La via Lombarda: una strada perduta.

Anticamente l’accesso alla Valtournenche da Châtillon avveniva attraverso da tre mulattiere principali: la prima detta delle “rovines” partiva dal borgo di Chameran e risaliva la destra orografica della valle.

Le altre due salivano alla frazione Conoz del comune di Châtillon poi si dividevano. Quella alta, ai giorni nostri ancora pressoché intatta e in parte descritta in Tapazovaldoten, saliva al villaggio di Promiod. Quella bassa si dirigeva in piano verso il torrente Marmore, lo attraversava nei pressi dell’attuale frazione di Champlong, poi proseguiva unendosi al ramo che saliva da Chameran fino al borgo di Antey e oltre.

Di questa importante via sono visibili solo brevissimi tratti, la maggior parte è scomparsa sotto il manto di asfalto della carrozzabile per Cervinia. Era detta dei lombardi perché usata nella transumanza dai pastori che portavano le greggi dalla pianura padana ai pascoli dell’alta Valtournenche.

Archives historiques régionales d’Aoste, Fonds Challand, volume 93, docc. 1 e 4
Enrico Tognan, Alessandro Liviero, Alamans …, Le Château Edizioni, Aosta 2003

Fra Salimbene nella sua cronaca redatta nella seconda metà del 1200 situa più volte Torino in Lombardia:  “… Voleva anche quivi attendere l’arrivo dell’imperatore suo padre, che era a Torino, città sui confini della Lombardia; chè la Lombardia si estende fino a Susa e al Moncenisio. Di là comincia la signoria del Conte di Savoia.“((Cronaca di Fra Salimbene Parmigiano dell’Ordine dei Minorie volgarizzata da Carlo Cantarelli, Vol. I, Parma, Luigi Battei Editore, 1882, pag. 98, versione digitale disponibile qui))

Ru de Tchiou

Tratto in alveo naturale del Ru de Tchiou - Foto di Gian Mario Navillod.
Tratto in alveo naturale del Ru de Tchiou – Foto di Gian Mario Navillod.

Un chilometro e mezzo del Ru de Tchiou scorre ancora in alveo naturale tra i pascoli del vallone del Menouve poi scompare sotto terra in una tubazione a pressione. Per raggiungere l’opera di presa si attraversano zone aride, foreste umide e pascoli alpini: un itinerario ricco di piacevoli contrasti.  Chi lo desidera può chiudere un anello percorrendo il Ru Neuf d’Eternon che scorre una cinquantina di metri più in alto.

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Ru Neuf d’Eternon/Eternod

Presa del Ru Neuf d'Eternon - Foto di Gian Mario Navillod.
Presa del Ru Neuf d’Eternon/Eternod – Foto di Gian Mario Navillod.

Del Ru Neuf d’Eternon/Eternod  rimangono solo una ventina di metri di alveo abbandonato. Una bella pista pianeggiante ne ha cancellato ogni traccia ed il ru ci scorre sotto, dentro una conduttura in pressione. È possibile percorrere questo itinerario in bici anche se nei pressi dell’Alpe Essananz vi sono circa 100 metri di dislivello particolarmente ripidi. Negli ultimi 500 metri di pista prima di arrivare alla presa si trova sovente l’erba alta. Continua la lettura di Ru Neuf d’Eternon/Eternod

Camminare in montagna

Camminare in montagna fa bene e si può fare fino in tarda età. Più passano gli anni più il passo si fa lento però, colpa del peso dei bei ricordi che porto nello zaino. A vent’anni per camminare mi bastava un orologio per capire di quanto abbassavo i tempi di percorrenza, a quaranta studiavo flora e fauna, per il piacere di distinguere le infinite varietà di vita che il Buon Dio o Madre Natura hanno disseminato sulla terra.

Terrazzo del Rifugio (bivacco) Bobba detto anche Rifugio des Jumeaux a Valtournenche- Foto di Gian Mario Navillod.
Terrazzo del Rifugio (bivacco) Bobba detto anche Rifugio des Jumeaux a Valtournenche– Foto di Gian Mario Navillod.

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Ru d’Arlaz

Tratto a cielo aperto del Ru d'Arlaz - Foto di Gian Mario Navillod.
Tratto a cielo aperto del Ru d’Arlaz – Foto di Gian Mario Navillod.

Il Ru d’Arlaz scorre a cielo aperto tra due argini di cemento dall’opera di presa sul torrente Evançon al Col d’Arlaz. La sterrata  di servizio ha una pendenza ridotta e si presta ad essere percorsa in bicicletta. La varietà del paesaggio, la ricchezza della flora e la cura profusa nella gestione dell’itinerario rendono questa escursione una delle più piacevoli della Val d’Ayas.

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