La prima testimonianza di un viaggio lungo la Via Francigena è dell’arcivescovo di Canterbury Sigerìco che nel 990 si recò a Roma per ricevere il Pallio ed annotò le tappe percorse durante il viaggio di ritorno.
Il testo è estremamente sintetico: il cronista annota l’agenda romana dell’arcivescovo e poi elenca semplicemente tutte le tappe da Roma fino al mare.
La Valle d’Aosta venne attraversata in pochi giorni. Questa è la trascrizione del manoscritto: “XLV Everi (Ivrea). XLVI Publei. XLVII Agusta (Aosta). XLVIII Sce Remei (Saint-Rhémy-en-Bosses). XLIX Petrecastel.”
Dove si trova Publei?
Nella bolla di Papa Alessandro III del 20 aprile 1176 si trova un elenco di chiese che dipendono dal vescovo di Aosta. Risalendo il corso della Dora sono citate: “ecclesiam sancti solutoris. ecclesiam sancti eusebii de plubeio. ecclesiam sancti bermani de moniouet.“1 che corrispondono alla chiesa di San Solutore o Saint-Solutor a Fleuran di Issogne, alla cappella di Plout di Montjovet, dove nel 1416 vi era un ospedale dei Cavalieri di San Giovanni di Gerusalemme2, alla Chiesa di Saint-Germain o San Germano di Montjovet.
Ad oggi non conosciamo altri documenti che parlino del viaggio di Sigerìco, nel monumento che gli è stato dedicato vicino all’abbazia di Glastonbury è raffigurato come un uomo maturo a cavallo.
Andava probabilmente di fretta Sigerìco, il viaggio era lungo. L’arcivescovo di Canterbury è passato alla storia per aver consigliato al re inglese, dopo la sconfitta nella battaglia di Maldon del 991, di pagare un tributo di 3300 kg d’argento agli invasori danesi in cambio della pace. Anche Sigerìco nel 994 pagò un riscatto perché venisse risparmiata la sua cattedrale.
Post del 7.05.2014 ultimo aggiornamento 20.03.2022
- Amato Pietro Frutaz, Le fonti per la storia della Valle d’Aosta, pag. 237 – versione digitale disponibile qui[↩]
- Elena Corniolo, Ospitalità e assistenza nella valle d’Aosta tardomedievale, pag. 273[↩]