Il Ru de Veuillen/Veillen è la passeggiata di Chamois per antonomasia: una sterrata panoramica e ben curata ricopre il ru. Lungo l’itinerario vi sono giochi per bambini e in inverno la ciclabile si trasforma in una comoda pista per ciaspole. Un’ottima scusa per salire in funivia a Chamois, l’unico comune delle Alpi dove si vive senza auto.
Accesso
Dall’uscita autostradale di Châtillon-Saint-Vincent seguire le indicazioni per Cervinia e risalire la valle lungo la strada regionale 46. Subito dopo il villaggio di Buisson girare a destra e lasciare l’auto nel parcheggio della funivia Buisson-Chamois.
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Lunghezza itinerario: 5 km
Quota presa: 1820 m
Quota scarico: 1760 m circa
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Dislivello 60 m circa
In bici: consigliata.
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Descrizione
Dalla stazione superiore delle funivia di Chamois ci si dirige verso il municipio poi si seguono le indicazioni per La Magdeleine fin sull’argine del torrente Chamois.
Chi desidera osservare la presa del Ru de Veuillen/Veillen deve risalire per trecento metri la sponda del torrente ed attraversarlo sul ponte in legno. Pochi metri a monte del ponte si trova l’opera di presa, pochi metri a valle il dissabbiatore. Si scende poi lungo la sterrata che costeggia l’altra sponda tra larici ed ontani fino a raggiungere il vecchio mulino interamente ricostruito nel 2020.
Alle sue spalle di trovava un tempo la presa del ru. Sull’altro lato della sterrata si vede una vecchia costruzione in pietra nella quale si facevano stagionare i formaggi. Ha una particolarità rarissima in Valle d’Aosta: il tetto arborato. Un tetto sul quale crescono larici ed abeti.
Al bivio dopo la cappella della Trinità si prosegue camminando sulla pista che taglia in piano i pascoli. Guardando alle proprie spalle si vede Corgnolaz, il villaggio più importante di Chamois dove si trova il municipio, l’arrivo della funivia ed una casa in legno del 1400.
In fondo al vallone si intravedono i tetti del villaggio di Ville, l’antico capoluogo comunale.
Si lascia sulla destra la sterrata che scende all’altiporto di Chamois, il primo aeroporto di montagna costruito in Italia. Fu inaugurato nel 1967 e nei fine-settimana ogni tanto è possibile vedere atterrare piccoli aerei da turismo. La pista è coperta d’erba e un piccolo chalet in legno fa le veci della torre di controllo.
In corrispondenza di un’ampia curva si vede sotto la strada il villaggio di Suisse, il più lontano dal capoluogo, il luogo dove è nata la birra di Chamois, una birra fatta con l’orzo coltivato a 1800 metri di quota. La leggenda racconta che il fondatore del villaggio fosse una signore svizzero in cerca di privacy a causa dei suoi problemi con la legge. Per non farsi trovare dai gendarmi aveva fatto cucire al contrario le suole dei suoi scarponi così in inverno chi seguiva le sue impronte in realtà si allontanava dal ricercato.
Nel rettilineo prima del bivio per il Col Pilaz il tubo in ferro dove scorre il Ru de Vuillen esce da terra e diventa visibile a lato della strada, lo si segue fino al ponte sul Torrente Suisse poi al bivio si prende a destra scendendo leggermente e proseguendo la passeggiata tra alti larici e piccole macchie di ontano. L’aria è fresca e carica di umidità, a lato della sterrata si scoprono rivoli di acqua sorgente.
Al bivio successivo si prende a destra, in piano, mentre la sterrata principale sale verso La Magdeleine. Si cammina sulla vecchia pista tappezzata d’erba che è servita a posare le tubazioni. Si lascia sulla destra la pista forestale che scende verso Suisse e poi sale lungo il sentiero che riporta alla sterrata principale.
Gli escursionisti esperti possono proseguire lungo la vecchia pista che si restringe gradatamente fino a diventare un’esile traccia, soffocata dalla vegetazione e pericolosamente esposta sui precipizi. Di tanto in tanto torna alla luce un pezzettino della tubazione metallica che è quasi sempre nascosta dai muschi e dalle erbe che crescono nel sottobosco.
Sotto l’alpeggio di Copitod si trova il primo scarico del Ru. Il sito merita una sosta per provare la carrucola, uno dei numerosi giochi per bambini acquistati con fondi dell’Unione Europea che di tanto in tanto divertono anche i più grandi.
È il momento per fare una foto dal belvedere sul Cervino, dall’altra parte della valle si vede un puntino bianco sull’orlo della parete rocciosa: è la cappella di Gilliarey costruita nel 1866.
Si prosegue lungo sterrata seguendo i passi della contessa di Challant che nel 1691 venne scortata dai soldati di Luigi XIV di Francia, il Re Sole, da Chamois al castello di Châtillon. Si incontra una casetta in legno dove in estate è possibile gustare una gelato al miele artigianale e vedere le api al lavoro poi l panorama si apre sulla valle della Dora Baltea; spicca in lontananza una piramide regolare: è il Monte Emilius, una cima di più di 3500 metri che deve il suo nome a Emilie Argentier, una ragazza di quattordici anni che ne raggiunse la vetta nel 1839.
Una cinquantina di metri prima dell’ultimo alpeggio si vede sulla destra il vecchio scarico del ru lastricato in pietra, la tubazione prosegue sotto la sterrata e attraversa la strada asfaltata che sale da La Magdeleine. E tempo di ripercorrere i propri passi e rientrare a Chamois.
Un Consiglio
Aggiungendo una settantina di metri di dislivello positivo è possibile rientrare a Chamois attraversando il villaggio di Suisse e passando a fianco della pista di atterraggio dell’altiporto. Qualche centinaio di metri dopo l’alpeggio di Copitod si riprende il sentiero che porta verso il Ru de Veuillen. Si scende lungo la pista forestale che attraversa un bel bosco di larici e dopo una breve salita si raggiunge Suisse. Seguendo la strada principale si sale dolcemente passando a fianco della pista di atterraggio poi si attraversano i pascoli e si arriva proprio davanti alla cappella della Trinità, a pochi passi dal Torrente Chamois.
Curiosità
Giovedì 20 gennaio 1955 venne inaugurata la funivia Buisson-Chamois1. L’impianto costruito dalla società Agudio di Torino costò 50 milioni, la cabina portava 8 passeggeri da Buisson a Chamois in 6 minuti. Il progetto già approvato per una strada carrabile del costo di 300 milioni di lire venne accantonato.
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Post del 9.10.2020 ultimo aggiornamento 27.04.2021
- La Stampa di martedì 18 gennaio 1955, pag. 6 – versione digitale disponibile qui[↩]