Agli inizi del 1200 venne rimaneggiato il duomo di Fidenza dedicato a San Donnino.
Quasi sicuramente l’abate Nikulás che passò di lì circa 50 anni prima non vide il bassorilievo che decora la facciata e che secondo alcuni rappresenta il corteo di Carlo Magno che passa da Fidenza dopo aver liberato Roma.
Nel corteo si distinguono: Carlo Magno a cavallo con lo scettro in mano (A), il suo ghepardo da caccia in groppa ad un cavallo (E), una figura maschile che ricorda assai il pellegrino ripreso nel logo della Via Francigena (J), il nipote di Carlo Magno che apre in corteo (K).
Camminando lungo la Via Francigena si può quindi legittimamente immaginare di ripercorrere sia i passi dei pellegrini che si recavano a Roma o Gerusalemme che quelli del corteo imperiale di Carlo Magno raffigurato sulla facciata del duomo di Fidenza o quelli di Sigerìco da Canterbury o quelli dell’abate Nikulas dall’Islanda.
Secondo l’abbè Henry 1 Carlo Magno attraversò due volte per la Valle d’Aosta, nel 781 e nel 801 passando, come tutti al tempo, sul ponte della strada romana delle Gallie a Pont-Saint-Martin.
Negli Annali dei Regni dei Franchi2 si legge del viaggio di Carlo Magno attraverso la Valle d’Aosta nell’estate dell’801:
“Imperator de Spoletio Ravennam veniens aliquot dies ibi moratus Papiam perrexit. Ibi nuntiatur ei, legatos Aaron Amir al Mumminin regis Persarum portum Pisas intrasse. Quibus obviam mittens inter Vercellis et Eporeiam eos sibi fecit praesentari; unus enim ex eis erat Persa de Oriente, legatus regis Persarum, – nam duo fuerant – alter Sarracenus de Africa, legatus amirati Abraham, qui in confinio Africae in Fossato praesidebat. Qui Isaac Iudeum, quem imperator ante quadriennium ad regem Persarum cum Lantfrido et Sigimundo miserat, reversum cum magnis muneribus nuntiaverunt; nam Lantfridus ac Sigimundus ambo defuncti erant. Tum ille misit Ercanbaldum notarium in Liguriam ad classem parandam, qua elefans et ea, quae cum eo deferebantur, subveherentur. Ipse vero celebrato die natali sancti Iohannis baptistae apud Eporeiam Alpes transgressus in Galliam reversus est. … Ipsius anni mense Octobrio Isaac Iudeus de Africa cum elefanto regressus Portum Veneris intravit; et quia propter nives Alpes transire non potuit, in Vercellis hiemavit.”
Brano che liberamente tradotto in italiano suonerebbe così:
“L’imperatore da Spoleto venne a Ravenna, vi rimase qualche giorno poi andò a Pavia. Gli si annunciò che i legati di Aaron Amir al Mumminin re dei persiani erano entrati nel porto di Pisa. Quibus obviam mittens tra Vercelli e Ivrea se li fece presentare; uno di loro – poiché erano due – era della Persia Orientale, legato del re di Persia, l’altro saraceno d’Africa, legato dell’emiro Abraham che governava in Fez ai confini dell’Africa. Annunciarono che Isaac Iudeum, che l’imperatore aveva inviato quattro anni prima al re della Persia con Lantfrido e Sigimundo tornava con magnifici doni e che Lantfrido e Sigimundo erano entrambi defunti.
Poi ha inviato il notaio Ercanbaldo in Liguria a preparare la flotta che trasportò lui e l’elefante. Poi dopo aver celebrato il natale di san Giovanni Battista ad Ivrea attraversò [le Alpi] e tornò in Gallia. … Lo stesso anno nel mese di ottobre Isaac Iudeus tornando dall’Africa con l’elefante entrò nel porto di Venere [ora Portovenere (SP) NdT] e poiché non poteva attraversare le Alpi a causa della neve svernò a Vercelli3.”
e nell’802 quello di Abul Abaz:
“Ipsius anni mense Iulio, XIII. Kal. Aug., venit Isaac cum elefanto et ceteris muneribus, quae a rege Persarum missa sunt, et Aquisgrani omnia imperatori detulit; nomen elefanti erat Abul Abaz.”
“Nello stesso anno [802 NdT], il 20 luglio, venne Isaac con l’elefante e gli altri doni inviati dal re di Persia. Li portò tutti all’imperatore ad Aquisgrana. In nome dell’elefante era Abul Abaz.3.”
Gli Annali dei Regni dei Franchi registrano la morte di Abul Abaz nell’810:
“Qui nuntius adeo imperatorem concitavit, ut missis in omnes circumquaque regiones ad congregandum exercitum nuntiis ipse sine mora palatio exiens primo quidem classi occurrere, deinde transmisso Rheno flumine in loco, qui Lippeham vocatur, copias, quae nondum convenerant, statuit operiri; ubi dum aliquot dies moraretur, elefans ille, quem ei Aaron rex Sarracenorum miserat, subita morte periit.”
“Quell’elefante che Aaron re dei Saraceni gli aveva inviato, morì di morte istantanea3.”
Post del 1.03.2014 ultimo aggiornamento 21.10.2023
- Joseph-Marie Henry, Histoire populaire, religieuse et civile de la Vallée d’Aoste, Société éditrice valdôtaine (Imprimerie catholique), Aosta, 1929, pag. 46, versione digitale disponibile qui[↩]
- versione digitale disponibile qui: https://la.wikisource.org/wiki/Annales_regni_Francorum[↩]
- Traduzione italiana di Gian Mario Navillod[↩][↩][↩]