Monte Emilius

Il monte Emilius deve il suo nome ad una gentile fanciulla

Fino al 1839 quello che ora chiamiamo Monte Emilius si chiamava “Pic des 10 heures”, la montagna delle dieci.

Rudere e Monte Emilius da La Magdeleine - Foto di Gian Mario Navillod.
Rudere e Monte Emilius da La Magdeleine – Foto di Gian Mario Navillod.

In quell’anno il canonico Georges Carrel salì sulla cima in compagnia di Emilie Argentier, allora quattordicenne, che divenne in seguito madre del dottor Anselme Réan, noto intellettuale valdostano. In suo onore la montagna venne ribattezzata Monte Emilius.

Amé Gorret, sacerdote ed alpinista dalla penna sopraffina, lo presenta così: “Le Mont Emilius s’élève au sud-est de la Becca de Nona, c’est le pic le plus élevé de la chaîne qui sépare Cogne de la vallée centrale d’Aoste. On propose depuis quelques années de l’appeler Mont Pie ; ce nom ne sera probablement adopté que lorsque l’on y aura construit le monument projeté et l’observatoire météorologique à annotateur télégraphique spécial ? Ce pic s’appelait autrefois le pic de dix heures. M. le chanoine Carrel lui donna le nom de Mont Emilius, en honneur de la demoiselle Emilie Argentier qui le gravit à l’âge de quatorze ans1”.

Il Monte Emilius s’innalza a sud est della Becca di Nona, è la montagna più alta della catena che separa Cogne dalla valle principale d’Aosta. Ci si propone da qualche anno di chiamarlo Mont Pie2; il nuovo nome sarà probabilmente adottato quando vi sarà costruito il progettato monumento e l’osservatorio meteorologico con speciale annotatore telegrafico? Questa montagna si chiamava un tempo il monte delle dieci. Il canonico Carrel lo battezzò Mont Emilius in onore della signorina Emilie Argentier che lo salì all’età di quattordici anni3”.

Tramonto sulla pista per le ciaspole del Tour di Mande di Valtournenche: la Grivola tra il Monte Emilius e la Becca di Nona - Foto di Gian Mario Navillod.
Tramonto sulla pista per le ciaspole del Tour di Mande di Valtournenche: la Grivola tra il Monte Emilius e la Becca di Nona – Foto di Gian Mario Navillod.

Il toponimo, grazie all’autorevolezza del canonico Carrel, entrò presto nell’uso comune e fu utilizzato per la prima volta nella cartografia ufficiale nel 1852 nel foglio XXX della Gran Carta degli Stati Sardi.

Ai piedi di questo monte si vede ancor oggi quanto rimane del ghiacciaio di Arpisson. Sul finire del 1700 Horace-Bénédict de Saussure, durante uno dei suoi viaggi nelle Alpi, lo notò e ne fece cenno nella sua opera perché era l’ultimo ghiacciaio visibile percorrendo il fondovalle da Ivrea ad Aosta: “A demi-lieu de la Cité, nous remarquâmes au midi, de l’autre côté de la Doire, une haute montagne, dont la cime est couverte de neige, & de laquelle descend un petit glacier, le dernier que l’on voie sur cette route en allant en Italie”,

A mezza lega dalla città, rimarcammo a mezzogiorno, dall’altra parte della Dora, una alta montagna, la cui cima è coperta di neve, e dalla quale scende un piccolo ghiacciaio l’ultimo che si veda su questa strada andando in Italia4”.

L’abbé Henry5 scrive che il medico Laurent Cerise “fu persino il primo alpinista valdostano: nel 1823, quando non si parlava ancora di alpinismo in Valle d’Aosta, fece, con due amici, la prima ascensione del Monte delle 10, chiamato poi Monte Emilius6 … Fu ancora lui che, nel 1857, di ritorno da un’ascensione alla Becca di Nona … battezzò questa cima Pic Carrel … dobbiamo anche al dottor Cerise il più bel libro che sia stato pubblicato, in questo secolo [XIX NdT] sul nostro paese: La Vallée d’Aoste … ecco come: Cerise aveva spostato , nel 1846, Pauline Aubert, sorella di Edouard Aubert, pittore paesaggista. Nel 1851, Cerise portò suo cognato in Valle d’Aosta, i paesaggi che cambiano continuamente offrivano all’artista uno straordinario campo di studi. Le prime impressioni di Edouard Aubert furono pubblicate in un opuscolo: Quindici giorni ad Aosta, annotato dal canonico Carrel, 18537 … da allora, in estate, Edouard Aubert tornò in Valle d’Aosta, che percorse in ogni senso, come delicato pittore, storico e scienziato. Tutto il materiale raccolto fu infine pubblicato nel 1860, in un’opera monumentale, un vero gioiello di stampa, riccamente illustrato con grandi incisioni in acciaio e legno. Questo libro fece conoscere ed apprezzare in ogni luogo la nostra terra e vi attirò migliaia di visitatori e di ammiratori”.

Bibliografia

Horace-Bénédict de Saussure, Voyages dans les Alpes, précédés d’un Essai sur l’histoire naturelle des environs de Genève, Chez Barde, Manget & compagnie, Genève, 1786, Tomo II, par. 958 pag. 394 copia digitale consultabile a questo indirizzo: http://gallica2.bnf.fr/ark:/12148/bpt6k1029499.zoom.f312
Gorret Amé – Bich Claude, Guide de la Vallée D’Aoste, F. Casanova libraire, Turin 1876 pag. 261, – Versione digitale disponibile a questo indirizzo: https://books.google.it/books?id=JUzcwqIVbF0C&vq=PA261&hl=it&pg=PA261#v
Abbé Henry, L’alpinisme et le clergé valdôtain, Imprimerie catholique, Aoste 1905
Vincenzo Réan, Monte Emilius: invenzione di un nome, Pagine della Valle d’Aosta n. 3, dicembre 1997
Carla Fiou, Daria Jorioz, Georges Carrel, Le Château Edizioni, Aosta 1999

  1. Gorret Amé – Bich Claude, Guide de la Vallée D’Aoste, F. Casanova libraire, Turin 1876 pag. 261, – Versione digitale disponibile qui[]
  2. probabilmente in onore del papa regnante Pio IX, in dialetto suonerebbe come “il mio piede”, in francese la pie è la gazza ladra, fortunatamente la proposta non ebbe seguito NdT[]
  3. Libera traduzione di Gian Mario Navillod[]
  4. Traduzione italiana di Gian Mario Navillod[]
  5. Joseph-Marie Henry, Histoire populaire, religieuse et civile de la Vallée d’Aoste, Société éditrice valdôtaine Imprimerie catholique, Aosta, 1929 pag. 350-351, versione digitale disponibile qui[]
  6. Vedi Édouard Aubert, La Vallée d’Aoste, Amyot libraire-éditeur, Paris, 1860, pag. 242 versione digitale disponibile a questo indirizzo: https://gallica.bnf.fr/ark:/12148/bpt6k54083185/f331.item e Feuille d’Aoste del 10 settembre 1857 pag. 2, lettera firmata dott. Cerise, versione digitale disponibile a questo indirizzo: cordela.regione.vda.it/pubblicazioni/GiornaliRiviste/Feuille_d’Aoste/1857-09-10_Feuille_d’Aoste/index.html#3/z: “All’età di sedici anni, avevo scalato con i miei amici i signori avvocati Martinet e Defey una cima più elevata, il picco delle 10, chiamato da qualche tempo il Monte Emilius. Può darsi che siamo stati i primi a fare questa ascensione”.[]
  7. versione digitale disponibile qui: https://books.google.it/books?id=lCmMgN8XzbgC&pg=PA1[]