Questo breve itinerario si svolge in buona parte all’ombra di un bosco di pini e roverelle. Porta all’antico tracciato del Ru del Pan Perdu di Châtillon un canale irriguo che portava le acque del torrente Marmore fino alla collina di Saint-Vincent.
Accesso
Dall’uscita autostradale di Châtillon-Saint-Vincent seguire le indicazioni per Cervinia. Dopo il villaggio di Champlong girare a destra seguendo le indicazioni per Isseuries e lasciare l’auto poco dopo l’inizio della discesa ai piedi del traliccio delle telecomunicazioni.
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Lunghezza itinerario: 0.6 km
Quota partenza: 792 m
Quota arrivo: 970 m circa
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Dislivello 180 m circa
In bici: meglio di no
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Descrizione
Si ripercorre per pochi minuti la strada asfaltata fino ad individuare i il sentierino ripido che parte dove si interrompe del muro di sostegno in pietra. Sotto la strada si vede la prosecuzione del sentiero che scende verso il Ru des Gagneurs. Fatti pochi passi ci si accorge che la pendenza diminuisce, si passa sotto una parete rocciosa e si arriva in vista delle cava di marmo. Si passa a fianco degli sbancamenti da cui si estrae il marmo verde e dopo aver lasciato sulla destra una casa isolata si prosegue su di una strada sterrata che pini ed arbusti hanno colonizzato riducendola ad uno stretto sentiero.
All’altezza della collina coperta dalla macchia si prosegue sul sentiero principale trascurando la traccia a sinistra che porta nel vallone alle sue spalla e il sentiero a destra che ben presto si riduce ad una esile traccia che risale in maniera confusa il pendio e poi si immette nel vecchio alveo del ru.
Si cammina nell’ombra della vegetazione tipica dei luoghi secchi: pini silvestri e roverelle, poi d’un tratto si arriva su una balza rocciosa di fronte alle placche su cui resistono abbarbicati da più di 700 anni i resti del Ru dou Pan Perdu di Châtillon.
Sono pilastri, archi e pezzi di muro che crescono su scaglie di roccia piccolissime e poi piano piano si ingrandiscono sfruttando la leggera inclinazione della parete fino a permettere il passaggio di una lama d’acqua larga un paio di spanne.
Proseguendo lungo la cresta si raggiunge il punto dove il canale superava il dosso ed è con un poco di emozione che si passa fisicamente sopra questa opera ardita che ha sfidato il passare dei secoli. Chi lo desidera può proseguire verso destra e passando a monte di alcune rocce proseguire lungo il vecchio alveo che conduce pressoché in piano verso Saint-Vincent.
Il ru descritto da Edward Whymper
Numerosi viaggiatori inglesi lasciarono traccia di queste rovine nei loro diari di viaggio. Quasi tutti attribuivano, sbagliando, questi archi imponenti all’abilità costruttiva degli antichi romani, fa eccezione il più importante di essi, Edward Whymper che nel 1865 raggiunse per primo la vetta del Cervino:
“1° agosto 1863 … La Val Tournanche è una delle più affascinanti vallate della Alpi italiane; per un artista è un paradiso, e se lo spazio a mia disposizione fosse stato maggiore, mi sarei soffermato volentieri sui suoi boschetti di castagni, i suoi ruscelli luminosi e gorgoglianti e i suoi torrenti mugghianti, le sue valli nascoste e le sue nobili rupi. Il percorso sale ripidamente da Châtillon, ma è ben ombreggiato, il caldo sole d´estate è temperato da una brezza fresca e da schizzi che scendono dal gelido corso d’acqua. Si vedono dal sentiero, in più punti sul versante destro della vallata, gruppi di archi che sono stati costruiti attaccati alle rupi. La guida – di cui non conosco l´autorevolezza – ripete che sono le rovine di un acquedotto romano. Essi hanno l’audacia della concezione romana, ma il lavoro non ha l’usuale solidità dell’architettura classica. Gli archi mi sono sempre parsi essere le rovine di un lavoro incompiuto, e vengo a sapere da Jean-Antoine Carrel che vi sono altri gruppi di archi, che non sono visibili del sentiero, tutti aventi la stessa apparenza. Ci si può chiedere se quelli visti nei pressi del villaggio di Antey siano romani. Alcuni di essi sono semicircolari, mentre altri sono più acuti.
Ecco qui uno questi, che potrebbe essere stato costruito del quattordicesimo secolo, o addirittura in epoca ancora più recente; un arco policentrico, con conci medi e corsi di muratura grezza. Varrebbe la pena sottoporre questi archi all’attenzione di un archeologo, ma si incontrerebbero non poche difficoltà nell’avvicinamento.”
Tratto da Edward Whymper, Scrambles amongst the Alps in the years 1860-1869 by Edward Whymper, fifth edition, London, John Murray, 1900, disponibile in versione digitale a questo indirizzo. Libera traduzione di André Navillod.
Post del 25.01.2007 ultimo aggiornamento 8.10.2024