Uno dei miei primi ricordi da bambino è l’immagine di un muretto decorato a vivaci colori all’interno del teatro romano di Aosta; lo proteggeva una vetrina sovente oscurata dalla condensa. Quando ho voluto far vedere l’affresco ai miei bambini era sparito. Peccato. Ho temuto che avesse fatto la fine dei mosaici romani descritti nel 1860 da Édouard Aubert ne La Vallée d’Aoste.
L’ho ritrovato nel rapporto sugli scavi archeologici di Domenica Prola che nel 1967 così lo descrive: “b) un secondo muretto, orientato sempre parallelamente alle mura romane, però dalla parte del Teatro, presenta tracce di intonaco affrescato di tipo pompeiano di primo stile, decorazioni geometriche campite a più colori“.
Non sarebbe bello se al posto della “pittura parietale policroma, ora asportata per sottrarla all’azione degli agenti atmosferici” come informa il sito ufficiale della regione venisse almeno esposta una sua riproduzione, giusto per dare un’idea del rapporto con la bellezza che aveva la civiltà romana e che sembra così diverso da quello dei nostri giorni?
Bibliografia
Actes du colloque d’archeologie alpine : Aoste, 29-30 septembre 1967, Musumeci, Aoste, 1973, pag. 105
Édouard Aubert, La Vallée d’Aoste, Amyot libraire-éditeur, Paris, 1860, pag. 184 versione digitale disponibile a questo indirizzo: http://gallica.bnf.fr/ark:/12148/bpt6k54083185.image.f259