Il 29 luglio 1918, il Signor *** di Brusson scriveva al cugino:
“Je vous dis que depuis la mort de ma chère maman j’ai toujours été tourmenté par ce foutu mariage. Je lui promettais toujours, je renvoyais du printemps à l’otomne et à 24 ans le papa il a pris connaissance avec une fille d’Arnaz qu’elle a su prendre si bien son caractère, si bien qu’il m’a fallu tomber à ces désirs. Le papa il n’avait que le gout de la richesse et il ne s’est pas informé de sa moralité, ni de l’instruction. Je dis qu’elle n’était pas tant mauvaise de caractère ni de l’instruction, mais têtarde et peu de dévotion élevé à sa liberté. Voilà le malheur d’épouser des femmes étrangères, comme Sanson a épousé une Filistine1.”
Che tradotto in italiano suonerebbe:
“Vi dico che dalla morte della mia cara mamma sono stato sempre tormentato da questo fottuto matrimonio. Gli promettevo sempre, rinviavo dalla primavera all’autunno e a[ai miei NdT] 24 anni papà ha fatto conoscenza con una ragazza di Arnad che l’ha saputo prendere per il verso giusto e così bene che ho dovuto esaudire il suo desiderio. Papà apprezzava solo la ricchezza e non si è informato né della sua moralità né nella sua istruzione. Dico che lei non era di pessimo carattere né di pessima istruzione, ma era testarda e poco devota, cresciuta in libertà. Ecco la disgrazia di sposare delle donne straniere, come Sansone ha sposato una filistea.”
I campanili di Arnad, comune della sposa, e Brusson, comune dello sposo, distano in linea d’aria una dozzina di chilometri ma si sa, in Italia ogni campanile è un mondo a sé.
- in Fausta Baudin, Ascesa, splendore e decadenza di una famiglia di mugnai, commercianti e prestasoldi, ARCHIVUM AUGUSTANUM, XIII, nouvelle série, Tipografia Duc, Saint-Christophe, 2021, pag. 44[↩]