La vendetta degli Zanzon/Changeons/Tzandon

André Ferré, Contes Légendes et Paysages du Val d'Aoste, Imprimerie Valdôtaine, Aoste, 1953, pag. 31
André Ferré, Contes Légendes et Paysages du Val d’Aoste, Imprimerie Valdôtaine, Aoste, 1953, pag. 31.

Un tempo, in un’età lontana, il torrente Moline, che divide in due i villaggi di Pontey, nutriva della sua frescura una magnifica porzione del territorio comunale. Dove si vede oggi un glair(1)Vasta distesa di sabbia e di ghiaia, frutto di inondazioni, fortunatamente già ricoperto da un bosco, una splendida distesa di vigne, che producevano il dolce cru del prié(2)Uva bianca comune in Valle d’Aosta copriva con le sue pergole dorate il suolo, cullata dalla melodia limpida e ridente delle acque del vallone Guiabiou(3)Guiabiou: indemoniato [NdT] che scorrevano verso la Dora.

Ogni anno a Pontey le vendemmie del prié attiravano molta  gente poiché quest’uva dolce è stata da sempre molto apprezzata in Valle. Delle feste campestri avevano luogo sulle piazze dei villaggi; delle fanciulle, scelte tra le più belle, a piedi nudi e coperte di ghirlande di fiori, pigiavano l’uva dorata cantando, negli enormi tini preparati per l’occasione. Dei coppieri (4)échansons in francese [Ndt] vestiti da paggi offrivano ai presenti il vino novello nelle artistiche grolle(5)termine che deriva da graal , in Valle d’Aosta coppa dell’amicizia di Valtournenche.

Si rispettava in questa festa una tradizione antichissima, che consisteva nell’offrire le prime dieci coppe di vino, versandole nel torrente Moline agli tzandon(6)I folletti addetti allo sfruttamento delle miniere, gli gnomi benevoli che abitavano le borne(7)Dal celtico born = buco, ovvero i buchi nelle rocce, di Valmeriana sotto la cascata del Penjou de  Fourmion, dalla quale nascono il due valleil(8)Torrente impetuoso, in Valle d’Aosta d’Eau Noire(9)Acqua Nera [NdT] e di Lavran des Praux.

Secondo la tradizione, questi ometti rendevano feconde le vigne dei Pontesans(10)abitanti di Pontey [NdT] impedendo le esondazioni del torrente e trasportando, durante la notte, le scorie della miniera di ferro, quella che alimentava le fucine di Gervasone al servizio del ducato di Aosta. Presidiavano anche, con la loro bacchetta magica, i tanti ponti costruiti sul  torrente Moline, facendo scorrere l’acqua per l’irrigazione dei vigneti. Evitavano agli abitanti di Pontey la pesante fatica di concimare ed irrigare quelle terre, mantenendole fertilissime. E tutto ciò  di più cantando melodie incantevoli in armonia con il mormorio della Dora ed il brillio schiumoso del Moline.

Quell’anno, la festa era stata accuratamente preparata, ma il sindaco, un certo Pierre Zozine Verthuy, aveva pensato di abrogare, all’inizio della festa, l’inno dei Changeons e l’offerta simbolica delle dieci prime coppe di vino, con il pretesto che era una usanza primitiva, che gli allegri viticoltori di Pontey dovevano abbandonare. Subito molti di loro protestarono contro la decisione sconveniente del loro sindaco; ma lui li convinse, e la festa cominciò senza l’abituale cerimonia. Si bevve e si cantò con passione e le danze risuonarono ritmate, euforiche, sotto i pergolati assolati, fino a sera.

Presi dai fumi del vino e dal vortice della danza, nessuno penso più all’affronto fatto ai changeons, gli antichi benefattori de paese. Intanto, costoro, offesi e molto arrabbiati a causa della nera ingratitudine dei Pontesans, cercarono in fondo alla loro anima vibrante di folletti come vendicarsi, e la sera stessa, con un colpo di bacchetta magica fecero crescere le acque del torrente, crollare sulla cascata parte delle rocce del clapey(11)Valdostanismo che designa una pietraia sbriciolate a ciottoli. Il Mont Juron sembrava ridursi in polvere e noi valloni boscosi si sentiva il rombo della loro ira. Così, in qualche ora, tutti i vigneti furono coperti da una ghiaia minuscola, e le acque esondando trascinarono nella loro corsa tempestosa verso la Dora spalliere e pergolati e tutte le casette campestri costruite tra i pergolati all’ombra dei pampini.

I tanti ponti furono distrutti l’uno dopo l’altro, ed il disastro sembrava inarrestabile. I Pontesans(12)Pontesans: abitanti di Pontey[NdT] terrorizzati videro le loro terre migliori inghiottite ed ebbero la sensazione che i loro villaggi, ricchi di verzura e di sole, sarebbero stati ben presto circondati dalle sabbie come le oasi nel deserto.

La disperazione stava per impossessarsi dello spirito di questi abitanti, un tempo così felici, quando la fata buona di Pragarin(13)Pragarin/Praz-Garin è un alpeggio che si trova ad un chilometro a levante del torrente Molinaz. A Châtillon si dice che finché si vedono le pontesanne, le nuvole cariche di umidità che  risalgono il bacino della Dora Baltea passando sopra Pontey il maltempo non cessa. Se sopra Pragarin non passano più le pontesanne il pericolo di alluvione dovrebbe allontanarsi. [NdT] venne in loro soccorso. Con la dolcezza del suo sorriso, seppe calmare l’indignazione degli gnomi, ed è grazie al suo intervento che Pontey da allora poté conservare almeno i filari dei prié di Prélaz e di Epiney, e soprattutto  quelli che rallegrano le viuzze dei villaggi. Ai nostri giorni, a Pontey si rinnova ancora la festa dei prié, dolce ricordo trasmesso dagli avi, dall’epoca in cui Margherita di Borgogna(14)Il primo documento sul castello di Fenis è l’infeudazione a Gotofredo di Challant e ai suoi fratelli che risale al 1242. In Storia insolita della Valle d’Aosta di Celi e Chanu a pag. 89 si legge che il conte Carlo Passerin d’Entrèves, erede del  casato di Challant, sostiene che “Margherita de La Chambre, andata in sposa a Luigi di Challant di Aymavilles nel 1477: [fu] l’unica donna della famiglia a portare il nome di quel fiore“. Chi sarà stata la Margherita di Borgogna citata dall’autore? era l’allegra castellana del primo castello di Fénis.

Libera traduzione italiana di Gian Mario Navillod, tratto da André Ferré, Contes Légendes et Paysages du Val d’Aoste, Imprimerie Valdôtaine, Aoste, 1953, pag. 31-37.

Citato in Rosanna Gorris, André Ferré Oeuvres, Imprimerie Valdôtaine, Aoste, 1992 pag. 31-36.

Testo riassunto e commentato in Mario Polia, Vótornéntse, Musumeci Editore, Quart 2007, pag. 187, ISBN 978-88-7032-800-4 (800/1).

Post del 27.09.2020 ultimo aggiornamento 4.10.2020

 

 

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