Il Rifugio Mezzalama

Rifugio Mezzalama nell'ottobre 2014 - Foto di Gian Mario Navillod.
Rifugio Mezzalama nell’ottobre 2014 – Foto di Gian Mario Navillod.

Partenza: 1686 m
Arrivo: 3009 m
Dislivello in salita: 1300 m circa

Andata: 4h00
Ritorno: 2h30
Totale: 6h30

Difficoltà: E
Segnavia: 7, 7A, 8.

Tratti difficili: no
Tratti esposti: sì
Ombra: parziale

pericolo caduta massi: sì

Da vedere: il Pian di Verra, la morena del Grande Ghiacciaio di Verra, i seracchi, il Rifugio Mezzalama.

Itinerari collegati: il villaggio dei Salassi del Tantané, il Grand Tournalin, il Bivacco Manenti.

Come arrivare: Click quiClick qui per vedere le mappe – Click qui, qui e qui per le tracce GPS (.gpx) – VISITE GUIDATE A PARTIRE DA 12 EURO.

I ghiacciai e il Rifugio Mezzalama - ottobre 2014 - Foto di Gian Mario Navillod.
I ghiacciai e il Rifugio Mezzalama – ottobre 2014 – Foto di Gian Mario Navillod.

Introduzione.

La gita al Rifugio Mezzalama è una delle più belle escursioni che si possano fare in Valle d’Aosta. Ha un unico difetto: occorrono delle gambe allenate per arrivare ai tremila metri di quota di questo rifugio con il sorriso sulle labbra. Da Saint-Jacques di Ayas si snoda un itinerario piacevole e vario che porta passo dopo passo alla scoperta del magico mondo dei ghiacci.

Pian di Verra in autunno - Foto di Gian Mario Navillod.
Pian di Verra in autunno – Foto di Gian Mario Navillod.

Si parte dal capolinea degli autobus, proprio di fronte alla canonica deve abitò per lunghi anni l’Abbé Gorret, il celebre prete alpinista al quale si deve la prima guida turistica della Valle d’Aosta scritta da un valdostano e la prima ascensione del Cervino dalla Cresta del Leone.

Dopo aver attraversato l’incantevole pianoro di Verra si sale lungo la morena laterale del grande ghiacciaio fino ad arrivare alla bella costruzione in legno costruita nel 1934 vicino ai seracchi del ghiacciaio di Verra.

Dal rifugio, che è una delle delle mete classiche dello scialpinismo, si gode di uno splendido panorama sulle cime dell’alta Valle di Ayas. Aggiungendo un’ora e mezza di fatica, dopo un breve tratto sul ghiacciaio, si può raggiungere il rifugio Guide della Val d’Ayas.

Panorama dal locale invernale del Rifugio Mezzalama: Grande Morena di Verra e Pian di Verra - Foto di Gian Mario Navillod.
Panorama dal locale invernale del Rifugio Mezzalama: Grande Morena di Verra e Pian di Verra – Foto di Gian Mario Navillod.

Descrizione.

Dal piazzale di Saint-Jacques si prosegue a piedi lungo il corso del torrente fino ad arrivare al villaggio di Blanchard oppure, in bassa stagione e con un po’ di fortuna, è possibile parcheggiare l’auto in un minuscolo spiazzo a lato della strada, pochi minuti dopo il ponte di Blanchard.

Si torna indietro per una trentina di passi lungo la strada asfaltata e si prende il viottolo che parte a fianco di una tettoia tra i due ponti e si dirige verso nord attraversando un gruppo di case; dopo aver superato un bel rascard ristrutturato si arriva al ponte sul torrente Verra dove si trova la palina della sentieristica regionale. Seguendo le indicazioni per il sentiero 7 ci si avvia lungo la mulattiera lastricata che sale ripida a fianco del torrente e lo si attraversa poco dopo su di un ponte in legno.

Panorama dal locale invernale del Rifugio Mezzalama: Grande Morena di Verra e Pian di Verra - Foto di Gian Mario Navillod.
I letti del locale invernale del Rifugio Mezzalama – Foto di Gian Mario Navillod.

Il primo tratto di sentiero è stato completamente rifatto, si cammina su di un largo lastricato dalla pavimentazione regolare. A pochi metri dal ponte un viottolo si stacca sulla sinistra: è la scorciatoia che porta al bivio per Fiery.  Se si prosegue lungo il tracciato principale si ritrova ben presto il selciato della vecchia mulattiera che sale pigra e con ampi tornanti all’ombra dei larici. Poco prima del bivio sotto il villaggio di Fiéry  si vede sulla sinistra la piazzola di una carbonaia  dove è stato installato un tabellone che illustra la tecnica di produzione del carbone di legna.

Pentole e teiera nel locale invernale del Rifugio Mezzalama - Foto di Gian Mario Navillod.
Pentole e teiera nel locale invernale del Rifugio Mezzalama – Foto di Gian Mario Navillod.

Si prosegue lungo il sentiero di destra attraversando una radura dove spicca sulla destra la forma snella della Casa Alpina Don Bosco, un fabbricato il pietra alto cinque piani ricordo di un turismo passato. Proprio di fronte si trova un rascard costruito nella prima metà del 1600.

Rientrati nel bosco si segue il sentiero che sale con alcune ripide curve e ogni tanto si divide per poi ricongiungersi poco più avanti; dove manca il selciato e la pendenza si fa più sostenuta le radici tenaci di larici trattengono il sentiero mentre i rami offrono riparo dal caldo sole estivo. Ben presto la pendenza diminuisce e il sentiero si dirige verso destra, quasi in piano, in direzione del torrente che si sente rumoreggiare in fondo alla gola.

Ponte in pietra sull'emissario del Lago Blu di Verra - Foto di Gian Mario Navillod.
Ponte in pietra sull’emissario del Lago Blu di Verra – Foto di Gian Mario Navillod.

Si attraversa la seconda carbonaia: un tratto di terreno circolare dove i carbonai ammucchiavano la legna e facendola bruciare lentamente ne ricavavano carbone. Subito dopo si supera un ruscello utilizzato per l’irrigazione poi ci si immette sulla strada sterrata che in leggera discesa porta al Pian di Verra. Si percorre lungo la pista tutto il bellissimo pianoro erboso circondato dagli ultimi boschi di conifere oltre i quali si staglia imponente la morena e gli splendidi ghiacciai che scendono dal Breithorn, dal Castore e dal Polluce fino ad arrivare al bivio dove si stacca il sentiero per il Lago Blu di Verra. Si sale in direzione del lago tra larici e pini cembri sempre più radi poi d’un tratto appare un piccolo ponte in pietra gettato sul torrentello che nasce dalla acque azzurre del lago.

Lago Blu di Verra in autunno - Foto di Gian Mario Navillod.
Lago Blu di Verra in autunno – Foto di Gian Mario Navillod.

Si prosegue prima sul filo della morena e poi sul letto abbandonato dalla lingua glaciale. La vista è magnifica: è forse la più bella morena che si possa vedere nel Nord Italia seconda solo a quella monumentale ma quasi irriconoscibile della Serra d’Ivrea.

Ponte pedonale sul Torrente di Verra/Véraz - Foto di Gian Mario Navillod.
Ponte pedonale sul Torrente di Verra/Véraz – Foto di Gian Mario Navillod.

Si oltrepassano due ponti in legno poi si scende dalla morena laterale sinistra e si raggiunge la strada sterrata che porta all’Alpe di Verra Superiore.

Si cammina non lontano dal torrente che si sente rumoreggiare sulla destra. Dopo un breve tratto in leggera discesa che porta vicino all’acqua cristallina si riprende a salire, si attraversa un piccolo pianoro e subito dopo una leggera curva si raggiunge il cartello che segnala l’inizio del sentiero per il rifugio Mezzalama.

Si lascia la strada sterrata per il ripido sentiero che sale a stretti tornanti il fianco della morena fino a raggiungere una paretina di roccia lisciata dai ghiacciai e il tratto dal quale si distingue in lontananza il rifugio delle Guide della Val d’Ayas; poco dopo la pendenza diminuisce, si attraversa un prato pianeggiante punteggiato da alcuni massi e si arriva all’incrocio con il sentiero 7A che sale dal Pian di Verra Superiore.

Prima neve sul sentiero per il Rifugio Mezzalama - Foto di Gian Mario Navillod.
Prima neve sul sentiero per il Rifugio Mezzalama – Foto di Gian Mario Navillod.

Tenendosi sulla sinistra si segue il sentiero marcato che con moderata e regolare pendenza risale il fianco della morena fino ad arrivare in vista del rifugio Mezzalama, riconoscibile dalle caratteristiche imposte rosse, che dista ancora un’ora di cammino.

Rifugio Mezzalama nell'ottobre 2014 - Foto di Gian Mario Navillod.
Rifugio Mezzalama nell’ottobre 2014 – Foto di Gian Mario Navillod.

Non appena si raggiunge la sommità del pendio erboso appare in tutta la sua imponenza l’ampia valle scavata dal ghiacciaio che si presenta arida e spoglia, con le acque di scioglimento che scorrono sul fondo, formando un singolare contrasto con il versante esterno ormai colonizzato dalla prateria di alta montagna su cui non è raro vedere branchi di stambecchi al pascolo.

Dalla cresta si vede sulla sinistra la lingua glaciale che da diversi anni è in costante ritiro mentre agli inizi del XX secolo si muoveva verso valle alla velocità di corda 1 cm all’ora(1)Augusta Vittoria Cerutti, Umberto Mònterin, Il clima e le sue variazioni, Librairie Valdotaine, Aosta, 1987, pag. 315  e dopo un breve tratto in discesa si riprende a salire fino a raggiungere la seconda gobba dove si riprende fiato, a circa mezz’ora dal rifugio. Guadagnando quota si vedono apparire sulla destra, in lontananza, le acque biancastre del Lago Blanchod.

Arrivati al limite della vegetazione, dove il verde dell’erba lascia posto al grigio dei sassi, dopo un’ultima curva appare il rifugio che si raggiunge in pochi minuti.

Curiosità.

Il locale invernale del Rifugio è sempre aperto. All’interno nella sala da pranzo c’è un tavolo con alcune panche e delle pentole ma manca il gas ed il fornello per cucinare. Nell’ingresso ci sono le ciabatte e al primo piano si trova il dormitorio con una ventina di materassi, cuscini e coperte.

Ometto segnavia e seracchi del Grande Ghiacciaio di Verra - Foto di Gian Mario Navillod.
Ometto segnavia e seracchi del Grande Ghiacciaio di Verra – Foto di Gian Mario Navillod.

Il clima sulle Alpi è cambiato nel secondo millennio?

Nel settembre del 1935(2)Augusta Vittoria Cerutti, Umberto Mònterin, Il clima e le sue variazioni, Librairie Valdotaine, Aosta, 1987, pag. 313 il Prof. Umberto Mònterin rivenne alla fronte del Grande Ghiacciaio di Verra a 2250 metri di quota il tronco di un abete rosso (Picea abies) del diametro di 16 cm che presentava anelli di crescita molto fitti. Dopo averli contati con l’ausilio di una lente di ingrandimento, visto che vi erano in media 3 anelli in ogni millimetro di legno, il professore calcolò l’età della pianta: ben 270 anni. Una serie di considerazioni portarono lo scienziato ad ipotizzare  l’esistenza di un bosco a quota 2250 vecchio di almeno trecento anni che venne in seguito abbattuto dall’espansione glaciale iniziata alla metà 1500. Un’analisi dedrocronologica dei tronchi che escono dal lago Blu di Verra, che forse rappresentano quanto rimane di questo antico bosco, potrebbero confermare l’ipotesi di Mònterin che il lago si sia formato con l’espansione glaciale dell’inizio del 1600 o con il massimo del 1820.

Un Consiglio.

Ora che è stato completamente risistemato il sentiero che sale al Rifugio Guide della Val d’Ayas e possibile salire a toccare il Grande Ghiacciaio di Verra senza il pericolo di perdere l’orientamento. Occorre proseguire per poco più di mezz’ora seguendo gli ometti e i bollini segnavia. Sconsiglio di avventurarsi fuori sentiero o sulla lingua glaciale se non siete escursionisti esperti ed attrezzati.

larici autunnali lungo il sentiero tra l'alpeggio superiore e quello inferiore del Pian di Verra - Foto di Gian Mario Navillod.
larici autunnali lungo il sentiero tra l’alpeggio superiore e quello inferiore del Pian di Verra – Foto di Gian Mario Navillod.

Il rientro.

Per non rifare lo stesso itinerario di salita è possibile con un po’ di fatica in più scendere dal sentiero 7A che porta all’Alpe di Verra Superiore e poi seguire verso il basso i segnavia del sentiero 8 che porta al Pian di Verra. Si allunga leggermente l’itinerario ma si passa in mezzo ad un bosco di larici molto bello. Tra l’Alpe di Verra Superiore e quella Inferiore vi sono alcuni saliscendi.

Bibliografia.

Massimo Martini e Luca Zavatta, Rifugi e Bivacchi della Valle d’Aosta, Editrek e L’Escursionista Editore, ISBN 978-88-904-096-6-0, pag.  234.

Luca Zavatta, Le Valli del Monte Rosa, Rimini 2002, pagg. 125 e 97

Post del 23.09.2002 ultimo aggiornamento 01.11.2021

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