Nell’ultima fatica letteraria di Alexis Bétemps è possibile cogliere i frutti di una ricerca etnografica durata una vita.
Il testo scritto in lingua francese tratta del rapporto tra le piante e gli uomini, ogni tanto tra le pagine trova spazio un po’ di poesia e traspare qua e là l’arguzia e la bonomia del valdostano colto: “Un’erba, verde nel verde, non è percepita spontaneamente dell’occhio se non è precedentemente conosciuta, e dunque se le è stato dato un nome. Se i loro nomi sono dimenticati le diverse conifere diventano semplicemente alberi: il paesaggio di appiattisce, diventa uniforme e la varietà infinita della natura è mortificata.“
A pagina 101 viene rivelato l’uso curioso che si faceva un tempo in Valle d’Aosta del tutolo della pannocchia: “Ognuno ne aveva uno per il suo uso personale. Lo si strofinava tra le due chiappe e lo si infilava, in alto, tra due assi del gabinetto in legno. … La volta successiva, per utilizzarlo, si girava di un quarto il cilindro e si usava la parte pulita.
I più educati non utilizzavano il tutolo più di quattro volte; dopo averlo accuratamente girato, lo gettavano tra le due assi perché marcisse nella cacca. Vi erano persone che utilizzavano lo stesso tutolo cinque o sei volte. … Per gli uni si trattava di persone maleducate, per altri di persone previdenti.“
Tratto da: Alexis Bétemps, Des plantes et des hommes, Priuli & Verlucca editori, Scarmagno, 2012, ISBN 978-88-8068-612-5, pagg. 16, 101. Traduzione italiana di Gian Mario Navillod.
L’evoluzione della tecnica
L’evoluzione della tecnica e la fantasia dell’uomo hanno prodotto diverse tipologie di latrine, è possibile che quelle costruite dopo il primo settembre 1967 e senza licenza edilizia siano a rischio di conservazione come d’altronde lo sono i fabbricati lignei del medioevo valdostano. Al ricordo delle libere defecazioni dei nostri avi e di quelle abusive o autorizzate dei nostri contemporanei dedico questa modesta raccolta.
Post del 5.09.2013 ultimo aggiornamento 28.03.2021