Il ponte acquedotto di Pont d’Aël/Pondel è una delle meraviglie nascoste della Valle d’Aosta. Con un unico arco di più di 14 metri di diametro, pari a 32 cubiti romani, attraversa da duemila anni la gola scavata dal torrente Grand Eyvia. Costruito originariamente per portare l’acqua dei ghiacciai alle pendici assolate a valle di Pondel e, si pensa, alle cave di marmo bardiglio, venne probabilmente abbandonato a causa del crollo di un tratto di canale scavato nella roccia a monte del villaggio .
La caratteristica che lo rende unico rispetto ai tanti monumenti di età romana che sono giunti fino a noi è la sua costruzione a spese di un privato, tale Caius Avillius Caimus, di origine padovana che fece incidere nome, anno di costruzione e l’indicazione “proprietà privata” su alcune lapidi murate nel ponte.
L’epigrafista finlandese Heikki Solin1 ha dato questa interpretazione della scritta incisa sul lato nord del ponte.
Imperatore Cesare Augusto nell’anno del suo 13° consolato (3 a.c.)
Caius Avillius Caimus, figlio di Caius, Padovano
Privato
IMP(PERATORE) CAESARE AUGUSTO XIII CO(N)S(ULE) DESIG(NATO)
C(AIUS) AVILLIUS C(AI) F(ILIUS) CAIMUS PATAVINUS
PRIVATUM
Accesso
Dall’uscita autostradale di Aosta Ovest seguire le indicazioni per Cogne. Un paio di km dopo il castello di Aymavilles girare a destra verso Pont d’Aël/Pondel e lasciare l’auto nel parcheggio all’ingresso del villaggio.
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Sola andata: 0h05
Lunghezza itinerario: 0.3 km
Quota partenza: 880 m circa
Quota arrivo: 880 m circa
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Dislivello: assente
In bici: meglio di no
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Descrizione
Dopo aver lasciato l’auto nel parcheggio si prosegue lungo la strada principale che attraversa il villaggio. Si supera la cappella e una bella casa restaurata che ha una meridiana sulla facciata sud e dopo una curva appare all’improvviso il ponte acquedotto.
Sulla destra vi sono i pannelli che ne raccontano la storia e spiegano l’interpretazione che dà l’epigrafista epigrafista finlandese Heikki Solin della scritta che si intravede sulla chiave di volta. A causa di una sua diversa interpretazione per buona parte del XX secolo si ritenne che i costruttori del ponte fossero i due fratelli Aimus e Avilius. Sporgendosi oltre la ringhiera appena sotto i cartelli si vede il tratto di roccia scalpellato che reggeva le fondazioni del muro di contenimento del canale.
Si imbocca la parte superiore del ponte dove un tempo passava il canale e a metà dell’arcata guardando verso il basso si può ammirare l’impressionante gola scavata dal torrente Grand’Eyvia.
Raggiunta l’altra sponda girando sulla destra si arriva al corridoio che permette di ripercorrere l’intero ponte in senso inverso.
Il passaggio è stretto ed alto, illuminato fiocamente da alcune feritoie e serviva probabilmente per ispezionare il canale superiore ed individuare per tempo eventuali perdite. In origine l’accesso a questa parte dell’opera era chiuso da porte per impedirne l’uso pubblico.
Sul lato a monte del ponte, a sinistra arrivando dal villaggio, prima del restauro del 2012 si accedeva al vecchio condotto in cui scorreva l’acqua, muniti di una pila e procedendo a carponi per alcune decine di metri sottoterra si arrivava fino al limite degli scavi. L’ambiente era particolarmente suggestivo perché sulle pareti è ancora perfettamente conservato lo speciale intonaco impermeabile utilizzato dai costruttori per rivestire la galleria. È un vero peccato che questo tratto così emozionante sia stato chiuso al pubblico.
Il restauro del 2010-2012
Le indagini archeologiche condotte nel 2010-2012 hanno portato alla luce nuovi elementi per comprendere meglio quest’opera unica in Italia. Nella parte superiore del ponte dov’era il passaggio dell’acqua è stata rilevata l’impronta di un calzare chiodato, un segno suggestivo lasciato da chi, più di 2000 anni fa, ha contribuito alla costruzione del ponte. Non è possibile sapere se l’impronta è stata lasciata intenzionalmente o in modo casuale e a chi appartenesse il calzare: ad uno schiavo, ad un architetto o forse il committente dell’opera?
La parte occidentale del ponte è stata indagata e sorprendentemente sotto il muro di sostegno del canale non si è trovata traccia di fondazioni. Il muro poggia direttamente sulla terra, fatto che farebbe supporre una costruzione della struttura nella quale si è badato di più all’economicità ed alla rapidità di costruzione che alle regole dell’arte. Contro ogni previsione un muro senza fondazioni ha superato quasi indenne due millenni di storia.
La parte interna del corridoio d’ispezione è stata svuotata dal riempimento terroso che rendeva possibile il passaggio portando alla luce diversi setti che collegavano tra di loro le pareti esterne del ponte. Sono state fatte delle analisi per capire se il riempimento limoso è stato intenzionale o accidentale. Alcuni studiosi propendono per un riempimento intenzionale post-rinascimentale forse per permettere un più semplice accesso alle parti interne della struttura.
All’interno di un setto è stata ritrovata una trave in legno, sottoposta all’esame del carbonio 14 risulta essere stata tagliata due millenni fa (con un errore di -/+ 60 anni).
La presenza di tracce di malta lungo il piano di calpestio originario all’interno del ponte farebbe pensare ad un solaio ligneo protetto superiormente da una gettata di malta e probabilmente dotato di botole per accedere ai vani compresi tra un setto e l’altro.
Il corridoio probabilmente utilizzato solo per la manutenzione e la sorveglianza dell’opera idraulica era chiuso da due porte, si vedono ancora distintamente sulla soglia ovest gli alloggiamenti dei cardini.
Perché è stato costruito Pondel?
L’ipotesi che al momento gode di maggiore favore presso gli studiosi della Sovrintendenza è che Caius Avillius Caimus membro di una famiglia di importanti costruttori abbia collaborato come imprenditore privato alla monumentalizzazione di Augusta Praetoria e che necessitasse di un’ingente quantità di acqua per le sue cave di marmo bardiglio di Aymavilles. L’acqua veniva usata per segare il marmo in lastre. Muoveva una macchina che utilizzava una sega senza denti chiamata serra che in una giornata di lavoro riusciva a tagliare 5-6 cm di spessore grazie all’acqua mista a sabbia silicea che fungeva da abrasivo2
Un tuffo dal Pondel
Un ragazzo valdostano di 16 anni cade dal Pondel il lunedì di Pasqua del 1993. L’acqua del torrente attutì la caduta ed il giovane venne dimesso dall’ospedale regionale dopo una decina di giorni di ricovero. Venne soccorso da una guida del soccorso alpino. Giuliano *** raccontò al giornalista de La Stampa la sua disavventura: “Sono finito in acqua, mi sono tirato fuori da solo. Ho anche recuperato il portafoglio e la carta d’identità che avevo perso cadendo … Non sapeva come prendermi [la guida NdR], aveva più paura di me, io non sentivo male da nessuna parte, faceva soltanto freddo.“3
Curiosità
Si consiglia vivamente a chi ne abbia il tempo di raggiungere il tratto di canale scalpellato nella viva roccia che domina la gola del torrente Grand’Eyvia, anche se meno imponente, ha poco da invidiare alla strada romana delle Gallie a Donnas e riempie il cuore di stupore e ammirazione per il coraggio e l’abilità di chi l’ha progettato e costruito.
Vi sono alcuni studiosi che danno dell’epigrafe una lettura diversa e attribuiscono la costruzione del ponte acquedotto a due persone distinte, forse fratelli, tali C. Aimus e C. Avillius. Dall’unione del loro nomi si sostiene derivi il toponimo di Aymavilles. Ad una lettura attenta dell’epigrafe però ci si accorge che mancherebbe un punto tra “C” e “AIMUS”. Per questo motivo si ritiene tale interpretazione poco plausibile. Le epigrafi originali sono state coperte da una riproduzione in resina epossidica per permettere una migliore lettura dell’incisione.
Numerosi autori hanno consigliato la visita di questo monumento, Alexandre Martin scrisse nel 1835 “Fu Caius Avillus che, sotto Augusto, fece costruire sopra il borgo di Aymavilles questo ponte che suscita l’ammirazione di tutti gli stranieri, ponte ad una sola arcata, di spaventevole altezza, gettato sopra un torrente, tanto rapido quanto profondo, e che permette nello stesso tempo il passaggio dei pedoni e delle bestie da some e la condotta delle acque che cadono in abbondanza dalla parte occidentale del vallone verso il versante orientale4”.
“Ce fut caïus Avillus (sic) qui, sous Auguste, fit construire au-dessus du bourg d’Amerville (sic) ce pont qui fait l’admiration de tous les étrangers, pont d’une seule arche, d’une effrayante hauteur, jeté au-dessus d’un torrent aussi rapide que profond, et qui sert à la fois de passage aux piétons et aux bêtes de somme, et de conduit aux eaux qui tombent en abondance de la partie occidentale du vallon dans le versant oriental5”.
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Bibliografia:
Corrado Pedelì, Progetto e realizzazione del sistema di ancoraggio
della copia dell’iscrizione romana al ponte-acquedotto di Le Pont-d’Ael, Bollettino della Soprintendenza per i beni e le attività culturali della Regione Autonoma della Valle d’Aosta n° 10 del 2014, pag. 66, versione digitale disponibile a questo indirizzo: https://www.regione.vda.it/allegato.ahttps://www.regione.vda.it/allegato.aspx?pk=49626spx?pk=33838
Francesca Filippi, Il bardiglio di Aymavilles in Valle d’Aosta, Bollettino della Soprintendenza per i beni e le attività culturali n° 8, Aosta, pag. 230, versione digitale disponibile a questo indirizzo:
http://www.regione.vda.it/allegato.aspx?pk=33873
Stella Vittoria Bertarione, Cinzia Joris, «Aquis inductis per loca difficilia» (CIL, II, 5961): aggiornamenti sul ponte-acquedotto romano del Pont d’Aël, Bollettino della Soprintendenza per i beni e le attività culturali della Regione Autonoma della Valle d’Aosta n° 8 del 2012, pag. 83, versione digitale disponibile a questo indirizzo: https://www.regione.vda.it/allegato.aspx?pk=33838
Luca Zavatta, Le Valli del Gran Paradiso e la Valgrisenche, L’Escursionista Editore, Rimini 2003
Filiberto Boratto, Enigma: un ponte romano tra le montagne valdostane, Tutto Scienze, La Stampa del 16 maggio 2001, versione digitale disponibiile a questo indirizzo:
http://www.archiviolastampa.it/component/option,com_lastampa/task,search/mod,libera/action,viewer/Itemid,3/page,4/articleid,0385_05_2001_0974_0004_4182785/
La Traccia, Cogne e la sua valle, Musumeci Editore, Quart 1995
Giovannella Cresci Marrone, Gens Avil(l)ia e commercio dei metalli in Valle di Cogne, in Mélanges de l’Ecole française de Rome. Antiquité, Année 1993 Volume 105 Numéro 1 pp. 33-37 versione digitale disponibiile a questo indirizzo:
http://www.persee.fr/doc/mefr_0223-5102_1993_num_105_1_1791
Luigi Bessone, Tra Salassi e Romani, Musumeci Editore, Quart 1985, pagg. 55-57 (Studio dell’Arch. Luigi Bochet)
Carlo Promis, Le antichità di Aosta Augusta Praetoria Salassorum misurate, disegnate, illustrate da Carlo Promis, Stamperia Reale, Torino, 1862, pag. 192, versione digitale disponibile a questo indirizzo: https://books.google.it/books?id=zc4TIn_uqeYC&pg=PA192
Alexandre Martin, La Suisse pittoresque et ses environs.
Tableau général, descriptif, historique et statistique,
des 22 cantons, de la Savoie, d’une partie du Piémont et du pays de Bade,
Hippollyte Souverain, éditeur, 1835, Paris, pag. 225
versione digitale disponibile a questo indirizzo:
http://books.google.it/books?id=rPgaAAAAYAAJ&printsec=toc#PRA1-PA225,M1
Post del 2.02.2007 ultimo aggiornamento 31.01.2021
- Vedi Giovanni Mennella, Un patavino verace: nota onomastica a CIL, V, 6899, versione digitale disponibile qui[↩]
- Marco Galli, Giuseppina Pisani Sartorio, Machina TECNOLOGIA DELL’ANTICA ROMA, Palombi Editore, Roma, 2009, pag. 104 – versione digitale disponibile qui[↩]
- La Stampa del 22.04.1993, pag. 73 – versione digitale disponibile qui[↩]
- Traduzione italiana di Gian Mario Navillod[↩]
- Tratto da: Alexandre Martin, La Suisse pittoresque et ses environs. Tableau général, descriptif, historique et statistique, des 22 cantons, de la Savoie, d’une partie du Piémont et du pays de Bade, Hippollyte Souverain, éditeur, 1835, Paris, pag. 225 – versione digitale disponibile qui[↩]