Il progetto della Società l’Idraulica di Milano prevedeva la costruzione di una grande diga da 180 milioni di metri cubi nel pianoro del Nivolet1 (quasi il doppio della capacità della diga di Bionaz, la più grande della Valle d’Aosta).
Dal Nivolet alla centrale di Lessolo cinque centrali idroelettriche avrebbero sfruttato un dislivello totale di più di 2200 metri. Due impianti di pompaggio avrebbero riportato in quota l’acqua nei momenti in cui la produzione di energia elettrica superava la domanda.
Proprio come avveniva fino al 1983 a Promoron, nella Valle del Cervino.
Come mai a Promoron è stato dismesso l’impianto di pompaggio pensato per immagazzinare nella diga di Cignana le acque del torrente Marmore? Probabilmente negli anni ’80 non vi era una sufficiente vantaggio economico.
Ora che l’efficienza del sistema di pompaggio idroelettrico per l’accumulo di energia raggiunge l’80% mentre quello delle batterie al litio supera il 90%2 si tende a sostituire gli impianti di pompaggio con le batterie.
Alla maggiore efficienza di questa tecnologia si aggiunge la rapidità della costruzione di nuovi impianti, in media un paio d’anni contro i sei anni dei pompaggi idroelettrici.
- Annibale Torrione, Il problema idroelettrico valdostano, Aosta, 1946, pag. 23 – versione digitale disponibile qui. [↩]
- Terna S.p.A., Studio sulle tecnologie di riferimento per lo stoccaggio di energia elettrica, pag. 4 – versione digitale disponibile qui. [↩]