La parte centrale del Ru Courtaud rende omaggio all’intelligenza degli abitanti di Ayas che sono riusciti a mettere d’accordo gli agricoltori, che tendono ad intubare tutti i canali irrigui per limitare le perdite e gli oneri di manutenzione, e i turisti che amano passeggiare accompagnati dal mormorio dell’acqua.
Dal 1979 una parte dell’acqua che scorre nella conduttura in pressione viene lasciata scorrere nel vecchio alveo per rendere ancora più piacevole questa passeggiata con vista sui ghiacciai del Monte Rosa. Si cammina senza fatica tra paesaggi coltivati e foreste imparando a riconoscere gli interventi dell’uomo sul territorio.
Accesso
Dall’uscita autostradale di Verrès seguire le indicazioni per Ayas e risalire la valle lungo la S.R. 45 per una ventina di chilometri. Al villaggio di Corbet prendere la S.R. 5 per Antagnod. Arrivati quasi all’uscita dal villaggio girare a sinistra e proseguire sulla strada per Barmasc lasciare l’auto nel grande piazzale dell’area pic-nic.
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Lunghezza (solo andata): 9.5 km circa
Quota partenza: 1898 m (Parcheggio di Barmasc)
Quota arrivo: 2000 m circa (fine alveo naturale)
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Dislivello: 100 m circa
In bici: percorribile a tratti.
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Descrizione
Ci si avvia lungo la strada sterrata che attraversa l’area pic-nic di Barmasc seguendo le indicazioni per il Ru Courtaud e lo Zerbion. Tra gli alberi si intravedono panchine, fontanili e fornelli. In estate il profumo stuzzicante dei cibi cotti alla brace copre per un attimo il profumo di resina delle conifere, poi i polmoni si riempiono nuovamente degli odori del bosco.
Il bosco si apre in un grande radura, in mezzo scorre in alveo naturale il Ru Courtaud. La portata è modesta, molto lontana dai 700 litri al secondo che possono essere derivati all’opera di presa1, questo curioso fenomeno è dovuto al proverbiale acume degli abitanti di Ayas2: quando il consorzio decise di intubare il canale il comune concesse l’autorizzazione a condizione che venisse lasciata scorre un po’ d’acqua nel vecchio alveo, per non rovinare una delle passeggiate più belle della Val d’Ayas.
Se si segue l’alveo verso valle in una mezz’oretta di passeggiata nel bosco si raggiunge la centralina idroelettrica della torre piezometrica.
Lungo il sentiero vi sono alcune panchine per riposare, su di una parete rocciosa, subito dopo una passerella in legno, si vede dipinto sulla roccia un segno rosso di confine tra due particelle forestali.
Ben presto l’acqua scompare assorbita dal terreno e ci si trova a camminare lungo un ru del pan perdu, un ru dove l’acqua non scorre più. Per tornare all’area pic-nic è possibile percorrere la sterrata di accesso alla centralina. Proprio sotto la pista scorre l’acqua del Ru Courtaud in un tubo d’acciaio.
La passeggiata più bella si scopre seguendo il ru verso monte. Alcuni cartelli in italiano, francese ed inglese raccontano tutto quanto c’è da sapere sul ru più lungo della Valle d’Aosta.
Non appena si entra nel bosco si cammina su di un groviglio di radici che non è per nulla naturale. Nei boschi generalmente le radici sono coperte da uno strato di humus che le nasconde e le protegge, il passaggio di tante persone ha asportato lo strato superficiale di terra creando problemi agli alberi e agli escursionisti meno attenti che rischiano di inciampare in qualche radice. Un tempo ciò non avveniva perché ogni anno in primavera, durante gli interventi di manutenzione che per il Ru Courtaud/Courtod prendevano il nome di réparachon, si toglievano i sedimenti dal fondo del ru con le pale e si riportava la terra sull’argine coprendo le radici affioranti.
Si attraversano i pascoli sopra Barmasc che si alternano a tratti di bosco. Il canale ha una portata ridotta, giusto per accompagnare la passeggiata degli escursionisti. L’argine a valle non è mai più alto di un metro. Chi lo desidera può fermarsi all’agriturismo Alpe Corneuil per assaggiare qualche ghiottoneria del luogo e poi proseguire lungo il ru che attraversa un bosco di conifere. Poco prima dell’Alpe Granon l’alveo naturale è scomparso per circa duecento metri, è stato sostituito da una gettata di calcestruzzo ben livellata con spallette in pietra da taglio. Un’ottima soluzione per limitare le perdite d’acqua ma poco apprezzata da chi viene in montagna per allontanarsi dal cemento.
Fortunatamente poco più avanti si ritrova l’alveo naturale ed una piacevole sorpresa: un piccolo ponte canale ricavato scavando un tronco d’albero. I costruttori del ru per irrigare le terre di Saint-Vincent avevano comperato il diritto a derivare unicamente l’acqua dal torrente Courtaud. Tutte le altre sorgenti non entravano nel canale e per non mescolare le acque ci passavano sopra o sotto.
Dove i fianchi della valle si fanno meno ripidi il bosco lascia il posto ai pascoli. All’altezza dell’Alpe Brengay, toponimo che ricorda un lariceto scomparso, il sentiero diventa una strada sterrata a servizio degli alpeggi. Può accadere di vedere in lontananza alti getti colorati dall’odore inconfondibile. Un tempo il liquame che usciva dagli alpeggi veniva sparso sui pascoli grazie a piccoli canali. Da alcune decine d’anni questa operazione viene svolta dai trattori con le botti spargi-letame a pressione che danno luogo a curiosi inconvenienti: i meno giovani ricordano ancora che una trentina d’anni fa il centro di Valtournenche venne fertirrigato, forse per un guasto ai comandi, da un allevatore che percorreva la strada regionale sul trattore con la botte spargi-letame in funzione.
Dove il terreno si fa più ripido ricompaiono gli alberi, si cammina su una griglia di ferro che copre il canale e si arriva davanti alla prima delle due casette dei guardiani del ru, quella di Estoul. Alcuni pannelli posti all’esterno illustrano la storia e la gestione del Ru Courtaud, dalla finestra si vede l’interno spoglio: un letto con della paglia per riposare, il camino per cucinare e togliere un po’ d’umidità.
Si attraversano i pascoli dell’Alpe Metsan, un’enorme radura aperta tra i boschi di conifere. In autunno sotto il ru si vede l’erba ingiallita che le mucche non hanno mangiato, uno spreco di risorse che sarebbe stato intollerabile per i vecchi contadini valdostani. Sopra il ru dove le mucche sono state condotte al pascolo i prati sono verdissimi, in basso tra i ciuffi d’erba spicca la fioritura rosa degli epilobi e le macchie verdi dei ginepri.
Si rientra nel bosco dove decine di alberi sono stati schiantati dalla valanga che scende dal Mont Facebelle. Dall’altra parte della valle si vede il villaggio di Soussun costruito in mezzo ad una bella radura circondato dal bosco; nell’abitato uno stadel del 1518 è stata restaurato ed adibito ad albergo.
Si arriva alla tozza costruzione in cemento armato dalla quale esce la lama d’acqua che alimenta il vecchio alveo del ru. Alle sue spalle il ru è abbandonato. Il sentiero di servizio è coperto dai sassi caduti durante i lavori di costruzione della pista che passa poco più su. Anche se è presente un segnavia dell’itinerario Monte Rosa Randò questo tratto al momento può essere percorso solo da escursionisti esperti. I più coraggiosi dopo aver superato questo tratto delicato posso proseguire per alcuni minuti minuti su di una pista forestale in salita fino ad incontrare il vecchio alveo che si interrompe sui precipizi.
Si consiglia di ripercorrere i propri passi non appena raggiunta la fontana che alimenta il ru. Chi desidera proseguire verso l’opera di presa può lasciare lasciare il vecchio alveo subito dopo la costruzione in cemento e salire alle sue spalle per una cinquantina di metri fino a raggiungere la pista di servizio costruita per la posa della tubatura in pressione.