Ru Charbonnière

Gradini in pietra lungo il Ru de Charbonnière - foto di Gian Mario Navillod.
Gradini in pietra lungo il Ru de Charbonnière – foto di Gian Mario Navillod.

Una piacevole escursione  che alterna tratti ripidi ed esposti a tratti di sentiero in piano dove l’acqua scorre tranquilla ancora nel suo alveo originale.

Accesso

Dall’uscita autostradale di Aosta Ovest seguire le indicazioni per Aosta e alla rotonda prendere la seconda uscita per Courmayeur. A Saint-Pierre immettersi sulla S.R. 22 di Saint-Nicolas, oltrepassare il capoluogo e al tornante girare a sinistra e proseguire sulla S.R. 26 fino a villaggio di Charbonnière.
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Lunghezza itinerario: 3.3 km circa
Quota partenza: 1265 m circa
Quota arrivo: 1525 m circa
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Dislivello: 260 m circa
In bici: meglio di no
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Villaggio e cappella di Charbonnière - foto di Gian Mario Navillod.
Villaggio e cappella di Charbonnière – foto di Gian Mario Navillod.

Descrizione

Dal grande parcheggio di Charbonniere si vede il Monte Emilius ancora coperto di neve all’inizio dell’estate. Chi deve riempire le borracce trova il fontanile vicino alla cappella del villaggio. Ci si avvia lungo la strada asfaltata che inizia in fondo al parcheggio. Alle spalle del villaggio è possibile scegliere se continuare lungo la sterrata o tagliare il primo tornante sul vecchio sentiero. Si incontrano lungo il sentiero un vecchio melo contorto, una giovane betulla e il tronco di un grande pioppo tremulo che un uomo da solo non riesce ad abbracciare. Giovani frassini stanno colonizzando i vecchi terrazzamenti. Li si riconosce facilmente osservando le foglie composite, fatte di tante foglioline,  che ricordano quelle dei noci. Si prosegue lungo la sterrata che si finisce in un prato tappezzato di fiori azzurri sotto la vasca per l’irrigazione. Si imbocca il sentiero che segue il Ru de Charbonnière, il ru in alcuni punti è largo appena una spanna e miracolosamente scorre ancora in nel suo alveo naturale.

Scale in pietra e presa del Ru de Charbonnière sul torrente Mont Rosset - foto di Gian Mario Navillod.
Scale in pietra e presa del Ru de Charbonnière sul torrente Mont Rosset – foto di Gian Mario Navillod.

Si entra nell’ombra fresca del bosco con nelle orecchie il frastuono delle cascatelle del torrente Mont Rosset. Alcuni gradini in pietra aiutano a superare il muretto in pietra che sostiene l’opera di presa. Si risale il valloncello, sulla terra umida si vedono alcuni gradini in legno marciti poi si attraversa il ponticello che porta sull’altro lato del vallone e si esce dal bosco.

Parete rocciosa lungo il sentiero del Ru de Charbonnière - foto di Gian Mario Navillod.
Parete rocciosa lungo il sentiero del Ru de Charbonnière – foto di Gian Mario Navillod.

Si attraversa una parete rocciosa esposta a sud, i raggi del sole la scaldano con forza nelle giornate estive ed il riverbero della roccia fa rimpiangere l’ombra umida della foresta. Alcuni gradini sono stati letteralmente scavati nella roccia, uno steccato rende facilita la progressione di chi soffre di vertigini.

Anthericum liliago (lilioasfodelo maggiore) lungo il sentiero del Ru de Charbonnière - foto di Gian Mario Navillod.
Anthericum liliago (lilioasfodelo maggiore) lungo il sentiero del Ru de Charbonnière – foto di Gian Mario Navillod.

Il panorama non appena finisce il tratto esposto è suggestivo: si vede dall’altra parte della Dora Baltea la Grivola, sotto la parete rocciosa si scorge la vasca per l’irrigazione piena di acqua azzurra, in lontananza si vede il campanile di Saint-Nicolas e tutto intorno fiorisce il lilioasfodelo maggiore (Anthericum liliago) un fiore bianco come il giglio che non teme caldo e siccità.

Si attraversano i pascoli abbandonati poi si entra nella macchia e si comincia a sentire il rumore della cascata, una velo d’acqua spumeggiante largo un paio di metri che copre la roccia a fianco del sentiero. Una ventina di gradini aiutano a superare il dislivello poi il sentiero prosegue in piano, a fianco del ru. Delle recinzioni in legno penzolano dai grandi muri di sostegno come grandi festoni: la parte interrata dei paletti con il passar del tempo è marcita e tutta la struttura è collassata, sarebbe bene sostituirle con l’acciaio Cor-Ten come è stato fatto lungo il Ru Courtaud: è un acciaio che da lontano ha un aspetto simile al legno e ha una vita utile molto più lunga.

Ru de Charbonnière - foto di Gian Mario Navillod.
Ru de Charbonnière – foto di Gian Mario Navillod.

Il ru scorre pigro tra due spallette di pietra, si attraversa un pendio fasciato da lunghi muretti di pietra che sostenevano un tempo le strette terrazze dove veniva coltivata la segale (Secale cereale), un cereale che resiste bene ai clima fresco dell’alta montagna. Poco più avanti, al bivio, gli escursionisti esperti possono camminare per una decina di metri in equilibrio sull’argine del ru che è largo appena una spanna, le persone più prudenti possono proseguire lungo il sentiero che si allontana dall’acqua per pochi minuti.

Paratoie del mulino lungo il Ru de Charbonnière - foto di Gian Mario Navillod.
Paratoie lungo il Ru de Charbonnière – foto di Gian Mario Navillod.

Il sentiero diventa più ampio, segno che si avvicina ad un centro abitato, nell’aria si sente ancora l’odore delle mucche che sono rientrate da poco dal pascolo. Il muro di sostegno a monte è stato ricostruito con molta abilità, da lontano sembra un muro a secco, solo uno sguardo attento scopre il cemento utilizzato per rinforzarlo nel lato a contatto con la terra.

Scale in pietra lungo il sentiero del Ru de Charbonnière - foto di Gian Mario Navillod.
Scale in pietra lungo il sentiero del Ru de Charbonnière – foto di Gian Mario Navillod.

Si attraversa il piccolo villaggio di Coudray, che in italiano suonerebbe noccioleto, (in dialetto coudrë è il temine che designa il noccìolo – Corylus avellana). Di fronte all’oratorio dedicato a San Lorenzo si vede una finestra murata con l’architrave scolpita nello stile in uso in Valle d’Aosta nel 1500. L’acqua nel ru scorre placida, a monte i muri si vedono ancora i muri antichi in pietra a secco con le semplici scale formate da lastra di pietra incastrate tra le pietre, a valle ripidi pascoli sono punteggiati da pochi alberi da frutto, meli e ciliegi.

Interno del mulino lungo il Ru de Charbonnière - foto di Gian Mario Navillod.
Interno del mulino lungo il Ru de Charbonnière – foto di Gian Mario Navillod.

Sulla destra si scoprono i ruderi del vecchio mulino, si sente lo scroscio della cascatella che un tempo faceva girare la macina e all’interno del mulino c’è ancora il tronco di larice scavato che serviva ad indirizzare la forza dell’acqua verso le pale. Il sentiero sale a zigzag per un centinaio di metri tra due rami del ru poi la pendenza diminuisce e si passa vicino a tre pioppi giganteschi con un diametro che supera il mezzo metro.

Il ru attraversa una fascia rocciosa, anche se il precipizio è nascosto dalla vegetazione si intuisce che si cammina sospesi sul fondovalle. Una breve scala di pietra sale a fianco del ru che scende veloce coperto di spuma  tra due argini scavati nella roccia, in fondo alla valle si vede il villaggio di Runaz con a fianco la statale che porta a Courmayeur.

Il Monte Bianco visto dal Ru de Charbonnière - foto di Gian Mario Navillod.
Il Monte Bianco visto dal Ru de Charbonnière – foto di Gian Mario Navillod.

Un muro in pietra molto alto sostiene il ru e sentiero che sembrano aggrapparsi alla parete rocciosa, alcuni sassi caduti sul sentiero rivelano la scarsa stabilità del versante, è meglio non indugiare troppo in questo tratto. Dopo una curva, tra i rami di un larice appare il Monte Bianco, sulla destra  si vede il villaggio di Vedun una museo d’architettura a cielo aperto con all’interno delle case costruite nel basso medioevo.

Presa del Ru de Charbonnière sul torrente di Vertosan - foto di Gian Mario Navillod.
Presa del Ru de Charbonnière sul torrente di Vertosan – foto di Gian Mario Navillod.

Un grande abete rosso indica che ci si avvicina al fondo del vallone dove il clima è più umido e favorisce la crescita di questa conifera. Si attraversa la mulattiera che sale da Vedun a Vens poi passando ai piedi delle rete paramassi ci si avvicina all’opera di presa sul torrente di Vertosan che diventa bianco di schiuma quando la fusione della neve in alta montagna lo riempie di acqua scrosciante. E tempo di ripercorrere i propri passi, ma non prima di aver visitato le case antiche di Vedun.

Curiosità

La Grivola è una montagna alta 3.969 m s.l.m, la terza in altezza nel massiccio del Gran Paradiso, le mancano sono 31 metri per entrare nell’elenco del 4000 delle Alpi. L’abbé Henry1 scrive che grivola è una parola in patois che significa ragazza, vergine, in tedesco Jungfrau; nel dizionario di Cerlogne compare la voce grivolina, sostantivo femminile: chi si atteggia a bella ragazza, civettuola.

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  1. Joseph-Marie Henry, Histoire populaire, religieuse et civile de la Vallée d’Aoste, Société éditrice valdôtaine (Imprimerie catholique), Aosta, 1929 pag. 370, versione digitale disponibile qui[]