Il mio amico Edoardo

Edward Whymper nel 1861. Il bivacco.
Edward Whymper nel 1861. Il bivacco.

Oggi voglio raccontarvi del mio amico Edoardo, qualcuno ha già sentito la storia di Edoardo? E’ una bella storia, una storia di coraggio, di tenacia e di fortuna. Vi racconterò poi perché c’entra anche la fortuna.

Il mio amico Edoardo è nato il 27 aprile. Non vi racconto la sua infanzia, penso sia stata piuttosto animata visto che era il secondo di undici fratelli.

1860

A vent’anni è sbarcato sul continente dall’Inghilterra.

Era un ragazzo fortunato Edoardo, aveva un nonno che tanti ragazzi di vent’anni vorrebbero avere, faceva il mastro birraio di mestiere, ed era anche consigliere comunale1.

Suo papà invece era un artista: ci sapeva fare con il disegno. Era andato a bottega da uno scultore, poi si era trasferito a Londra per studiare disegno e pittura.

Si chiamava Giosia, proprio come quel re dell’antico testamento che Michelangelo ha dipinto nella Cappella Sistina con in braccio un bimbo con culo scoperto2. Un tempo in Vaticano si potevano dipingere anche i culi scoperti, ora non più.

Il suo cognome si scriveva con la “i” semplice. “To whimper” è un verbo inglese che significa piagnucolare e al papà di Edoardo probabilmente non piaceva tanto sentirsi chiamare “piagnucola”. Appena diventò un artista conosciuto tolse la “i” semplice e la trasformò in “y”. Un po’ come fanno le signorine italiane che si chiamano come la città di Ilio, quella che ha dato il nome all’Iliade, e pronunciano il loro nome Troìa.

Edoardo aveva preso dal papà. Ci sapeva fare con il disegno. Ed era anche fortunato perché il papà aveva messo su una delle più importanti ditte di incisione xilografica di Londra.

Sapete cos’è un incisione xilografica?

No, non c’entra niente la stilografica, lo strumento per scrivere che si usava già nell’alto medioevo. Il nome “stilografica” deriva dal greco stìlos=colonna e da grafò=graffiare, incidere dei segni per scrivere o disegnare. Ikos e un suffisso aggettivale dicono i grammatici.

La xilografia si usava un tempo per avere tante copie dello stesso disegno. Si incideva il disegno sul legno (ksìlon in greco) e poi lo si inchiostrava e si stampava, anche migliaia di copie se il legno era duro come quello del bosso.

Il papà di Edoardo lavorava anche per John Murray, il famoso editore. Proprio l’editore che pubblicò “L’origine delle specie” di Charles Darwin. Murray era anche l’editore delle vendutissime guide di viaggio che già nel 1838 parlavano bene del vino di Chambave3.

Belvedere sul Cervino/Matterhorn dal Tour di Mande di Valtournenche - Foto di Gian Mario Navillod.
Belvedere sul Cervino/Matterhorn dal Tour di Mande di Valtournenche – Foto di Gian Mario Navillod.

Torniamo ad Edoardo. Nel 1860 un editore di Londra chiese ed Edoardo di fargli qualche schizzo delle più importanti cime delle Alpi.  Così si imbarcò per il continente e passò l’estate a disegnare le montagne svizzere, italiane e francesi.

Sull’elenco figurava anche una montagna del Delfinato, una delle più alte delle Alpi francesi, i disegni dovevano servire a celebrare il trionfo di un gruppo di inglesi che doveva aprire una nuova via. Vennero, videro ma non vinsero.

1861

Edoardo tornò l’anno seguente. Con una guida francese ed un amico salì sul monte Pelvoux, più di 3900 metri di quota. Allora si riteneva fosse la cima più alta di Francia. Aveva 21 anni.

C’è qualcuno che mi guarda perplesso: ma se Balmat e Paccard erano già saliti sul Monte Bianco nel 1786 come mai si pensava che il Pelvoux fosse la cima più alta di Francia? Occorre fare un inciso.

Dopo la seconda guerra d’indipendenza italiana, il 24 marzo 1860, Vittorio Emanuele II di Savoia futuro Re d’Italia, con il trattato di Torino4 cedette alla Francia Savoia e Nizza. Ne ebbe in cambio la Lombardia e subito dopo vennero annesse al Regno d’Italia la Toscana e l’Emilia Romagna.

Fino ad allora l’intero massiccio del Monte Bianco era parte integrante del Regno di Sardegna, diventato poi Regno d’Italia, e la prima ascensione del 1786 fu compiuta da Jacques Balmat e Michel Gabriel Paccard, fedeli sudditi di Vittorio Amedeo III, Re di Sardegna. Mica di Luigi XVI Re di Francia.

Soldati italiani in armi sulla vetta del Monte Bianco. Primo a dx: S. Ten. Pierino Mattio.
Soldati italiani in armi sulla vetta del Monte Bianco. Primo a dx: S. Ten. Pierino Mattio.

Con il trattato di Torino il Monte Bianco fu diviso a metà tra Italia e Francia, anche se i francesi dicono che la cima è tutta in territorio francese.

Dopo il Pelvoux Edoardo pensò al Cervino, una montagna che ancora negli anni ’60 dell’ottocento era ritenuta inaccessibile.

Come avete fatto tutti passò da Chatillon e salì a Cervinia, era il 28 agosto del 1861. Vide diverse guide che non gli inspirarono fiducia e chiese della migliore. I consigli furono unanimi, il migliore era un ex bersagliere.

Il gallo della Valtournenche allora era Carrel, Jean-Antoine Carrel. Ben piantato, aria risoluta, persino un po’ fiera. Il più bravo scalatore che Edoardo avesse mai conosciuto.

Ma Carrel voleva che Edoardo ingaggiasse anche una seconda guida, due guide per un cliente, per salire il Cervino. Troppi secondo Edoardo.

La prima tenda di Edward Whymper al Colle del Leone.
La prima tenda di Edward Whymper al Colle del Leone.

PRIMA VOLTA SUL CERVINO

Edoardo bivaccò al Colle del Leone con un’altra guida, in due, soli, il giorno dopo arrivarono alla Cheminée. La guida provò a salire ma poi si arrese alle prime difficoltà alpinistiche. Edoardo superò la Cheminée senza alcun aiuto poi provò a tirare su la guida ma niente da fare. Il pelandrone, come l’ha apostrofato Edoardo voleva tornare a Cervinia. E così dovettero tornare a valle tutti e due. Non si può salire il Cervino da soli.

La guida Luc Meynet in un disegno di Edward Whymper
La guida Luc Meynet in un disegno di Edward Whymper.

1862

Il 5 luglio dell’anno successivo Edoardo era nuovamente a Cervinia con due guide svizzere e il suo amico del Pelvoux, cercò un portatore, che si occupasse della nuova tenda progettata da Edoardo, si mise d’accordo con Luc Meynet, soprannominato il gobbo di Cervinia, il gobbo del Breuil si diceva una volta, un brav’uomo. La malasorte aveva caricato le sue spalle curve anche della responsabilità di allevare i figli dei fratello.

SECONDA VOLTA SUL CERVINO

Il 7 luglio erano di nuovo in marcia per il Cervino ma dopo un bivacco al Colle del Leone il maltempo li costrinse a rientrare a valle. Qui trovarono Carrel che era salito a vedere cosa combinavano quegli intrusi sulla sua montagna.

TERZA VOLTA SUL CERVINO

Carrel accettò di accompagnarli sul Cervino con un suo amico, Pession. Il 9 mattina il vento era caduto, salirono e bivaccarono a più di 3800 metri di quota. Il giorno dopo Carrel passò La Cheminée, lo seguirono Edoardo ed il suo amico, poi Pession che si sentì male e costrinse tutti a rientrare a valle.

Tre volte aveva tentato e tre volte aveva dovuto tornare indietro. Non per la difficoltà dell’ascensione che fino a circa 4000 metri di quota era quasi un gioco ma per la mancanza di uomini capaci e coraggiosi. Che Edoardo non riusciva a trovare.

Il Cervino non si sale se il tempo è brutto. Edoardo profittò della sosta forzata per andare a Zermatt ma non trovò guide disposte a venire a Valtournenche. Per non sprecare la vacanza salì sul Monte Rosa. Era una macchina da guerra il mio amico Edoardo. Aveva 22 anni allora.

Io a ventidue anni tiravo il sesto grado ma in palestra di roccia, ad Arnad. E la sera ci fermavamo a bere una birra sotto il pergolato di Moise. Bivaccare su Cervino sopra il ghiaccio come aveva fatto Edoardo non era proprio nelle nostre corde.

Edoardo era riuscito finalmente a mettere d’accordo la tecnica di Carrel e la buona volontà di Meynet: loro tre avrebbero raggiunto per primi la vetta. In attesa che le due guide si liberassero dai loro impegni la nuova tenda era rimasta sul Cervino. E se la tempesta l’avesse portata via?

QUARTA VOLTA SUL CERVINO

Il 18 luglio Edoardo decide di salire, da solo, per vedere in che condizioni era la tenda. La trova in ottime condizioni. La monta. All’interno ci sono ancora viveri per alcuni giorni. E’ così bello il panorama che all’imbrunire decide di passare la notte lassù.

Vede il crepuscolo diventare notte, vede la terra scomparire nel buio e comincia a sentirsi solo. Solo come se fosse rimasto l’unico abitante dell’universo. Poi la luna sorge. E a mano a mano che si alza sull’orizzonte le montagne riemergono dall’oscurità. La luce leggera della luna si riflette sulle nevi del Monviso a più di 160 km di distanza. Viene la pelle d’oca a pensare ad un cielo così limpido.

La caduta di Edward Whymper sotto la testa del Leone.
La caduta di Edward Whymper sotto la testa del Leone.

Il giorno dopo Edoardo sale in solitaria fino alla Cravate, quasi 4100 metri di quota, poi ridiscende e sotto il Colle del Leone in un punto che si percorre di solito slegati scivola sul terreno ghiacciato e casca. Casca e rimbalza, precipita per settanta metri fermandosi giusto sul bordo del precipizio.

Per fortuna nulla di rotto ma dalle ferite alla testa ad ogni pulsazione il sangue gli schizza negli occhi. Non vede più nulla. Cerca di chiudere le ferite con una mano, con l’altra si tiene aggrappato alla roccia ma non basta. Con un calcio stacca un blocco di neve e se lo piazza in testa. E’ una buona idea. L’emorragia diminuisce. Per fortuna. Piano piano Edoardo risale il pendio. Non appena si sente al sicuro perde i sensi. Si riprende al tramonto e raggiunge l’albergo di Cervinia a notte fonda. 1500 metri più in basso.

Cerca di entrare in camera di nascosto ma l’albergatore lo vede e si spaventa, in pochi minuti tutto l’albergo accorre. Per aiutare a cicatrizzare le ferite gli consigliano un vecchio rimedio: lavare le piaghe con vino caldo ben salato.

Edward Whymper convalescente e la zangola per il burro.
Edward Whymper convalescente e la zangola per il burro.

QUINTA VOLTA SUL CERVINO

Sarà il vino caldo e salato, saranno i suoi 22 anni ma quattro giorni dopo, il 23 luglio, è di nuovo sul Cervino accompagnato da Meynet, Carrel ed il cugino di Carrel, César. Passano la notte nella tenda poi il 24, superano i 4000 metri salendo lungo la via di Edoardo. Ripercorrono i suoi passi.

Ma il tempo cambia. Carrel insiste per scendere. Edoardo insiste per bivaccare in quota, hanno viveri per una settimana. Carrel la vince. E’ più vecchio, ha 33 anni, gli anni di Cristo, ed è il gallo del pollaio nella Valtournenche. Ma sotto il Colle del Leone il tempo è bello. Aveva ragione Edoardo.

Edoardo non riesce a spiegarsi la condotta di Carrel in quella occasione. Pensa che cercasse di tirarla per le lunghe. Era il più forte arrampicatore della valle, non aveva rivali. Più la faceva difficile questa nuova via, più il suo prestigio aumentava. E chiese sempre di essere pagato alla giornata5. Carrel promette di ritentare il giorno seguente, se fa bello.

SESTA VOLTA SUL CERVINO

Il 25 Meynet è pronto ma i due Carrel sono andati a caccia di marmotte. Dicono. Così Edoardo e Meynet salgono. Soli. Bivaccano nella tenda e poi di buon’ora superano il punto in cui il 24 Carrel ha voluto tornare indietro e la massima quota raggiunta il 19, in solitaria, da Edoardo.

Riescono quasi ad oltrepassare la Cravatta poi non ce la fanno. Sono solo in due. Decidono di tornare a valle per cercare una scala leggera o un compagno che li aiuti a superare i punti più difficili.

Il Cervino e i sette tentativi di raggiungerne la cima, disegno di Edward Whymper
Il Cervino e i sette tentativi di raggiungerne la cima, disegno di Edward Whymper.

Scendono veloci, ormai conoscono la montagna ma a Cervinia, il 26, li attende una brutta sorpresa. Carrel salirà l’indomani con il Professor John Tyndall e altre tre guide. La nuova via sarà loro. 6

SETTIMA VOLTA SUL CERVINO

Il 27 la spedizione parte ed Edoardo si rassegna a fare i bagagli, le vacanze sono finite e deve rientrare a Londra. Si accorge di aver dimenticato qualcosa nella tenda. Che fare? A mezzogiorno parte, raggiunge la spedizione al Colle del Leone, la supera e nei pressi della tenda evita per un pelo una frana che si schianta sul ghiacciaio sottostante. Edoardo aspetta il Professore Tyndall sotto la tenda ed al suo arrivo gli da il benvenuto poi scende a Cervinia. Era un gentiluomo il mio amico Edoardo.

Edoardo dice di aver dimenticato della roba in tenda. Forse è così. Forse ha voluto dare un’occasione al Professor Tyndall per fare un gesto generoso, per dividere con un ragazzo di 22 anni la gloria della nuova via da aprire sul Cervino. Aveva 41 anni il Professore, l’anno prima aveva aperto una nuova via sul Weisshorn in Svizzera, 4505 metri. Voleva far da solo il Professore. Ma snobbare il mio amico Edoardo, un ragazzino di 22 anni non gli ha portato fortuna.

Edoardo aveva i bagagli pronti, tutti erano convinti del successo della spedizione, ma il Professore scende sconfitto: sono giunti a 250 metri vetta ma son dovuti tornare indietro.

Perché son dovuti tornare indietro? Tyndall aveva con se due guide svizzere e i due Carrel che erano stati ingaggiati come portatori. In un passaggio difficile una guida svizzera si rifiutò di proseguire, l’altra da sola non riusciva. Si chiese aiuto ai due valdostani che si rifiutarono di prestarlo: “siamo solo i vostri portatori, chiedete alle vostre guide”. Così ha detto Jean-Antoine Carrel al professor Tyndall7.

1863

Il 29 luglio Edoardo mette piede sul continente e con una piccola mancia riesce a far passare alla dogana francese tutto il materiale alpinistico comprese le corde e due scale lunghe quasi 4 metri ciascuna. Una piccola mancia accettata dai doganieri francesi, chi l’avrebbe mai detto?

Alla dogana italiana invece non accettano mance e il materiale sembra sospetto. Sono gente seria i doganieri italiani. Non si passa senza una spiegazione plausibile. Salire il Cervino? Ci prende in giro? Un doganiere più sveglio lo tira fuori dai guai: “Il signore è forse un acrobata, una artista di strada, le scale servono per il suo numero e le corde per tenere a distanza il pubblico” – “Il signore è dunque un acrobata?” – “Si certo!” – “lasciate passare il bagaglio dell’acrobata!8.

Per portare le scale da Châtillon a Cervinia Edoardo le carica su un mulo come si faceva ancora fino al 1891 quando la strada carrozzabile arrivò a Valtournenche. Leggo sul suo diario “Dovetti noleggiare un mulo per trasportare le scale e visto che erano troppo lunghe per essere messe di traverso sul basto, si dovette appoggiarle per lungo sullo schiena, un’estremità oltrepassava la testa e l’altra la coda. Un mulo che sale o che scende in montagna lo fa costantemente con movimenti sussultori, così le scale batterono più volte il loro trasportatore sia tra le orecchie che sui fianchi. L’animale non potendo sapere quale strana creature avesse sul dorso, si mise a scuotere la testa e a sgroppare, cosa che gli cagionò dei colpi ancora più violenti. Alla fine scappò a tutta birra, e si sarebbe gettato in un precipizio, se gli uomini che m’accompagnavano non l’avessero acchiappato per la coda. Misi fine ai tormenti della povera bestia facendolo seguire da un uomo che sosteneva l’estremità della scala, cosa che lo obbligava ad alzare ed abbassare incessantemente le braccia e a salutare le parti posteriori dell’animale in un modo che lo rallegrava assai meno dei suoi compagni8.

Passando da Antey Edoardo capisce che il Ru del Pan Perdu di Antey è medievale e non romano. Non per nulla era un artista. Arriva a Cervinia ed il primo agosto si sveglia con le neve sotto i 3000 metri.

Decide di fare il Tour del Cervino con Carrel e Meynet. Da Prarayer tentano la prima ascensione alla Dent D’Hérens. C’è qualche dubbio sulla via da seguire: si sceglie quella indicata da Carrel. Superano i 3800 metri di quota e poi … tornano indietro. Impossibile andare oltre. Qualche giorno dopo un’altra cordata raggiunge la vetta, seguendo la via suggerita da Edoardo9.

Monte Cervino dall'inizio del sentiero per il Bec Pio Merlo - Foto di Gian Mario Navillod.Monte Cervino dall'inizio del sentiero per il Bec Pio Merlo - Foto di Gian Mario Navillod.
Monte Cervino dall’inizio del sentiero per il Bec Pio Merlo – Foto di Gian Mario Navillod.

Di rientro in Valtournenche salgono sul Grand Tournalin, non l’antecima dove si sale ora. La cima vera e propria, è l’8 agosto del 1863. E da allora Edoardo raccomanda l’ascensione al Grand Tournalin ad ogni persona che abbia una giornata da passare nella Valtournenche.

OTTAVA VOLTA SUL CERVINO

Poi Edoardo tenta ancora una volta l’ascensione sul Cervino, con Carrel, Meynet ed altri tre. Ma il brutto tempo li respinge. Dopo un bivacco in mezzo alla tempesta riescono a salire ancora un po’ sulla neve fresca. Poi sotto la corda Tyndall si arrendono al maltempo. Le vacanze sono finite. Edoardo deve tornare a Londra.

Scendono a Cervinia dove il loro racconto è accolto con incredulità crescente: Favre, l’albergatore che li ospita dice: “Come, non è nevicato qui, ha fatto sempre bello, abbiamo visto solo una piccola nuvola sul Cervino“. Proprio quella che ha bloccato Edoardo tra fulmini e saette.

Forse non era granché fortunato Edoardo, o forse era il Cervino che lo respingeva.

La guida Michel Croz in un disegno di Edward Whymper.
La guida Michel Croz in un disegno di Edward Whymper.

1864

Edoardo decide si prendersi un po’ di respiro. Basta con il Cervino. Torna nel Delfinato con quella che diventerà la sua guida preferita. Michel Croz. Dice di Croz: “i posti dove voi ed io avremmo penato e sudato anche se gelati fino alle ossa erano per lui delle bagatelle“.

Di tutte le guide con le quali ho viaggiato, Michel Croz è quella che ho preferito. Faceva il suo dovere con il cuore. Non occorreva pressarlo o ripetergli due volte la stessa consegna. Era sufficiente dirgli cosa bisognasse fare, come occorresse farlo, e ciò che gli si chiedeva era fatto, se era possibile.10.

Proprio nel Delfinato Edoardo osserva un curioso fenomeno, si tratta del’evaporazione del vino: “La notte passò senza alcun incidente degno di menzione, ma, al mattino, avemmo l’occasione d’osservare un curioso esempio di evaporazione che si può osservare frequentemente nelle Alpi. Il giorno prima, alla sera, avevamo appeso ad una asperità della roccia l’otre impermeabile che conteneva cinque bottiglie di vinaccio di Rodier. Il mattino, anche se pareva che l’otre non fosse stato stappato durante la notte, i quattro quinti del contenuto erano evaporati. Era un fenomeno molto strano;  né io né i miei amici avevamo bevuto una goccia di vino, e le guide dichiararono una dopo l’altra che non avevano visto nessuno berne. Evidentemente, la sola spiegazione di questo fenomeno doveva essere la secchezza dell’aria. Tuttavia è importante osservare che la secchezza dell’aria (o l’evaporazione del vino) è sempre maggiore quando un forestiero fa parte di una spedizione, e la secchezza causata dalla presenza di un solo portatore di Chamonix è talmente grande che non sono più i quattro quinti che evaporano, ma l’intero contenuto. Ho avuto per un certo tempo una grande difficoltà a combattere questo singolare fenomeno, ma finii per scoprire che, quando mi servivo dell’otre di vino come cuscino, nessuna evaporazione aveva luogo11.

Del Delfinato Edoardo ricorda le belle montagne ed i pessimi alberghi, si dice  che “l’inventore della polvere insetticida abitasse il Delfinato, non fatico a crederlo. Ha dovuto spesso nell’infanzia e in gioventù constatare la necessità di questa preziosa invenzione12.

Il 2 luglio arrivò a Chamonix per una serie di ascensioni sul Monte Bianco: di tutte le ascensioni vi ricordo solo quella al Mont Dolent. Edoardo scrive che è “un vero e proprio belvedere … il panorama [dalla vetta] è esteso come quello di cui si gode dalla cima del Monte Bianco, ma è molto più bello“.

Poi Edoardo passa in Svizzera dove impara i segreti della fabbricazione del formaggio: “Un indigeno, orribilmente  sporco, ci invitò ad entrare, … era presissimo dalla fabbricazione dei suoi formaggi. Uno di quegli sgabelli ad una gamba che si utilizzano per mungere le mucche, solidamente legato al fondoschiena, gli dava uno strano andazzo quando si alzava per soffiare in un gran tubo, poiché, per fabbricare i suoi formaggi, doveva soffiare, a quanto pare, per dieci minuti in quel gran tubo che rimpiazzava un soffietto. Terminata l’operazione si rannicchiava sul suo sgabello per riprender fiato, tirando qualche boccata da una piccola pipa, poi si rimetteva a soffiare nel suo tubo con nuovo vigore. Questo processo di fabbricazione era, ci dissero, indispensabile per ottenere una buona qualità del formaggio; ci parve, lo confesso, molto sporco. Ora so da dove arriva il sapore particolare di certi formaggi svizzeri13.

Quando Edoardo arriva a Zermatt per tentare ancora una volta l’ascensione al Cervino una lettera l’aspetta con cattive notizie: deve rientrare di corsa a Londra.

Monte Cervino e bacino per l'innevamento artificiale al Colle Nord delle Cime Bianche – Foto di Gian Mario Navillod.
Monte Cervino e bacino per l’innevamento artificiale al Colle Nord delle Cime Bianche – Foto di Gian Mario Navillod.

1865

In cinque stagioni di arrampicate sulle Alpi Edoardo ha imparato diverse cose: di fidarsi di nevai e ghiacciai per guadagnare in fretta quota, ad usare i colatoi e le piccole creste invece delle creste principali che spesso presentano grandi difficoltà, a studiare con attenzione gli insuccessi di chi lo aveva preceduto per imparare dagli errori passati.

Tutte le ascensioni del 1865 seguirono queste semplici regole: salire il più in alto possibile su ghiacciai e nevai, proseguire all’interno dei colatoi innevati, poi iniziare ad arrampicare sulla roccia evitando, se possibile, le creste.

Raggiunge per primo al vetta del Grand Cornier 3962 m, perde un po’ di pelle delle dita nel freddo intenso dell’ascensione alla Dent Blanche 4357 m poi passa il Colle del Teodulo e Guarda il Cervino con occhi nuovi:
1) sulla parete nord est si ferma la neve dunque non può essere così ripida come si pensa;
2) gli strati di roccia che formano il Cervino sono inclinati verso l’alto ad est e verso il basso ad ovest perciò probabilmente agli strapiombi della cresta ovest si contrappongono le placche della parete nord-est.

Se non avesse dovuto tornare in fretta a casa nel 1864 ci sarebbe probabilmente arrivato un anno prima alla vetta, il mio amico Edoardo.

NONA VOLTA SUL CERVINO

Il 21 giugno il settimo tentativo è interrotto sul nascere da una frana che spazza il canalone di salita. Troppo pericoloso continuare.

Michel Croz e Edward Whymper.
Michel Croz e Edward Whymper.

Croz consiglia di dirigersi verso il Monte Bianco dove hanno altre ascensioni in programma.

Il 24 giugno Edoardo compie la prima ascensione delle Grandes Jorasses, arriva ai 4184 m della cima che oggi porta il suo nome. E’ quella più vicina all’Aguille Verte 4122 m che Edoardo salirà il 29 giugno, suscitando grande scandalo tra le guide di Chamonix che non vedono di buon occhio che uno straniero, accompagnato da guide svizzere, abbia compiuto una prima sul loro Monte Bianco.

A Chamonix scoppia un piccolo tumulto, le guide svizzere Almer e Biener che hanno accompagnato Edoardo sull’Aguille Verte vengono minacciate e si trovano a vagare da un albergo all’altro senza trovare nessun albergatore disposto ad ospitarle14.

L’ufficio delle guide è pieno di una folla tumultuosa, una guida, solitamente un bravo ragazzo, arringa i presenti. L’intervento dei gendarmi placa gli animi, l’arringatore è arrestato ed il brigadiere in servizio presenta le sue scuse ad Edoardo che si astiene dal denunciare i facinorosi15.

Alcune guide di Chamonix non ci hanno fatto una bella figura. Neppure la società delle Guide di Chamonix, la più antica delle società delle Guide, ha fatto una bella figura. Edoardo in questa occasione si è fatto un buon numero di nemici tra i professionisti della montagna di Chamonix.

Il 7 luglio Edoardo entra nella Valtournenche dal colle di Valcournera. Chiede alle due guide svizzere di accompagnarlo sul Cervino me esse rifiutano: “ovunque ma non il Cervino” dicono.

Forse sono davvero convinte che il Cervino è una montagna impossibile da scalare, forse la lezione di Chamonix è servita: meglio non pestare i piedi ai colleghi italiani dopo aver fatto arrabbiare quelli francesi.

Edoardo trova Carrel, gli propone di passare il Colle del Teodulo il 9 sera e di piantare la tenda sul versante occidentale il più in alto possibile. Carrel vuole ritentare per la via italiana. Edoardo propone di farlo solo se la nuova via si rivelerà impraticabile: Carrel accetta la proposta e Edoardo congeda a malincuore le due guide svizzere Almer e Biener. Hanno fatto insieme più di 30 000 m di dislivello positivo. Qualcosa di più del Tor des Géants, la gara di endurance trail più dura al mondo, si dice.

L’8 luglio è dedicato ai preparativi.

Il 9 mattino Edoardo scende a Valtournenche per visitare un conterraneo ammalato ed incrocia un turista accompagnato da un mulo e da diversi portatori, tra di essi Jean-Antoine Carrel. “Ma cosa fate?” – “Diamo un aiuto ai portatori del Signore” – “Bene, appuntamento a Cervinia, partiremo a mezzanotte, come convenuto.

Sì ma potremo accompagnarla solo fino a martedì 11, poi dovremo guidare una distinta famiglia in un viaggio in Valle d’Aosta” – “Perché non me l’avete detto prima?” – “Perché non era ancora deciso il giorno“.

Occorrono medicine per il malato inglese ed Edoardo scende fino a Châtillon a comperarle. La sera tardi rientra a Valtournenche mentre piove a catinelle e sotto i portici della chiesa incontra Jean-Antoine Carrel: “Vi credevo ad aspettarmi a Cervinia” – “No, signore, quando è scoppiato il temporale ho capito che non avremmo potuto partire stasera e sono sceso a dormire qui.” – “Ah Carrel! Contando su di voi ho congedato le mie guide e voi mi abbandonate per accompagnare delle signore, non potete farvi sostituire?” – “No signore, non posso rompere la parola data.” – “Beviamo un bicchiere” gli dice Edoardo. Passò mezzanotte e stavano ancora chiacchierando delle loro gite.

Il 10 fa ancora brutto. Edoardo sale a Cervinia e saluta Jean-Antoine Carrel.

Il giorno dopo, l’11, il malato inglese che nel frattempo è guarito chiede ad Edoardo se era a conoscenza della novità: una grossa spedizione di guide era partita in  mattinata per tentare l’ascensione al Cervino. “Chi è il capo spedizione?” – “Jean-Antoine Carrel, con le sette migliori guide della Valtournenche“.

La distinta famiglia non era altri che il geologo Felice Giordano, fondatore del CAI, che aveva organizzato la spedizione. con l’allora Ministro delle Finanze del Regno d’Italia Quintino Sella.

Le bugie hanno le gambe corte. C’è chi sostiene che Jean-Antoine Carrel le disse per amor di patria, chi per mettere insieme il pranzo con la cena. Di una cosa sono sicuro: Amé Gorret, il prete alpinista grazie al quale i valdostani apriranno la via italiana a Cervino non avrebbe detto bugie.

Torniamo ad Edoardo. A Cervinia mortificato vede partire le guide che avrebbe dovuto accompagnarlo sulla via svizzera al Cervino. Solo, con un bagaglio che necessita di almeno altre due persone vaga alla ricerca di guide o portatori che declinano uno dopo l’altro l’ingaggio: c’è chi è sul Cervino con Carrel, chi a Châtillon, un terzo è malato.

Chissà perché l’unico alpinista che può arrivare sul Cervino prima di Carrel non riesce a  trovare nella Valtournenche delle guide disponibili ad accompagnarlo.

Verso mezzogiorno si avvistano i primi turisti che scendono dal colle del Teodulo, li precede un giovane inglese sveglio: lord Francis Douglas, 18 anni, che mette a disposizione di Edoardo e del suo bagaglio la sua guida.

L'uso corretto della corda secondo Edward Whymper
L’uso corretto della corda secondo Edward Whymper.

Non potendo ritardare oltre la partenza di Edoardo Favre, l’albergatore, mette a disposizione una delle guide dell’albergo. In quattro, carichi come dei muli, con 180 metri di corda sulle spalle attraversano il Teodulo la mattina del 12.

A Zermatt sorpresa! Michel Croz è seduto davanti alla porta dell’Hotel Mont Rose, ingaggiato da Charles Hudson, 36 anni, pioniere dell’alpinismo accademico (l’alpinismo che si pratica senza guida). 10 anni prima Hudson aveva compiuto la prima ascensione senza guida del Monte Bianco.

Croz e Hudson sono con Douglas Robert Hadow, 19 anni, che è già salito sul  Monte Bianco. Ed è stato più veloce della maggior parte degli alpinisti. Per lui garantisce Hudson.

Anche loro vogliono salire sul Cervino.

Dopo cena Edoardo e lord Francis Douglas si trovano d’accordo: sarebbe spiacevole vedere due spedizioni salire contemporaneamente sulla stessa montagna e invitano Hudson ad unire le forze. Hudson accetta.

Il 13 luglio la spedizione parte da Zermatt alle 5:30. Ne fanno parte 4 alpinisti e 4 guide: Croz, Peter Taugwalder e i suoi due figli.

Edoardo si occupa del vino e si comporta da bravo oste. Racconta “ero incaricato del trasporto degli otri che contenevano la provvista di vino; ogni volta che ne bevemmo nella giornata, ebbi cura di riempirli discretamente con dell’acqua; così, alla sosta successiva, si trovavano ancora più gonfi che alla partenza! Questo fenomeno, che parve quasi miracoloso, fu considerato come un presagio favorevole16.”

Prima di mezzogiorno trovano un posto eccellente per montare la tenda: sono a 3350 m di altezza. Croz parte in ricognizione con il giovane Peter Taugwalder: “nessuna difficoltà,” dice “avremmo potuto raggiungere la vetta in un solo giorno.

Il 14 sono in piedi prima dell’alba, Peter Taugwalder prosegue come guida mentre suo fratello rientra a Zermatt.

la vetta del Cervino nel 1865, disegno di Edward Whymper.
La vetta del Cervino nel 1865, disegno di Edward Whymper.

Alle 6 e 20 sono a 3900 metri, alle 10 arrivano a 4270 metri, alle 1:40 sono in vetta. E gli italiani, saranno già arrivati in vetta?

No, la neve rivela che nessun piede umano ha calcato la vetta prima di Edoardo, gli italiani sono ancora nei pressi della Cravatta, lontani.

Edoardo ce l’ha fatta: per sette volte ha cercato di arrivare in vetta ed è dovuto tornare indietro, altre due volte è salito sui fianchi del Cervino e solo all’ottavo tentativo ha raggiunto il suo scopo.

Aveva 25 anni Edoardo quando è riuscito a raggiungere le vetta del Cervino, primo uomo al mondo.

E dispiace che la migliore guida della Valtournenche ci sia arrivato tre giorni dopo, grazie ad Amé Gorret, il prete alpinista che reggendo una corda tra le sue mani permetterà a Jean-Antoine Carrel di raggiungere la vetta.

Ce l’ha fatta Edoardo, ci ha provato con l’incoscienza dei suoi 21 anni e c’è riuscito con il coraggio e l’esperienza che ha maturato in 5 anni di scalate nelle Alpi.

È stato tenace, per nove volte è stato respinto e per nove volte ci ha riprovato. La decima ce l’ha fatta.

La fortuna? Cosa c’entra la fortuna?

Edward Whymper e Michel Croz sulla vetta del Cervino nel 1865.
Edward Whymper e Michel Croz sulla vetta del Cervino nel 1865.

La gioia per la conquista del Cervino venne turbata da un tragico
incidente. Mentre scendevano dalla vetta Hadow scivolò e travolse Croz. Hudson e Douglas non riuscirono a trattenerli e vennero trascinati nel vuoto.

Sopravvissero alla tragedia solo Edoardo e le due guide Taugwalder grazie alla rottura della corda che li legava ai primi quattro.

Se Edoardo fosse stato legato al posto di Hudson, non sarebbe sopravvissuto all’incidente, io non lo avrei conosciuto e non avrei potuto raccontarvi la sua storia.

Ecco cosa c’entra la fortuna.

Per saperne di più.

In inglese: Edward Whymper, Scrambles amongst the Alps in the years 1860-1869 by Edward Whymper, fifth edition, London, John Murray, 1900, disponibile in versione digitale a questo indirizzo: http://goo.gl/x5kHLD, audiolibro http://goo.gl/S9Uecl

In francese:Edouard Whymper, Escalades dans les Alpes de 1860 à 1869, ouvrage traduit de l’anglais avec l’autorisation de l’auteur par Adolphe Joanne, Librairie Hachette, Paris 1873, disponibile in versione digitale a questo indirizzo: http://goo.gl/ocX4WF

In italiano: Georges Carrel, La Vallée de Valtournenche en 1867, pubblicata sul bollettino del CAI n. 12 del primo semestre 1868, a pag. 15, disponibile in versione digitale con traduzione italiana a fronte a questo indirizzo: http://goo.gl/Sy1UmK

Estratto da Amé Gorret, Ascension du Mont-Cervin, Feuille d’Aoste n. 41, 43, 44, Aoste, 1865, disponibile in versione digitale con traduzione italiana a questo indirizzo: http://goo.gl/kgjfvZ

Post del 14.07.2015 ultimo aggiornamento 20.01.2022

  1. http://www.suffolkpainters.co.uk/index.cgi?choice=painter&pid=679[]
  2. http://it.wikipedia.org/wiki/Giosia,_Ieconia_e_Salatiel[]
  3. https://books.google.it/books?id=_AoIAAAAQAAJ&hl=it&hl=it&pg=PA252&img=1&zoom=3&sig=ACfU3U2dwoxcb0RHBaG8xMeM4F2Vwy9E_w&ci=463%2C332%2C464%2C309&edge=0[]
  4. http://mjp.univ-perp.fr/traites/1860turin.htm[]
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  9. https://archive.org/stream/scramblesamongst00whymuoft?ui=embed#page/146/mode/1up[]
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  12. https://archive.org/stream/scramblesamongst00whymuoft?ui=embed#page/218/mode/1up[]
  13. https://archive.org/details/scramblesamongst00whymuoft/page/241/mode/1up?ui=embed&view=theater[]
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  15. https://archive.org/stream/scramblesamongst00whymuoft?ui=embed#page/352/mode/1up[]
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