La porzione centrale del Ru Pompillard è diventata una bella ciclabile molto frequentata dagli sportivi che offre scorci panoramici interessanti. Se si potesse percorrere a proprio rischio e pericolo il tratto chiuso per caduta massi aumenterebbe l’interesse botanico e culturale dell’escursione. Il dipinto murale con la citazione da De reum natura di Lucrezio merita il viaggio e la galleria scavata nella roccia promette un pizzico di adrenalina a chi non soffre di claustrofobia.
Accesso
Dall’uscita autostradale di Aosta Est seguire la statale in direzione Aosta. Dopo il semaforo dell’aeroporto, alla rotonda prendere la prima uscita per Saint-Christophe, alla rotonda successiva prendere la seconda uscita e dopo 300 m girare a sinistra per Sénin. Alla rotonda prendere la prima uscita per Sorreley, proseguire per un chilometro e girare a sinistra seguendo le indicazioni per La Montagne. Superare il villaggio di Veynes e lasciare l’auto nel primo parcheggio che si incontra sulla destra.
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Lunghezza itinerario: 9 km circa
Quota partenza: 863 m
Quota arrivo: 890 m circa
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Dislivello irrilevante
In bici: consigliato.
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Descrizione
Scendendo dall’auto lo sguardo è attratto dalla cima del Monte Emilius, una montagna che supera i 3500 metri di altezza e che per un curioso effetto prospettico da questo punto sembra alta come la Becca di Nona che si ferma a 3142 metri. Ci si avvia lungo la sterrata che sale decisa per pochi minuti poi prosegue in piano.
A lato si incontrano cespugli di more e giovani noci, si vede in fondovalle la pista dell’aeroporto regionale, solitamente deserta. Attraversando un bosco di roverelle capita di incontrare uno scoiattolo che a balzi veloci attraversa la pista e si arrampica leggero tra i rami. Dei ciliegi selvatici colorano il bosco di fiori bianchi in primavera e con le loro foglie arrossate in autunno. In corrispondenza di una curva si vede in mezzo alla valle lo stabilimento siderurgico della Cogne con i suoi grandi capannoni color mattone; sulla destra, in mezzo al parco, il castello sede della Scuola Militare Alpina, uno dei pochi a poter vantare in mezzo secolo di storia tre nomi: Jocteau, Duca degli Abruzzi e Generale Cantore. Sul fondo della valle si vede in lontananza la Côte de Gargantua, zona protetta e Sito di Importanza Comunitaria nata su quanto rimane della morena laterale dell’antico ghiacciaio di Gressan.
Nei pressi di una vasca per l’irrigazione il panorama si apre e si vede in lontananza il ghiacciaio dello Château Blanc, l’intaglio alla sua destra è il Colle di Planaval dove un tempo passava l’altavia 2.
Un alto muro sostiene la sterrata, sotto la sterrata si impiantano nuove coltivazioni. Sul dosso roccioso che nasconde in parte la città di Aosta gli archeologi hanno trovate tracce di un insediamento preistorico, dal 1993 è diventato un’area naturale protetta, la riserva Naturale Tzatelet. Sulla destra, sopra una delle galleria del raccordo autostradale per il Gran San Bernardo, si vedono i vigneti dell’Institut Agricole Régional.
Si lascia la valle della Dora Baltea e si entra in quella del Buthier. Una galleria lunga quasi duecento metri taglia una parete rocciosa che il ru aggirava all’esterno, sospeso sul baratro. Non vi sono curve all’interno, l’illuminazione naturale è flebile. Il tratto abbandonato di ru che passava sullo strapiombo non è più accessibile, due grandi cancelli di ferro impediscono l’accesso ai curiosi. Un piccolo guado attraversa il torrente Parleaz/Parleyaz, a fianco si vedono le griglie e le paratoie della presa ausiliaria. Dall’alto lato dello stretto vallone si vede bene l’ingresso della galleria ed il tracciato abbandonato del ru sospeso sull’abisso.
Dalla piazzola del Belvedere si distingue il viadotto del raccordo autostradale retto da un unico grande pilastro e il centro storico di Aosta con i campanili gemelli della cattedrale che in origine erano addirittura quattro.
Quando si arriva al villaggio di Champvilliar il ru prosegue in piano il suo viaggio sotterraneo. Per non turbare la quiete delle case che si affacciano sull’alveo l’itinerario consigliato sale sulla strada asfaltata che attraversa il villaggio e ridiscende dalla parte opposta. Si scopre così un bel dipinto di Chicco Margaroli con una citazione del De reum natura di Lucrezio1 ed un grenier, una casetta in legno dove venivano conservati pane e granaglie. In Valle d’Aosta vi sono ancora qualche decina di grenier costruiti nel XV secolo.
Scendendo per riprendere la pista lungo il ru si vede in basso il campanile e il municipio di Roisan, volgendo lo sguardo a nord si scorge una grande cima coperta di neve: è il Grand Combin, la montagna interamente in territorio svizzero che ha dato il nome alla Comunità Montana, un’associazione tra i comuni della Valpelline e quelli della valle del Gran San Bernardo.
Sopra la frazione Salé, proprio all’inizio della sterrata, si trova un punto di sosta con tavolo da picnic ed una fontanella di acqua potabile. Si cammina tra i pascoli, alcuni alberi ombreggiano la sterrata, sulla destra un suggestivo rudere spicca con le tonalità calde della sua muratura tra il verde della vegetazione.
Dietro una curva, all’inizio del bosco, un cancello in ferro impedisce il transito alle auto e agli escursionisti a causa del pericolo di caduta massi. I vecchi montanari avevano imparato a convivere con la montagna. Sapevano che in Valle d’Aosta, ogni tanto un sasso scende verso il basso in ossequio alla legge di gravità e che vivendo tra le montagne è più probabile morire di vecchiaia che schiacciati da un sasso. Una curiosa interpretazione delle norme ha portato negli ultimi anni ad una ricerca ossessiva delle responsabilità penali legati alla messa in sicurezza del territorio; sindaci reagiscono come possono: chiudendo tutti gli itinerari esposti alla caduta massi.
Ru Pompillard 1
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- “… et cum mollis aquae fertur natura repente
flumine abundanti, quam largis imbribus auget
montibus ex altis magnus decursus aquai
fragmina coniciens silvarum arbustaque tota,
nec validi possunt pontes venientis aquai
vim subitam tolerare: ita magno turbidus imbri
molibus incurrit validis cum viribus amnis,
dat sonitu magno stragem volvitque sub undis
grandia saxa, ruit qua quidquid fluctibus obstat.” Traduzione e commento a questo indirizzo: http://verbanoweb.it/discovertendo/latini/lucrezio/Lucrezio%20-%20De%20rerum%20natura%20II%20-%20parte%20II.pdf[↩]