Nel primo dopoguerra il Ru de Joux, che in alcuni testi1 è indicato come uno dei ru più antichi della Valle d’Aosta, venne intubato e la parte più pericolosa ed esposta venne bypassata con un tunnel lungo quasi due chilometri che attraversa la montagna tra la Becca di Avert e la Cima Longhede. Quanto rimane del vecchio tracciato è nascosto nei boschi di Nus: sono circa tre chilometri di piacevole sentiero che solo in alcuni tratti è esposto e soggetto a caduta massi.
Agli escursionisti prudenti consiglio di tornare sui loro passi quando arriveranno alla prime fasce rocciose. Gli escursionisti esperti ed imprudenti scopriranno un tratto scavato nella roccia e sospeso sull’abisso: una botta di adrenalina.
Accesso
Dall’uscita autostradale di Nus si seguono le indicazioni per Aosta. Al semaforo di Nus si gira a destra e si prosegue lungo la strada regionale n. 36 di Saint-Barthélemy. 300 metri dopo il villaggio di Val Dessus2 si lascia la regionale seguendo le indicazioni per La Pesse e si sale lungo la strada, a tratti sterrata, che conduce alle case di La Pesse Desot3. Si lascia l’auto nel parcheggio sterrato sotto al cartello di divieto di transito.
Click o tap qui per arrivare con Google Maps
Lunghezza (solo andata): 5,7 km
Quota partenza: 1586 m
Quota arrivo: 1800 m circa
Click o tap qui per la traccia GPX
Dislivello 200 m circa
In bici: sconsigliato.
Click o tap qui per la mappa
Descrizione
Si prosegue a piedi lungo la sterrata per mezzo chilometro poi alle spalle dell’Alpe Pesse di Meiten4 si lascia la sterrata e si prende la pista che porta ad un fabbricato di cemento armato dell’acquedotto. Si continua a camminare per una mezz’oretta su di un largo sentiero che attraversa il bosco di abeti, le pesse in dialetto valdostano, fino alla radura ai piedi dell’Alpe Joux. Il tratto di ru abbandonato che attraversava i pascoli è scomparso; è stato cancellato per aumentare la superficie del pascolo.
In direzione sud
Per ritrovare il vecchio alveo occorre salire per poche decine di metri lungo il bordo della radura fino a trovare l’ampia incisione ad “U” dove scorreva l’acqua fino alla prima metà del 1900.
La foresta di abeti ha conservato molto bene l’alveo abbandonato del ru ed il sentiero che percorre l’argine a valle non presenta difficoltà. Si cammina su un tappeto di aghi immersi nel silenzio della foresta. Dove il bosco di apre in piccole radure è possibile incontrare i caprioli al pascolo. Passo dopo passo il fianco della valle diventa più ripido, si incontrano i primi larici e poi le erbe e fiori che hanno invaso il sentiero da quando non è più percorso dai guardiani del ru.
Sulla destra si vede in lontananza l’abitato di Lignan. Si distingue la cupola bianca dell’osservatorio astronomico, quella più piccola del planetario costruito vicino all’ostello e all’estremo sud del pianoro, sospeso sulla valle, un poggio coperto da un ciuffo di larici che nasconde il Castelliere di Lignan, un insediamento protostorico.
Quando si arriva nei pressi della parete rocciosa si incontrano i primi muri di sostegno a valle, si prosegue nell’alveo che in alcuni tratti è ostruito dalle scariche di sassi poi si scende bruscamente per arrivare al tratto più suggestivo dell’itinerario dove l’alveo del ru è stato letteralmente scavato nella parete di roccia. Pochi metri della spalletta a valle sono crollati e per passare occorre procedere carponi sperando che il muro a valle regga. E’ un tratto riservato agli escursionisti esperti consci del fatto che stanno affidando la vita alla solidità di muri a secco ai quali da più di mezzo secolo nessuno fa più manutenzione.
Superata la fascia rocciosa si prosegue lungo il vecchio alveo del ru in un bel bosco di conifere. Il sentiero tracciato sull’argine a valle sale e scende continuamente: dove la corrente rallentava si depositava della sabbia che in occasione della manutenzione primaverile veniva tolta dal letto ed ammucchiata sull’argine; con il passare degli anni l’argine cresceva impercettibilmente dando origine al tipico saliscendi che si osserva lungo i ru che scorrono ancora nel loro alveo naturale.
L’escursione lungo il tracciato del vecchio ru termina alla spalle dell’Alpe la Pesse Damon5 dove arriva la strada sterrata. Sulla destra si nota il tubo in cemento nel quale scorre il nuovo Ru de Joux. Proseguendo per poche decine di metri si arriva ad un belvedere sulla valle centrale. Alcune macchie di pioppo tremulo (Populus tremula) stanno ripopolando il fianco della montagna andato a fuoco nel 2005 e in autunno il rosso delle loro foglie ricorda le fiamme che in poco più di una settimana distrussero circa 200 ettari di bosco.
In direzione nord
Si attraversano i pascoli dell’Alpe Joux seguendo i bollini gialli della segnaletica escursionistica fino ad arrivare alla strada sterrata.
Si prende a sinistra camminando per pochi minuti fino all’incrocio dove si prosegue in piano sulla pista forestale che ha preso il posto del vecchio ru. Sembra abbandonata da anni, non vi sono tracce del passaggio di auto e la vegetazione l’ha completamente coperta trasformandola in un lunghissimo prato verde circondato da abeti e larici.
La pista termina dove si incontrano le prime rocce e qui ricompare il vecchio alveo del ru. I muri a secco che lo sostenevano sono crollati in alcuni punti e permettono di vedere, come in uno spaccato architettonico, come era fatta la struttura all’interno.
La pendenza del ru nell’attraversare fasce rocciose non è regolare: tratti più ripidi si incontrano quando il passaggio tra le rocce non consentiva altre scelte. In questi casi per limitare l’erosione gli argini venivano protetti da lastre di pietra che avevano anche la funzione di migliorare la tenuta idraulica del canale. Generalmente le lastre di pietra rivestivano solo l’argine a valle, in rari casi il ru scorreva incassato tra due argini rivestiti di pietra.
Su una delle lastre è stato tracciato il segnale bianco-rosso che in Valle d’Aosta segnala il confine tra proprietà pubblica e proprietà privata. Il vecchio sentiero percorso dai guardiani del ru è spesso ostruito dagli alberi schiantati dal vento e dalla neve. È previsto per la prossima stagione un intervento degli operai forestali per la pulizia del sentiero.
Occorre chinare la testa camminando sull’argine nel ru nello “spettacolare passaggio sotto una roccia spiovente” così ben descritto da Luca Zavatta nel 20056 e ogni tanto si è costretti a lasciare il sentiero diventato impercorribile passando direttamente nell’alveo del ru. Nei tratti esposti a nord abbondano felci e muschi e l’aria è greve di umidità.
Si incontrano i primi lamponi appena prima di arrivare alla pista forestale che segue il ru fino all’opera di presa. Osservando con attenzione, sulla destra, si vede l’inizio della galleria nella quale scorrono le acque del Ru de Joux dalla metà del 1900. È tempo di ripercorrere i propri passi, o di proseguire lungo la strada sterrata fino all’opera di presa.
In alternativa
È possibile tornare all’auto percorrendo il sentiero che taglia il costone a monte del tracciato del ru. Si prosegue sulla pista forestale fino a trovare le indicazioni per l’itinerario 16 che si segue fino a circa 2000 metri di quota, arrivati alla radura si prende a destra il sentiero che attraversa il bosco fino a congiungersi con la pista forestale che sala da La Pesse Désot. Seguendo la pista in discesa si ritorna all’auto.
Ru de Joux di Nus
Torna alla pagina dei ru abbandonati
Torna alla pagina dei ru
- Maria Cristina Ronc, La valle del Cervino, Torino 1990, pag. 69[↩]
- Val Dessus: Val di Sopra[↩]
- La Pesse Desot: l’abete di sotto[↩]
- La Pesse di Meiten: l’abete di mezzo[↩]
- Pesse Damon: Abete di Sopra[↩]
- Luca Zavatta, Le valli del Cervino, L’Escursionista Editore, Rimini 2005, ISBN 88-901937-1-9, pag. 244[↩]