In Valle d’Aosta è possibile toccare con mano l’evoluzione che c’è stata nella gestione del fuoco, dalla tecnica più primitiva del focolare aperto a quella più moderna della stufa ad accumulo.
Fuoco libero
Negli alpeggi più isolati, sopra le assi in legno che sostenevano il pavimento della casera, si posava uno strato di sassi posati di coltello spesso una spanna all’interno di una cornice di legno, le fessure venivano chiuse con terra e sopra questa superficie isolante veniva acceso il fuoco per scaldare il latte contenuto nella caldaia.
Il fumo filtrava tra le lose del tetto, a volte una losa veniva sollevata per migliorare il tiraggio. Per evitare che il calore si disperdesse un muretto di pietra a secco poco più grande della caldaia indirizzava le fiamme.
Camino
Nelle case più antiche o negli alpeggi più importanti il fuoco veniva acceso nei camini.
Il fumo a volte era restio a saliere nella cappa ed è per questo motivo che le famiglie più abbienti si scaldavano con stufe in pietra ollare che immagazzinavano e irraggiavano a lungo il calore e non disperdevano fumo all’interno della casa.
Stufa in ghisa
Con l’arrivo delle stufe in ghisa a basso costo anche le famiglie meno abbienti della Valle d’Aosta poterono cucinare e scaldarsi senza riempirsi gli occhi di fumo. Relativamente leggere, scaldavano subito e le più grandi avevano persino un forno per tenere in caldo gli alimenti o cuocere le pere martine nel vino.
I potager/putagé
Nelle cucine della famiglie più ricche si utilizzava il potager/putagé, con piastra di cottura, forno, cassetto per la legna e la riserva di acqua calda, quelli più moderni si trasformarono in termocucine grazie al collegamento con l’impianto dei radiatori.
Stufe caminetti termostufe
Il vetro borosilicato, sostituendo i fogli sottili di mica che permettevano di vedere le fiamma nelle vecchie stufe, ha permesso la costruzione dei caminetti chiusi che si comportano come delle grandi stufe. La fiamma è visibile e l’ingresso dell’aria per alimentare la combustione è regolabile. I raggi infrarossi attraversano il vetro ma i fumi no. In Valle d’Aosta si sono diffusi i termocamini ad aria o ad acqua.
Pellet, cippato ed elettronica
Le stufe a pellet, le caldaie a legna controllate elettronicamente e quelle a cippato permettono di modulare la produzione dei calore anche a distanza e con rendimenti molto alti. Senza energia elettrica non funzionano ma i black-out prolungati sono rarissimi, l’ultimo in Italia risale al 2003.
Le stufe ad accumulo
Chi può permettersi una forma di riscaldamento più rispettosa dell’ambiente tende ad orientarsi verso la stufa ad accumulo, meno tecnologica ma altrettanto confortevole, consigliata dai ricercatori del GREB in Québec ed utilizzata al Rifugio Magià.
Il costo delle stufe ad accumulo non è alla portata di tutti, in Quebec il nucleo prefabbricato supera i 5000 euro, qui le istruzioni di montaggio; in Francia l’associazione Oxalis lo propone a partire da 2000 euro, con calcolo del dimensionamento e le istruzioni di montaggio.