Percorrere il Ru de By è un’esperienza indimenticabile. Nella tratto verso l’opera di presa si cammina senza fatica in un ambiente di alta montagna molto panoramico. Si vedono pareti rocciose severe, ghiacciai e, lontane nel fondovalle, le opere dell’uomo. Si scoprono straordinarie fioriture e stalle abbandonate, lungo un ru che scorre ancora in alveo naturale per un quarto della sua lunghezza.
Accesso
Dall’uscita autostradale di Aosta Est seguire le indicazione per il raccordo autostradale del Gran San Bernardo e all’uscita della seconda galleria seguire le indicazioni per Valpelline. Dopo 3 km circa girare a sinistra sulla S.R. 29 di Doues, proseguire fino al capoluogo, e di lì seguendo le indicazioni per Champillon risalire per una dozzina di km il fianco della montagna fino ad arrivare al grande parcheggio dove termina la strada asfaltata.
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Lunghezza itinerario: 13 km
Quota presa: 2200 m
Quota scarico: 2000 m
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Dislivello: 200 m
In bici: consigliato a tratti
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Verso la presa
Il ru scorre a pochi metri dal grande parcheggio dove termina la strada, una grande croce di pietra in mezzo ai pascoli ed alcune panchine invitano a sedersi per godere del panorama. Un cartello aiuta i turisti a riconoscere le cime circostanti, su tutte spicca il Grand Combin con il suo cappello di ghiaccio.
Si attraversa il ru su di un ponticello in legno e si risale la corrente sull’argine a valle tra una bella fioritura di kummel (Carum carvi), la pianta aromatica usata un tempo per insaporire il pane di segale, e quella del timo. Alcuni larici punteggiano i pascoli e i ghiacciai del Grand Combin scintillano sotto il sole, si passa a monte della strada sterrata, a lato del sentiero è tracciato il segnavia 9.
Su di un grande cartello trilingue è disegnata una mappa con i ru più importanti del luogo, subito dopo a fianco di un piccolo ponte si vedono le paratoie in legno, sempre più rare in valle, che regolano la distribuzione delle acqua.
Vicino al ru volano un sacco di farfalle, sono attirate dalle pozze d’acqua e dalla generosa fioritura. Sulla sinistra si stacca il sentiero per il rifugio Champillon intitolato ad Adolfo Letey, sindaco di Doues per quasi quarant’anni. Si prosegue in piano lungo il ru che in questo punto è largo più di un metro, la corrente è lenta, l’acqua gorgoglia appena scorrendo verso valle.
Dalla terrazza panoramica della cappella dedicata a Nostra Signora della Neve si vede il Mont Gelé che deve il nome al suo ghiacciaio e l’ultimo villaggio della valle chiamato Glassier, ghiacciaio. Dall’altra parte della valle incombe maestoso lo sbarramento del Morillon, una catena di cime che sembra un’enorme muraglia invalicabile .
All’ombra dei larici spiccano tra il verde del sottobosco i fiori rossi dei rododendri, sotto il ru si vedono i grandi tetti dell’Alpe Champillon coperti da lastre di pietra sottilissime di serpentino che arrivano dalla Valtellina, circa 200 km più ad est lungo l’ampio arco delle Alpi.
Si esce dall’ombra confortevole del bosco e riappare il Grand Combin. Tra i pascoli si vedono cespugli di ginepro e rododendro che i vecchi conduttori degli alpeggi avrebbero estirpato immediatamente per ottenere un poco di erba in più; con il declino dell’allevamento bovino non sempre più numerosi i prati tappezzati di arbusti. In mancanza di intervento umano in qualche decina d’anni si trasformeranno in boschi.
Poco prima dell’Alpe Néan, un alpeggio abbandonato con delle belle capriate in legno, un segnavia ricorda che siamo sul Tour des Combins, l’itinerario lungo circa cento chilometri a cavallo delle Alpi tra Italia a Svizzera. Anche grazie all’importanza di questo itinerario è stata costruita una passerella metallica per superare in sicurezza un breve tratto franoso.
Dove finisce il ponticello in ferro è possibile incontrare delle marmotte alpiniste che dopo essersi arrampicate sulla roccia guardano i passanti dall’alto in basso. Purtroppo in questo punto termina l’alveo naturale del Ru de By e l’acqua scompare sottoterra nei grossi tubi che conducono all’opera di presa.
Poco più avanti alcuni massi e dei alberi sradicati indicano che siamo in una zona soggetta alla caduta delle valanghe, sotto il sentiero un muro in pietra a secco basso e robusto è stato costruito per limitare i danni che la valanga avrebbe causato ai pascoli. In estate sopra il ru si può ammirare la fioritura straordinaria del giglio di monte (Paradisea liliastrum), una distesa di fiori bianchi alti alcune spanne che spiccano tra il verde brillante dell’erba.
Si incontra quanto rimane di una staccionata pensata per fermare i bovini e lasciare passare gli escursionisti, in inglese le strutture che hanno una funzione simile hanno il nome evocativo di kissing gate, cancelli bacianti. Il sentiero poco a poco si stringe e all’improvviso si entra nella roccia. Una porzione di parete ha ceduto.
Nella fenditura che si è creata, lunga una dozzina di metri e larga nel punto più stretto una cinquantina di centimetri, scorre il ru e sopra una griglia in metallo passano gli escursionisti, sulla parete è incisa la data 1873. All’uscita del passaggio angusto si vede un grande masso che fa da tetto ad una barma, il nome che si da in Valle d’Aosta ad un riparo costruito sotto la roccia.
Un po’ più in alto rispetto alla barma si vede l’alpeggio abbandonato di Écondu, il toponimo significa “nascosto”.
La stalla è lunga una trentina di metri e larga cinque, in gran parte si sviluppa sottoterra coperta da una bella volta a botte in pietra posata secco, senza l’uso di calce.
Dopo aver guadato alcuni torrentelli si arriva ad una fascia rocciosa sopra l’alpeggio di Pleytau, si cammina sulla gettata di cemento che copre il ru passando sotto ad pezzo di roccia che si sporge sul sentiero. Per rassicurare chi soffre di vertigini è stato fissato alla roccia un robusto cordone azzurro che fa da corrimano.
All’improvviso dietro una curva appare la diga di By che da questa punto ha la forma di una rondine azzurra che vola tra il verde dei pascoli. Il ghiacciaio del Mont Gelé scintilla sotto il sole e la catena del Morillon chiude il panorama verso est.
Vicino alla diga si vede sulla destra la cappella di By e sulla sinistra la casa Farinet luogo di riposo estivo per Luigi Einaudi, secondo Presidente della Repubblica Italiana.
Sulla destra si stacca il sentiero del Tour du Combin che passa a fianco di un abbeveratoio di alta montagna costruito con due vasche da bagno di recupero. Si tratta di un riutilizzo creativo delle moderne tinozze che non è particolarmente gradevole ma ormai diffuso in tutte le zone rurali d’Europa. La sterrata prosegue come un gigantesco balcone panoramico sulla conca di By e raggiunge la presa sul torrente Clavette che spesso a fine giugno è ancora coperta di neve. Subito dopo si arriva al torrente By dove termina L’escursione.
Curiosità
Le acque dello sbarramento di By dopo un percorso sotterraneo lungo più di cinque chilometri alimentano la centrale di Valpelline. Quando non vi è necessità immediata di produzione idroelettrica, le acque proseguono il loro viaggio sotterraneo e dopo una ventina di chilometri sono immagazzinate nella diga di Place Moulin, la più grande della Valle d’Aosta.
La diga di Bionaz ha una capacità circa tremila volte superiore a quella di By ed è costruita ad una quota più bassa di una ventina di metri.
Verso lo scarico
Il Ru de By attraversa la strada asfaltata sotto terra poi torna a riveder le stelle e prosegue il suo corso con un pendenza più sostenuta ed un andamento più brioso a monte del nastro d’asfalto.
Dietro alla prima curva il panorama è straordinario, in fondo alla valle si vede in lontananza il viadotto che supera la forra scavata dal torrente Buthier, alle sue spalle la città di Aosta e la ferriera che un tempo lavorava la magnetite le miniere di Cogne, in alto due delle montagne più famose della Valle d’Aosta: a sinistra il Monte Emilius e a destra la Grivola che manca di poco i quattromila metri di quota.
Il ru rallenta la sua corsa e si allarga in una pozza dove si abbevera il bestiame. Nei pascoli fiorisce la genziana maggiore, un fiore inconfondibile per la sua taglia e per i suoi fiori gialli: può superare il metro di altezza.
Si entra nel bosco, il Ru di By precipita in una cascatella che riempie l’aria con una nube di goccioline d’acqua, un vero ristoro nelle calde giornate di luglio. Poco dopo in corrispondenza di una fascia rocciosa in ru entra in un tubo e prosegue la corsa sotterranea fino allo scarico.
Una ponticello in metallo permette di superare un vallone franoso, le reti paramassi trattengono a fatica le scaglie di pietra che piogge e forza di gravità spingono verso il basso.
Si oltrepassa il dissabbiatore e si scende lungo la sterrata ripida che passa alle spalle dell’Arp de Praz, uno dei rari alpeggi che rendono onore al senso estetico dei tecnici che li hanno progettati. La costruzione è abbandonata, i tetti dell’ala sinistra sono crollati a causa della neve ma gli archi del portico offrono ancora una vista suggestiva sul fondovalle.
Si prosegue sulla pista del ru tra i boschi di conifere, soprattutto larici ed abeti che crescono ai lati della strada e riempiono l’aria di profumi balsamici, ogni tanto qualche radura si apre nel bosco offrendo scorci interessanti sul paesaggio. Tre abeti gemelli cresciuti sulle stesse radici sono stati schiantati dalla neve e giacciono a terra in tre direzione opposte.
Nei pressi dell’alpe Parc si lascia la bella sterrata di servizio che sale all’alpeggio e si prosegue per una cinquantina di metri sulla pista erbosa che segue il corso del ru. Tra le erbe alte, dopo un viaggio di tredici chilometri, scende verso valle il poco che rimane delle acque captate nella conca di By.
Un po’ di storia
L’abbé Henry1 scrive che il Ru de By fu costruito in virtù d’un atto d’Humbert de Liconis del 25 novembre 1400 da Hugonin Taride di Doues, luogotenente della signora Pantasilea di Saluzzo vedova di Henri de Quart che deteneva i diritti signorili sul mandamento di Quart, sotto questo ru ne esiste un altro chiamato il Ru des Monts che sembra sia stato abbandonato dopo la peste del 1630 e rimesso in funzione nel 1949.
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Post del 12.05.2020 ultimo aggiornamento 25.01.2021
- Joseph-Marie Henry, Histoire populaire, religieuse et civile de la Vallée d’Aoste, Société éditrice valdôtaine (Imprimerie catholique), Aosta, 1929 pag. 136, versione digitale disponibile qui[↩]