Il villaggio dei Salassi del Tantané

I muri delle capanne del villaggio dei Salassi di La Magdeleine – Foto di Gian Mario Navillod.
I muri delle capanne del villaggio dei Salassi di La Magdeleine – Foto di Gian Mario Navillod.

Partenza: 1710 m
Arrivo: 2437 m
Dislivello in salita: 700 m circa

Andata: 2h00
Ritorno: 1h30
Totale: 3h30

Difficoltà: E
Segnavia: 3 – 2 – assente

Tratti difficili: no
Tratti esposti: no
Ombra: parziale

pericolo caduta massi: no

Da vedere: i laghi di La Magdeleine, il panorama sul Cervino e le Grandes Murailles, il villaggio dell’età del ferro.

Itinerari collegati: il villaggio dei Salassi al Col Pierrey, il ponte acquedotto romano di Pondel, il canale romano scavato nella roccia di Pondel.

Come arrivare: Click quiClick qui per vedere le mappe – Click qui per la traccia GPS (.gpx) – Click qui per le VISITE GUIDATE

Introduzione.

Partenza del sentiero per il villaggio dei Salassi a La Magdeleine – Foto di Gian Mario Navillod.
Partenza del sentiero per il villaggio dei Salassi a La Magdeleine – Foto di Gian Mario Navillod.

La passeggiata fino al Villaggio dei Salassi è una bellissima gita da fare in famiglia. Si cammina su strade sterrate e sentieri di montagna lontano dal traffico.

Salendo si costeggiano i laghi di Croux e di Charey dove è possibile fermarsi per il pic-nic.

Il periodo migliore coincide con i primi caldi estivi, quando le acque di fusione riempiono i laghi e la fioritura dei crochi punteggia di rosa e bianco il verde dei pascoli.

Sentiero per il lago di Croux a La Magdeleine – Foto di Gian Mario Navillod.
Sentiero per il lago di Croux a La Magdeleine – Foto di Gian Mario Navillod.

Descrizione.

Dopo aver lasciato l’auto nel grosso piazzale della frazione Artaz, al termine della strada regionale, si entra nel centro storico del villaggio passando a fianco del vecchio fontanile.

Pochi passi più avanti alla biforcazione della viuzza interna si prende a sinistra seguendo il segnavia 3.

Attenzione a non seguite le indicazioni che portano a destra, verso il colle Portola.

Si attraversa la strada asfaltata poi si sale lungo il sentiero che sale ripido tra le villette ed i pascoli fino a raggiungere la strada che porta al lago di Croux.

Muri dei delimitazione del sentiero per il lago di Croux a La Magdeleine – Foto di Gian Mario Navillod.
Muri dei delimitazione del sentiero per il lago di Croux a La Magdeleine – Foto di Gian Mario Navillod.

Fatti pochi passi si prosegue sul sentiero che passa a fianco della stalla e raggiunge il casolare di Laye dove termina la strada agricola asfaltata.

Dalla fine dell’asfalto inizia il sentiero che sale sulla sinistra e in circa 10 minuti porta al lago di Croux.

Lago di Croux a La Magdeleine – Foto di Gian Mario Navillod.
Lago di Croux a La Magdeleine – Foto di Gian Mario Navillod.

Dal lago si prosegue lungo la pista che prima costeggia le rive e poi sale ripida tra gli alberi. Dopo una decina di minuti la salita si fa più dolce e la pista si perde in un prato tappezzato di genziane.

Si prosegue in piano verso il Col Pilaz fino a passare dietro il rudere di una baita dal quale si gode un panorama mozzafiato che spazia dal monte Barbeston, alla piramide dell’Emilius, al vallone dove è stato costruito il Bivacco Tzan. Dietro il lariceto si vede in lontananza la punta del monte Zerbion, con in cima il puntino bianco della statua della Madonna.

Belvedere sul sentiero per il lago Charey a La Magdeleine – Foto di Gian Mario Navillod.
Belvedere sul sentiero per il lago Charey a La Magdeleine – Foto di Gian Mario Navillod.

In pochi minuti passando a monte del Lago Grande Puine si raggiunge la strada sterrata che dal Col Pilaz sale ripida nel bosco verso il Tantané.

In corrispondenza dei cartelli della sentieristica consiglio di lasciare la sterrata e proseguire sulla destra lungo il sentiero che sale nel bosco. Dopo pochi minuti si trovano i pannelli posizionati dal comune di La Magdeleine, zeppi di informazioni preziose su fauna, flora, geologia e cultura alpina.

Disgelo al lago di Charey (La Magdeleine) – Foto di Gian Mario Navillod.
Disgelo al lago di Charey (La Magdeleine) – Foto di Gian Mario Navillod.

Si oltrepassa il belvedere poi al bivio si segue il sentiero di sinistra che porta prima all’emissario e poi il lago di Charey, un bellissimo specchio d’acqua circondato dai larici, dove fino ad inizio estate resiste ancora un piccolo nevaio che macchia di bianco le acque cerulee.

Si prosegue lungo la sterrata che esce dal bosco, si oltrepassa l’alpeggio di Charey o Charrey superiore e nei pressi un torrentello si lascia la carrabile per lo splendido sentiero che si stacca sulla destra e si dirige verso sud lungo le pendici del Monte Tantané.

Sentiero belvedere sotto il Monte Tantané - Foto di Gian Mario Navillod.
Sentiero belvedere sotto il Monte Tantané – Foto di Gian Mario Navillod.

Dopo alcuni saliscendi, a monte del sentiero, si incontra una pietra triangolare infissa nel terreno. Da questo punto si abbandona il tracciato principale e ci si dirige verso la cima del Tantané seguendo la cresta erbosa fino ad arrivare alla pietraia dove si trovano i resti delle capanne dell’età del ferro.

Curiosità.

Il grande insediamento del Tantané è tuttora un mistero per gli archeologi. Per molti anni è stato uno dei segreti meglio custoditi della Valle d’Aosta, chi conosceva l’ubicazione del sito la comunicava solo a persone di fiducia, temendo forse vandalismi o scavi abusivi.

Per molti anni ho cercato inutilmente i resti delle capanne poi, di ritorno dall’ennesima ricerca infruttuosa, ho incontrato un appassionato che aveva appena visitato l’abitato attribuito genericamente all’età del ferro, seguendo le indicazioni contenute nel libro di Pietro Ramella dedicato all’archeologia in Piemonte e Valle d’Aosta 1 .

Era stato segnalato agli studiosi da Vincent Trèves (all’anagrafe Vincenzo  TRÈVES, nato il 13 settembre 1922 e deceduto il 19 gennaio 2010) che fu commissario politico della Brigata Marmore durante la resistenza, consigliere regionale dal 17 giugno 1959 al 24 novembre 1963 e sindaco di La Magdeleine. Annessionista convinto, fede politica che gli costò il carcere nei primi anni della Repubblica, ci ha lasciato un’appassionate autobiografia2 ed ha salvato la vita all’illustre storico Federico Chabod, allora presidente del Consiglio Regionale della Valle d’Aosta, che alcuni valdostani cercarono di defenestrare.

Negli anni ho seguito il procedere dei lavori di scavo aspettando con impazienza che ne venissero pubblicati i risultati. Nell’estate del  2005 ebbi un fortunato incontro in cantiere con Franco Mezzena che fu così cortese da raccontare ai ragazzi che mi accompagnavano i primi risultati dello scavo. Ricordo che ci parlò di un villaggio frequentato tra il II e I secolo avanti Cristo.

Forse ricordo male: nel 2023 la pubblicazione degli ultimi studi indica come periodo di frequentazione del sito solo il I secolo a.C., tra il 36 e il 15 a.C. per la precisione3.

All’inizio degli scavi si ipotizzava un villaggio composto da più di 25 capanne con muratura in pietra e tetto in legno, frequentato anche da donne45.

Negli anni sono state date tre giustificazioni per la costruzione delle capanne: la prima ipotizza un villaggio minerario anche se non si sono trovate nelle vicinanze tracce di scavi o di lavorazioni minerarie; la seconda, proposta sull’onda di un rinnovato interesse per la fitoterapia, presumeva una raccolta estiva di erbe medicinali che anche oggi non sono molto frequenti tra le morene e i rock glaciers e si presume non lo fossero neppure due millenni fa, la terza ipotizzava una sorta di ultimo ridotto, dove la popolazione autoctona cercò rifugio dai soldati romani vittoriosi alla ricerca di bottino e schiavi.

Alle tre ipotesi se ne è aggiunta una quarta, alcuni archeologi sostengono che “I cosiddetti “villaggi salassi”, ritenuti sino ad oggi il rifugio degli indigeni di fronte all’avanzata militare di Roma, sembrerebbero pertanto, alla luce dei nuovi dati emersi, connotarsi più come i punti di appoggio e di fortificazione offensiva utilizzati dagli occupanti nelle loro operazioni di conquista.

Non sono sicuro che il concetto di fortificazione offensiva possa essere considerato un ossimoro, però dopo aver letto Marc Bloch6 e Emilio Lussu7 posso concordare sul fatto che non sempre le operazioni militari si svolgono all’insegna della più rigorosa razionalità. Però l’ ipotesi che truppe di occupazione, invece di stanziarsi su colli di importanza transnazionale come quello del Teodulo, o di colli di importanza intervalliva come il Portola o il Pilonnet si nascondano tra cordoni morenici e rock glaciers alla massima distanza possibile da questi due ultimi valichi non mi sembra particolarmente solida.

L’ubicazione del villaggio, relativamente lontana da colli e corsi d’acqua sembrerebbe escluderne la funzione di posto tappa e anche tenendo conto di un clima più caldo dell’attuale riesce difficile immaginare un utilizzo agricolo del villaggio proprio perché è costruito a ridosso delle pietraie che circondano la sommità del monte. Alcuni studiosi ritengono l’abitato legato ad un’attività estrattiva8. Purtroppo ad oggi non si è trovato nei dintorni alcun giacimento di ferro e nessuna traccia di coltivazioni minerarie che confermino tale ipotesi.

Cervino e Grandes Murailles sotto il villaggio dei Salassi di La Magdeleine – Foto di Gian Mario Navillod.
Cervino e Grandes Murailles sotto il villaggio dei Salassi di La Magdeleine – Foto di Gian Mario Navillod.

Il ritrovamento sopra il Col Pierrey di un analogo insediamento dell’età del ferro, in contatto visivo con quello del Tantané, costruito sulla cima di un’elevazione che separa la valle di Saint Barthélemy dalla Valtournenche, nascosto dal fondovalle, relativamente lontano dalle vie di comunicazione, isolato dalle terre coltivabili e lontano dalle sorgenti, potrebbe far pensare ad una funzione legata alla difesa passiva delle popolazione.

Bivacco alpinistico: cerchio di pietre ammonticchiate per riparare la tenda dal vento (non è una capanna del I sec. a.C.). Settembre 2025 - sopra il Rifugio Mezzalama - Foto di Gian Mario Navillod.
Bivacco alpinistico: cerchio di pietre ammonticchiate per riparare la tenda dal vento (non è una capanna del I sec. a.C.). Settembre 2025 – sopra il Rifugio Mezzalama – Foto di Gian Mario Navillod.

Un sito abitato o frequentato solo durante i momenti più sanguinosi del conflitto che oppose i Salassi ai romani, tra il 143 ed il 25 a. C. Un sito dove nascondere le fasce più indifese della popolazione durante l’offensiva dell’esercito romano. Si spiegherebbe in tal modo la rozzezza delle murature che sembrerebbero costruite in tutta fretta e la mancanza nelle vicinanze di siti minerari.

I reperti del Tantané

Sono state individuate 25 strutture all’interno della morena e 13 nel prato sottostante9, all’interno della capanna n. 4 sono stati trovati resti di cereali, in altre leguminose come piselli e lenticchie. Tra i reperti attribuibili all’equipaggiamento militare si contano una fibula e un gancio di cintura, tre punte di freccia e quattro chiodi da scarpa romani. Gli altri reperti sono: una paletta da fuoco in ferro, 2 aghi, un pezzo di lama di falcetto, un’accetta, 41 monete vallesane, un mezzo asse di Vienne, 32 contenitori in ceramica, di cui uno su cui è stato inciso “ANION”, individuati tra più di 500 frammenti, quattro piccole perle di vetro, un peso di telaio forato e una fusaiola in pietra ollare10. Dalla datazione dei reperti ritrovati si ipotizza una frequentazione del sito compresa tra il 36 e il 15 a.C.11

Chi erano i Salassi?

Bibliografia.

Alessandra Armirotti, Romain Andenmatten, Tristan Allegro, Gwenaël Bertocco, Caratterizzare una rete di siti di alta montagna di età tardo-repubblicana/augustea tra Valle d’Aosta (IT) e Vallese (CH) in Montagne e Archeologie, Ed. All’insegna del Giglio, Sesto Fiorentino, 2023, ISBN 978-88-9285-218-1 e-ISBN 978-88-9285-219-8 – versione digitale disponibile qui

Franco Mezzena, Habitat protohistorique au Mont-Tantané, in Bollettino Soprintendenza per i beni e le attività culturali n° 1 – 2003/2004, pag. 157 versione digitale disponibile qui: https://www.regione.vda.it/allegato.aspx?pk=32698

Zavatta Luca, Le Valli del Cervino, Rimini 2005, ISBN 88-901937-1-9, pagg. 148 e 158

M. Tarpin, I. Boehm, I. Cogitore, D. Épée, A.-L. Rey, “Sources écrites de l’histoire des Alpes dans l’antiquité” in XI Bulletin d’études préhistoriques et archéologiques alpines pubblicato dalla Société Valdôtaine de Préhistoire et d’Archéologie, Aosta 2000

Ronc Maria Cristina, La valle del Cervino, Torino 1990, pag. 193

Franco Mezzena, Archeologia in Valle d’Aosta, Aosta,
1981, Ed. Regione Valle d’Aosta, Assessorato del turismo, urbanistica e beni culturali, pag. 57 – versione digitale disponibile qui

Articolo del 3.05.2006 – ultimo aggiornamento 15.10.2025

  1. Pietro Ramella, Archeologia in Piemonte e Valle d’Aosta, Litografia Bolognino, Ivrea, 1985, pag. 293[]
  2. Vincent Trèves, Entre l’histoire et la vie, Le Château Edizioni, 1999 EAN 9788887214178[]
  3. Alessandra Armirotti, Romain Andenmatten, Tristan Allegro, Gwenaël Bertocco, Caratterizzare una rete di siti di alta montagna di età tardo-repubblicana/augustea tra Valle d’Aosta (IT) e Vallese (CH) in Montagne e Archeologie, Ed. All’insegna del Giglio, Sesto Fiorentino, 2023, ISBN 978-88-9285-218-1 e-ISBN 978-88-9285-219-8 – versione digitale disponibile qui[]
  4. Ronc Maria Cristina, La valle del Cervino, Torino 1990, pag. 43  e 193[]
  5. Franco Mezzena in Archeologia in Valle d’Aosta, Aosta, 1981, Ed. Regione Valle d’Aosta, Assessorato del turismo, urbanistica e beni culturali, pag. 57 – versione digitale disponibile qui[]
  6. Marc Bloch, L’étrange défaite : témoignage écrit en 1940, Paris, Société des Éditions « Franc-Tireur », , versione digitale disponibile qui[]
  7. Emilio Lussu, Un anno sull’altipiano, Parigi, Le lettere italiane, 1938[]
  8. Andrea Zanotto, Valle d’Aosta antica e archeologica, Ed. Musumeci, Aosta, 1986, ISBN 88-7032-237-8, pag. 19[]
  9. Alessandra Armirotti, Romain Andenmatten, Tristan Allegro, Gwenaël Bertocco, Caratterizzare una rete di siti di alta montagna di età tardo-repubblicana/augustea tra Valle d’Aosta (IT) e Vallese (CH) in Montagne e Archeologie, Ed. All’insegna del Giglio, Sesto Fiorentino, 2023, ISBN 978-88-9285-218-1 e-ISBN 978-88-9285-219-8, pag. 11-14 – versione digitale disponibile qui[]
  10. Franco Mezzena, Archeologia in Valle d’Aosta, Aosta,
    1981, Ed. Regione Valle d’Aosta, Assessorato del turismo, urbanistica e beni culturali, pag. 57 – versione digitale disponibile qui[]
  11. Alessandra Armirotti, Romain Andenmatten, Tristan Allegro, Gwenaël Bertocco, Caratterizzare una rete di siti di alta montagna di età tardo-repubblicana/augustea tra Valle d’Aosta (IT) e Vallese (CH) in Montagne e Archeologie, Ed. All’insegna del Giglio, Sesto Fiorentino, 2023, ISBN 978-88-9285-218-1 e-ISBN 978-88-9285-219-8, pag. 27 – versione digitale disponibile qui[]