quelle, che con gesto timido, la madre offre a noi scusandosi di non poter offrire altro di meglio che la loro cena. La loro cena consiste in una scodella di minestra: un brodo scuro di patate e fave sul quale occhieggia timidamente qualche traccia di burro. …
Questa contadina è abbonata a “La Stampa” e leggeva con particolare gusto … la “terza pagina”, fino a quando è esistita. Ha seguito in particolare gli articoli di Filippo Burzio e mostra di averli capiti perché ripete assai a proposito alcune considerazioni. …”
Tratto da: Giocondo Falcoz, Andrea Pautasso, Origini e vicende della formazione partigiana autonoma valdostana “Vertosan” 1943-1945, Tipografia Parrocchiale di Issogne, Issogne 1989.
A casa di Thérèse e Tchandeun
Anche Gianni Torrione ne Il tempo di Carré scrive della coabitazione tra umani e bovini alla metà del 1900. Il figlio del comandante della Scuola Militare Alpina ed il suo amico Corrado sono inviati a pranzo a Cerise, un villaggio a 1500 metri di quota, sopra Aosta. Il menu improvvisato prevedeva polenta, salsicce, sanguinacci e fontina d’alpeggio, in mezzo al tavolo un fisco di vino rosso, a mo’ di dessert polenta e latte mescolati nella scodella.
“La luce non era troppa, disponendo l’intero locale di un’unica finestrella che non aveva certo la pretesa di illuminare ogni parte di quella stanza allungata a molto profonda. In fondo, davanti a una greppia, due mucche accovacciate e ruminanti sembravano godersi una sorta di siesta molto meritata. Si avvertiva la loro presenza dal calore umido che emanavano il loro corpi … Dietro alle due bestie, sul lato opposto, una catasta di legna, tagliata a piccoli pezzi e accatastati con cura per occupare il minimo spazio possibile. Poi veniva una robusta stufa economica e quindi, sempre addossato alla parete, il letto matrimoniale ricoperto interamente da un copriletto bianco , di un bianco pressoché immacolato … Non c’era nulla fuori posto. Tutto era allineato con una precisione millimetrica: una decina di bicchieri su di un ripiano sopra la finestra parevano tanti soldatini sull’attenti, come rilucevano altrettanto ben allineate varie pentole di rame appese a una trave di legno posta sopra una specie di caminetto prima della porta d’entrata.1”
Pagina ante 23.02.2021 ultimo aggiornamento 5.07.2023
- Gianni Torrione, Il tempo di Carré, Ed. Duc, Saint-Christophe, 2019, ISBN 9788831943079, pag. 248.[↩]