
Grazie a Roberto Scofienza sappiamo qualcosa in più sui ruderi che si notano nei pressi del Lago Combal. Continua la lettura di Le fortificazioni del Lago Combal
Grazie a Roberto Scofienza sappiamo qualcosa in più sui ruderi che si notano nei pressi del Lago Combal. Continua la lettura di Le fortificazioni del Lago Combal
All’inizio del diario dell’esilio Luigi Einaudi ha scritto a proposito del re Vittorio Emanuele III “… Stupiscono che il Re sia un personaggio fornito di intelligenza notevole. Ciò che rende maggiore la sua responsabilità“1. Era il 24 ottobre 1943. Continua la lettura di L’intelligenza del re
Ci sono dei giorni nei quali il cielo è così azzurro che è impossibile rimanere in casa a mangiare gli spaghetti: la montagna chiama.
E dove andare se non a Chamois che ho presentato ad alcuni soci di Legambiente sabato scorso? Continua la lettura di Col Cheneil da Chamois
Le giornate si allungano ed il sole ad Antey comincia a sgranocchiare l’ultima neve. Nella rete del campo sportivo sono rimasti impigliati alcuni pesci che girano e girano. Ancora per qualche giorno. Fino a quando la primavera li scioglierà per sempre e l’acqua di cui sono fatti andrà a nutrire i primi tarassachi. Continua la lettura di I pesci di Mauro Corona
Ci troviamo qui grazie ad una proposta di Ubaldo Pieiller e alla disponibilità di Marco Brancolini coordinatore OSM per il Piemonte. Un grande amico della Valle d’Aosta e dell’autonomia Marco Brancolini, per me è un po’ l’Émile Chanoux dei cartografi.
Ci punzecchiamo sovente perché io sento più vicino il pensiero di Federico Chabod, lo storico di livello internazionale che con il generale Chatrian ha traghettato la Valle d’Aosta dal fascismo all’autonomia.
Gli ho promesso di essere brevissimo perché non vedo l’ora di ascoltare il suo intervento. Cercherò di condividere con voi qualche trucco che ho imparato disegnando strada agricole quando ero un giovane geometra, progettando sentieri per la Comunità Montana e accompagnando i turisti sui sentieri della Valle d’Aosta.
Uno dei frutti dell’autonomia è questo: il cartello divieto di transito con le eccezioni previste dalla legge regionale 17/85.
Dopo questo cartello in Valle d’Aosta si mappa la strada come track per due motivi:
Nel corso degli anni la regione tramite finanziamenti ai comuni e ai consorzi di miglioramento fondiario ha sviluppato una rete di strade agricole e forestali che hanno coperto tutto il territorio regionale raggiungendo la maggior parte degli alpeggi. Un paio le ho disegnate io quando facevo il geometra.
Erano pensate per rendere più confortevole la vita degli alpigiani, per dare del lavoro alle imprese edili e per aiutare le mucche a produrre più latte 1.
Quando sono cominciati i primi ingorghi provocati dai turisti che salivano in auto per fare il pic-nic in alta montagna la regione ci ha messo una pezza, la legge regionale 17 del 1985, che generalmente impedisce ai turisti di percorrere le strada agricole con mezzi a motore.
Generalmente è un avverbio che piace molto ai britannici, aiuta a fare cartografia e suona strano alle orecchie italiane. Le nostre orecchie sono più abituate a domande tipiche della burocrazia “e se per assurdo succedesse che?“. La risposta a questa domanda sono leggi e regolamenti che servono a normare cose che “potrebbero avvenire” ma non accadono quasi mai. Unica certezza i costi degli apparati burocratici e i problemi che provocano agli imprenditori onesti.
Vi faccio un esempio cartografico che potete incontrate nel nostro territorio: quando vengono intubati i ru, i piccoli canali irrigui valdostani, generalmente si utilizza uno scavatore che dopo aver interrato i tubi lascia un pista agricola/forestale (quasi sempre highway=track, tracktype=grade3).
In rare occasioni queste track con il passare del tempo sono abbandonate al loro destino, la vegetazione le invade, qualche frana può interromperle in più punti. Per un britannico è chiaro che una track da qualche anno interrotta da una frana si mappa come path (sempre che ci si passi a piedi o in bici) anche se in origine ci passava un mezzo a quattro ruote ed è larga 2 metri.
Un mappatore NON britannico potrebbe pensare: “E se per assurdo domani rimuovessero la frana? E se un’auto venisse trasportata dall’elicottero dopo la frana, percorresse i 200 m di track e poi l’elicottero la riprendesse per riportarla dall’altra parte della frana?” Dubbi legittimi ma scarsamente utili per il disegno cartografico. Consiglio l’approccio britannico, se ho dei dubbi mi chiedo: “di solito cosa succede?” e mappo di conseguenza.
Il tag tracktype misura la stabilità della superficie stradale (tracktype) si potrebbe sostenere che in pianura risponde alla domanda “Quanto è alto il rischio di rimanere impantanati?”
Nessun dubbio se la strada è pavimentata: asfalto (surface=asphalt), cemento, pavé (surface=cobblestone): si inserisce tracktype=grade1.
Per gli altri gradi di stabilità della superficie uso un piccolo trucco: immagino di dover far arrivare qualcuno con un veicolo e inserisco:
In fondo ad una track generalmente parte sempre un sentiero. Cos’è un sentiero? E’ un posto dove si vede che è passato qualcuno e dove NON può passare un mezzo a quattro ruote. Il tag da usare è highway=path.
Importante: in OSM si inseriscono tutti i sentieri, anche quelli che NON hanno i bollini.
Su di un sentiero possono passare più itinerari ma i dati da riportare sulla mappa sono quelli che riguardano il sentiero inteso come porzione di superficie terrestre omogenea; unendo i tratti di sentiero non omogenei con le relazioni si costruiscono gli “itinerari escursionistici”, quelli che in valle d’Aosta sono numerati con i bollini gialli e che possono unire sia tratti di sentiero che tratti di strada, fino ad arrivare al grado massimo di complessità del Tor des Geants che unisce le due alte vie valdostane che uniscono a loro volta tratti di sentiero e tratti di strada.
Attenzione all’uso di due tag importanti per descrivere il sentiero.
Descrive la pericolosità del sentiero secondo lo standard del Club Alpino Svizzero
sac_scale=hiking se il sentiero è poco ripido e non ci sono pericoli di cadute (generalmente T per il CAI);
sac_scale=mountain_hiking se il sentiero presenta tratti ripidi o ci sono pericoli di caduta (generalmente E per il CAI – rappresenta la stragrande maggioranza dei sentieri in Valle d’Aosta);
sac_scale=demanding_mountain_hiking il sentiero presenta tratti dove si tende a poggiare le mani per mantenere l’equilibrio (generalmente EE per il CAI – di solito si tratta di pietraie);
sac_scale=alpine_hiking il sentiero presenta tratti dove si usano le mani per progredire (generalmente EEA per il CAI – sono tracciati alpinistici, rari in Valle d’Aosta).
Immaginate di essere un escursionista senza esperienza che percorre un sentiero sac_scale=mountain_hiking che un volontario OSM ha mappato sac_scale=alpine_hiking “per prudenza“.
L’escursionista debuttante sarà fiero di aver superato tale difficoltà senza sforzo e si sentirà pronto ad affrontare il Cervino. Al ritorno è possibile che qualcuno debba dare delle spiegazioni.
Questo tag riguarda la visibilità del sentiero NON il numero o la frequenza di segnavia.
Una mappa delle mappe che visualizzano trail_visibility è questa l’ha disegnata Sylvain Letuffe. Grazie Sylvain!
Per 17 anni mi sono occupato di controllo di qualità, non è un bel mestiere ma qualcuno lo deve fare perché tutti sbagliamo. Anche i più bravi. Correggere un proprio errore è una delle cose più sgradevoli che ci tocchi fare, solo due cose ci costano più fatica e ci indispongono di più:
Ho mappato una strada con sopralluogo, rilievo GPS, usando le foto meglio georeferenziate del PCN e un australiano debuttante cancella il mio lavoro perché ha ricalcato le foto di Bing traslando tutto rispetto alla realtà di qualche metro. Click qui per un esempio di georeferenziazione.
Prima di correggere l’errore è bene chiedere spiegazioni al mappatore: “Scusa se ti disturbo, volevo capire perché sul sentiero in oggetto hai inserito il tag foot=permissive” risposta “Grazie per la segnalazione dell’errore. Correggo subito!”
“Se mi spieghi dove sbaglio prima di correggere posso farlo io stesso e ti evito del lavoro, se non troviamo una linea comune possiamo chiedere alla lista italiana, ma se mi metto a correggere i tuoi tag perché la penso diversamente da te scommetto che non ti fa piacere … se credi ne possiamo parlare in skype o di persona davanti ad una birra.”
Il libro intervista di Cesare Dujany e Giacomo Sado si legge d’un fiato e racconta con leggerezza di politica e di Valle d’Aosta dal 1900 al 2015.
Chi ha vissuto nelle vecchie case riscaldate dalle stufe ricorda bene il freddo che permeava le stanze durante l’inverno, un ricordo che i termosifoni ed i materiali isolanti che avvolgono le nuove case hanno fatto dimenticare e che Dujany rammenta ai suoi lettori. Continua la lettura di In casa comandava la mamma
L’ho incontrata all’imbrunire mentre rientravo da una passeggiata con le ciaspole a Chamois, su uno dei 21 itinerari che si possono percorrere a Chamois, l’unico comune delle Alpi che ha detto no alle auto.
Quest’anno in Valle d’Aosta è possibile toccare con mano l’optimum climatico medievale.
Ancora per pochi giorni, quasi fino alla fine delle vacanze di Natale le temperature rimarranno insolitamente miti.
Sui colli e sulle cime più alte non c’è neve. In compenso c’è una tentazione irresistibile alla quale gli escursionisti fanno fatica a resistere: una bella ascensione invernale in condizioni … primaverili. Continua la lettura di Punta Falinère invernale
Il Rifugio della Portola della sezione di Torino del CAI era intitolato alla contessa Maria d’Entrèves Gamba e sorgeva poco sotto il Col Portola. Fu costruito in muratura e rivestito in legno, poteva accogliere 12 ospiti.
La stragrande maggioranza degli escursionisti cammina con in tasca uno smartphone, un telefonino intelligente.
Tutti gli smartphone contengono un ricevitore GPS ma non tutti gli escursionisti si rendono conto di quanto possa essere utile un telefonino con GPS mentre si passeggia sui sentieri.