Il castello di Cly, a partire almeno dal XIV secolo, era dotato di acqua corrente. Circa seicento metri di tubi di legno incastrati l’uno nell’altro portavano l’acqua dalla sorgente posta sul fianco della valle al cocuzzolo dove sorge il castello tramite un sifone profondo una ventina di metri1.
Di conti della castellania di Cly pubblicati da Ezio Gerbore2 risulta che nel 1378 vennero scavate trecento tese di fossato “trecentum teysarum fossatorum factorum pro fonte conducendo in castro domini Cly” per la posa dei bornelli ricavati da cinquecento tronchi di pino silvestre “quingentorum tronczonorum deysie pro faciendo bornellos ad ducendum aquam”
Post del 17.03.2021 ultimo aggiornamento 26.09.2021
- Ezio Gerbore, Quelques particularités sur l’utilisation des eaux dans le moyen age valdotain, Saint-Nicolas, 2001, versione digitale disponibile qui[↩]
- Ezio Gerbore, Bruno Orlandoni, Il Castello di Cly, Le Chateau Edizioni, Aosta 1998, ISBN 88-87214-13-1, pag. 73 e segg.[↩]