Ru du Pan Perdu di Châtillon da Liex/Lies

Ru du Pan Perdu di Châtillon tra Liex/Lies e Covalou - foto di Gian Mario Navillod.
Ru du Pan Perdu di Châtillon tra Liex/Lies e Covalou – foto di Gian Mario Navillod.

All’entrata della Valtournenche, in alto sulla destra, si vedono aggrappati alle rocce gli archi in pietra del Ru du Pan Perdu di Châtillon.

Tranne in alcuni punti particolarmente esposti è possibile seguire tutto il tracciato del ru fin nel comune di Saint-Vincent. Se si ripercorre verso l’opera di presa il Ru du Pan Perdu di Châtillon si trova una piacevole sorpresa: il primo tratto di questa opera imponente è ancora perfettamente funzionante e porta le acque dei ghiacciai del Cervino fino al villaggio di Liex/Lies di Antey.

Dal villaggio di Liex fino alle condotte forzate della centrale di Covalou è necessario essere degli escursionisti esperti con un discreto senso dell’orientamento e calzare un buon paio di scarponi.

Accesso

Dall’uscita autostradale di Châtillon-Saint-Vincent seguire le indicazioni per Cervinia e risalire la valle lungo la strada regionale 46. Poco prima dell’abitato di Antey girare a destra seguendo le indicazione per Liex e lasciare l’auto nel parcheggio all’inizio del villaggio.
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Lunghezza itinerario:  1.7 km
Quota parcheggio:  990 m
Quota scarico 980 m
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Dislivello:  irrilevante
In bici: sconsigliato
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Il gallo di Liex/Lies sul sentiero per il Ru du Pan Perdu di Châtillon – foto di Gian Mario Navillod.

Descrizione

Dopo aver lasciato l’auto nel parcheggio superiore di Liex ci si avvia verso il villaggio fino ad arrivare alla fontana dove si incrociano tre itinerari: scendendo verso il basso si arriva alla Microcentrale Idroelettrica di Antey, salendo si raggiunge l’ultimo tratto del Ru de Liex/Lies, andando in piano si attraversa il villaggio e si raggiunge il Ru du Pan Perdu. Dopo le ultime case il sentiero scende leggermente per poi risalire tra i prati ed entrare nel bosco. Si incontra sulla destra il Gallo di Liex/Lies, un’opera d’arte scolpita in un vecchio albero da frutto.

In pochi minuti si raggiunge la palina dell’ufficio sentieri piantata proprio sull’incrocio tra il vecchio tracciato del ru e lo stretto sentiero che sale tra gli alberi verso Promiod.

Prendendo a sinistra, verso nord, si trovano quasi subito i resti degli argini del Ru. Sono pietre posate di coltello la cui funzione era quella di impermeabilizzare la parte interna dell’argine.

Con in passare del tempo il piccolo muro o, più spesso,  il terrapieno sul quale passava il sentiero di servizio sono scomparsi. Rimangono visibili solo alcuni tratti del rivestimento in pietra.

Poco più avanti in corrispondenza dei primi terrazzamenti i resti del ru sono stati cancellati: in Valle d’Aosta fino alla metà del 1900 ogni fazzoletto di terra coltivabile era sfruttato. È molto probabile che non sia passato molto tempo tra l’abbandono del ru ed il riempimento dell’alveo per ricavarne terreno coltivabile.

Si può raggiungere la parte finale del Ru del Liex scendendo per poche decine di metri tra gli alberi, lungo una traccia esile, poi si prosegue in leggera salita tra i muri in pietra fino ad individuare la parte finale del tubo in cemento nel quale è stato incanalato il Ru de Liex.

Tratto del Ru du Pan Perdu nel bosco - foto di Gian Mario Navillod.
Tratto del Ru du Pan Perdu nel bosco – foto di Gian Mario Navillod.

Ritornati sui proprio passi fino alla palina si procede verso sud su di uno stretto sentiero che taglia il versante ripido; si attraversa una zona ripida e scoscesa dove gli smottamenti hanno cancellato ogni traccia dell’antica opera idraulica. Ai piedi di un grosso masso si ritrovano i primi resti del Ru, inconfondibili, con le pietre posate di taglio che sostengono ancor oggi quanto rimane del sentiero di servizio.

Poco più avanti, all’inizio di una grande pietraia, appare un altro tratto ben conservato. A causa della vegetazione si procede nell’alveo del canale, dove un tempo passava l’acqua.

Oltre questo punto occorre avere un po’ di spirito d’avventura per proseguire: una grossa frana ha completamente asportato il tracciato per diverse decine di metri. Si scende tra i sassi instabili poi si risale aggirando un tratto di roccia fessurata. Solo alcuni ometti indicano la strada. Con un po’ di fatica si ritrovano i resti dell’antico tracciato medievale.

Ru du Pan Perdu di Antey - foto di Gian Mario Navillod.
Ru du Pan Perdu di Antey – foto di Gian Mario Navillod.

Dall’altra parte della valle si vedono in lontananza gli archi del Ru du Pan Perdu di Antey, verso nord i pascoli di Torgnon con al centro la chiesa parrocchiale ed in alto contro il cielo la cresta della Becca d’Aver ed il Mont Meabé.

Tratto del Ru du Pan Perdu nella pietraia - foto di Gian Mario Navillod.
Tratto del Ru du Pan Perdu nella pietraia – foto di Gian Mario Navillod.

In corrispondenza di una curva la traccia scende sotto un tratto crollato del canale poi si risale con fatica ma  il disagio viene ampiamente ricompensato dalla visione del tratto più suggestivo di questa escursione: appare perfettamente conservata la sezione del ru che attraversava una pietraia. Si vedono ai lati le pietre posate di coltello a proteggere gli argini e sul fondo la massicciata che doveva servire a ridurre le perdite.

Archi delle condotte forzate di Covalou vicino al Ru du Pan Perdu di Châtillon – foto di Gian Mario Navillod.

Proseguendo per una decina di minuti si raggiungono le condotte forzate della centrale idroelettrica di Covalou, costruita nel 1926. Uno stretto sentiero passa a valle del muro più imponente di questo tratto del Ru e poi si infila sotto l’arco in cemento armato che sostiene le condotte.

Il rientro

Si consiglia di ritornare al parcheggio ripercorrendo i proprio passi: non avendo un altro paio di occhi piazzati sulla nuca si vedranno particolari che non si sono osservati all’andata.

Per gli amanti dei percorsi circolari si segnala che è possibile un rientro alternativo: occorre scendere lungo le condotte forzate fino ad arrivare sulla sterrata del Ru des Gagneurs, percorrerla verso monte fino ad arrivare alla strada regionale e poi proseguire lungo la strada asfaltata fino all’altezza della Microcentrale Idroelettrica dove si prende a destra seguendo sentiero n. 8 che porta al villaggio di Liex/Lies.

Curiosità

Risale a febbraio 2003, dieci anni or sono, il mio primo incontro con il Ru du Pan Perdu di Châtillon. Ero salito dalla mulattiera per Promiod fino a raggiungere gli archi dell’acquedotto medievale sopra Isseurie e, grazie all’altimetro da polso, era cominciata a frullarmi in testa l’idea che questa eccezionale opera di ingegneria idraulica non fosse altro che la continuazione del Ru de Lies.

Anno dopo anno, ho percorso a ritroso quanto rimane del vecchio canale irriguo: a monte di Brusoncle-des-Gards, a monte di Brusoncle-des-Janin. Con mio figlio André ho percorso i penultimo tratto in direzione delle opere di presa, interrotto verso Nord delle condotte forzate della Centrale di Covalou.

A gennaio 2013 ho percorso il tratto mancante partendo dalle condotte forzate ed arrivando ai terrazzamenti di Liex: la mia ipotesi che il Ru de Lies fosse il primo tratto del Ru du Pan Perdu di Châtillon era corretta.

Con un po’ di delusione ho scoperto che Giovanni Vauterin aveva già illustrato la stessa ipotesi giungendo alle mie stessa conclusioni con diversi anni di anticipo.

La leggenda

il ru non è stato fatto dall’oggi al domani; per un sacco d’anni contadini, muratori, manovali, apprendisti, progettisti si sono dati da fare ed hanno lavorato pulito. Alla fine il ru è stato finito ed i direttori dei lavori sono andati dal padrone per regolare i conti. Peccato che quello là non ci sentiva tanto da un orecchio… parlava a vanvera, aveva sempre qualche cosa che non andava, e quella volta c’era ancora un ponte non ben rifinito. Tutti insieme, i capi, sono andati a controllare e i progettisti per esaminare meglio la cosa, sono stati calati dentro una botte. Appena sono stati sospesi nel vuoto il padrone del castello non ha contato fino a due: ha tagliato la corda e si è sbarazzato di loro, una volta per tutte. Così nessuno è più venuto a reclamare soldi e lui poteva mettere giù l’acqua. Quando è stato il momento di caricare l’acqua, degli operai sono andati a girarla sotto Antey, ma l’acqua, a Saint-Vincent non è mai arrivata. Si sono poi accorti che il ru era pieno di buchi e di serpenti. Raccontano che gli uomini morti dentro la botte sono stati trasformati in serpenti e che loro, per vendicarsi del ricco avaro, hanno fatto dei buchi lungo il ru che è stato impossibile aggiustare per servirsene. Dopo tanto lavori i Sabin [Gli abitanti di Saint-Vincent N.d.T.] non potevano usare l’acqua del torrente, né fare il pane! È così che questo ru ha preso il nome di ru del pane perso(1)Rosito Champrétavy, En passant le long du ru…, in Histoires d’eau : actes de la conférence annuelle sur l’activité scientifique du Centre d’études francoprovençales : Saint-Nicolas, 15-16 décembre 2001, pag. 101 versione digitale disponibile qui libera traduzione italiana di Gian Mario Navillod.

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Post del 7.01.2013 ultimo aggiornamento 23.01.2021

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