“Con quella obiettività che mai si deve dipartire da un sereno esame tecnico dobbiamo riconoscere che delle grandi società che hanno ottenuto concessioni idrauliche in Valle d’Aosta, l’unica che sino ad oggi abbia messo allo studio e realizzato un congegno di impianti idroelettrici razionali e veramente geniali è la Società Idroelettrica Piemonte“1 così scriveva nell’immediato dopoguerra2 l’ing. Annibale Torrione. Era uno che se intendeva, nel 1950 scriverà un’opuscolo edito dalla CGIL sullo “sfruttamento idroelettrico delle acque della Valle d’Aosta“3. I grandi impianti idroelettrici avevano due obiettivi: produzione di energia elettrica per far funzionare le fabbriche e dar lavoro agli operai, creare riserve d’acqua per l’irrigazione.
La Società Idroelettrica Piemonte sfruttava le acque dalle Valle del Cervino con quattro centrali, due grandi bacini (Cignana 16 000 000 m³ e Goillet 11 000 000 m³) e un grande canale di gronda che da Maen porta alla vasca di carico della centrale di Covalou.
Il viaggio di un fiocco di neve
Il fiocco di neve caduto sulla punta del Cervino 4478 m viene spazzato dalla tormenta e atterra nei pressi del colle delle Cime Bianche, con il disgelo diventa una goccia d’acqua e scende nella
Diga del Goillet 2500 m
All’inizio di settembre 1938 il ministro delle finanze e quello dei lavori pubblici visitano i cantieri, salgono con il carrello al vertice, percorrono la decauville trainati da una trattrice con motore a scoppio e con i secondo carrello raggiungono il cantiere della diga del Goillet.
300 operai hanno preparato il terreno per il getto della diga che inizierà nel 1939 in primavera quando gli operai saliranno a più di 8004.
Il giornale Augusta Praetoria specifica che gli operai erano “in grande maggioranza veneti di Bassano del Grappa“5
Don Antonio Cojazzi trascorse un mese nel cantiere della diga del Goillet come assistente spirituale. Nell’estate del 1942 erano impiegati nei lavori ottocento operai, alcuni usi ad invocare Iddio e la Madonna anche nei momenti extraliturgici. Per ovviare al problema il sacerdote durante la predica della domenica invitò i partecipante a ripetere con lui le seguenti espressioni: “Porco cane! Porca l’oca! Porco giuda! [Sic!] Porco diavolo! Porca bestia! Porca martina [Sic!] Can della scala! Sacripante! Ostrega! Cribio!”
Il fiocco di neve diventato una goggia d’acqua, scende nella condotta forzata da 2 m³/sec e fa girare le turbine della centrale di Perrères.
Poi entra nel canale percorre il canale sotterraneo che lo porta all’ex centrale di pompaggio di Promoron e scende nella condotta forzata da 4.5 m³/sec della centrale di Maen.
Centrale di pompaggio di Promoron 1800 m
Fino al 1983 la diga di Cignana era utilizzata come una grande batteria: quattro pompe per un totale 1,6 m³/sec portavano nel bacino le acque derivate a Perrères. Sono state dismesse perché ai tempi non vi era più la convenienza economica
Ora che l’efficienza del sistema di pompaggio idroelettrico per l’accumulo di energia raggiunge l’80% mentre quello delle batterie al litio supera il 90%6 si tende a sostituire gli impianti di pompaggio con le batterie.
Alla maggiore efficienza di questa tecnologia si aggiunge la rapidità della costruzione di nuovi impianti, in media un paio d’anni contro i sei anni dei pompaggi idroelettrici.
Diga di Cignana
Il giornale Le Duché d’Aoste il 23 dicembre 1925 da notizia dei lavori per lo sfruttamento idroelettrico della Valtournenche. Vi compare il toponimo Tzignana dove secondo l’autore si trovava un pianoro di più di 700’000 m2 dove si tagliava il fieno due volte l’anno e un villaggio di 26 abitazioni. 7.
Nel cantiere circolavano tre piccole locomotive a vapore, nell’edizione del 30 dicembre 1925 si legge: “non è senza emozione che si sente il fischio delle locomotive in manovra sopra il frastuono incessante delle perforatrici“8
Nel giornale Le Mont Blanc si forniscono altre informazioni sul cantiere: nel 1925 l’impresa Umberto Girola di Domodossola iniziava i lavori “con ritmo veramente fascista” nella “ridente piana di Cignana” rendendo “quest’angolo pittoresco della valle tutta un’assordante fucina“.
Nel 1926 venne iniziato il getto verso la fine della stagione, nel 1927 si raggiunsero i 1100 m3 al giorno di calcestruzzo gettato lavorando per 20 ore al giorno grazie all’illuminazione notturna del cantiere. Nel cantiere lavoravano 700 operai.
Era prevista l’entrato in funzione parziale della centrale di Maen verso la fine del 1927 mentre la Centrale di Covalou era entrata in servizio nell’ottobre 1926 ed era alimentata tramite il Sifone di Antey, diametro 2.8 m lunghezza 350 m e dislivello 90 m e dal Sifone (di Fiernaz) sul torrente Torgnon lungo circa 1900 m
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Sopra la diga di Cignana sono state realizzate due piccole dighe poi dismesse, una al lago di Balanselmo da 325’000 m³
e una al Gran Lago da 480’000 m³ 10
Centrale Maen
Progettata dall’arch. Giovanni Muzio, figlio di un docente universitario, professore al Politecnico di Torino e a quello di Milano. La sua opera manifesto è la cosiddetta “Ca’ Brutta” in via Moscova a Milano. I suoi detrattori apprezzano soprattutto le ultime centrali idroelettriche che ha progettato, quella di Avise e quella di Quart.
L’impresa Porcheddu
Giovanni Antonio Porcheddu, nato nel 1860, orfano dall’infanzia 11, inizia a lavorare nei cantieri e prende la licenza tecnica inferiore (la terza media di oggi) da studente lavoratore. Con una borsa di studio arriva alla maturità poi si laurea in ingegneria civile nel 1890, ingegneria elettrotecnica nel 1891 e, in vista di un lavoro nel campo minerario, ingegneria industriale nel 1892. Apre uno studio a Torno con l’ing. Ferrero e diventa concessionario per l’Italia del sistema Hennebique, per la progettazione e calcolo delle strutture in cemento armato. 1911 campanile di San Marco a Venezia e ponte del Risorgimento a Roma, 1922 progetto strutturale del Lingotto a Torino.
Il canale derivatore Maen-Covalou
Le Duché d’Aoste nell’edizione del 5 dicembre 1923 titola “Vallaise la Breda trasloca” e aggiunge “da qualche settimana numerosi camion trasportano ogni giorno tonnellate di roba, strumentazione di ogni genere: legname da costruzione, assi, rotaie, vagoncini, benne, ascensori, tutto il contenuto dei baraccamenti del lago Gabiet e l’arredamento dei dirigenti accumulato in sette anni. Tutto prende la strada della Valle del Marmore, che la Breda sta sfuttando con la stessa intelligenza e la stessa costanza di quella del Lys“12.
Nello stesso giornale del 26.11.24 si legge “In effetti, da più di un anno, la valle del marmore è diventata il teatro dei grandi lavori della Breda che ci ha portato migliaia di operai, dei quali tanti con famiglia. Il quartier generale di tutto questo intenso movimento è Antey, dove non c’è bicocca che non sia abitata, dalla quale non si veda uscire bambini a frotte“. Stringendosi un po’ ci sarà nell’asilo di Antey posto per “tutte queste teste bionde che sono diventate momentaneamente membri della sua famiglia spirituale“13.
I lavori iniziarono nel maggio 192414 e in via prudenziale, visto il numero di operai impiegati, il consiglio comune dei Antey deliberò di istituire nel capoluogo un posto fisso di Carabinieri15.
Un po’ tardi per prevenire il furto di 1500 assi di legno destinate alla costruzione delle baracche degli operai sottratte dal cantiere di Fiernaz tra il 22 e il 27 ottobre 1923 16.
Il giornale La Doire Baltée riserva un trafiletto nell’edizione del 31 ottobre 1924 ad un brutto incontro: una ragazza di 22 anni di Antey di ritorno dalla messa è stata assalita da tre cattivi soggetti. La polizia ha arrestato tre operai della Breda17
Il giornale La Vallée d’Aoste del 6 dicembre 1924 annunciava per l’anno successivo la costruzione di un grandioso ponte acquedotto alto 90 metri e lungo 200 nel vallone di Hérin più unico che raro nel suo genere18 ma nell’edizione del 27 giugno 1925 il corrispondente da Antey dava la ferale notizia che il grandioso ponte canale in cemento armato della lunghezza di 210 m e dell’altezza di 55 dell’ing. Gyai di Torino sarebbe stato sostituito da un sifone in acciaio a causa di un’instabilità della sponda destra del vallone 19.
Vi furono numerosi incidenti sul lavoro, alcuni mortali.
Il 27 aprile 1925 Antoine Perruquet dipendente della Breda nella segheria di Lilla [sic] moriva scaricando un camion di tronchi20
Un minatore, Tibaio Salvatore di 23 anni morì a causa di un incidente nei cantieri Breda21.
Il 19.11.1925 incidente sul lavoro a Maen: Schodach Antonio morì stritolato tra le cinghie di trasmissione di una macchina22
Il 31 dicembre 1925, un’ora dopo la mezzanotte, Ducly Emile di Antey e Vittorio Mandinelli di Brescia, entrambi venticinquenni, persero la vita nella galleria di Hérin a causa delle esalazioni. La squadra era entrata per lo sgombero del materiale due ore dopo lo scoppio delle mine e rimase intossicata dai gas a metà tragitto. Solo con grandi sforzi le vittime furono portate all’aperto23
Nella galleria di Duerche, subito a valle del bacino di Maen, nella notte tra il 25 e 26 marzo 1926 morirono quattro operai (Frangipane Lorenzo, Tartaglia Bortolo, Olivetti Sebastiano e Zanetti Bortolo) e due vennero feriti a seguito dell’esplosione di una mina24.
Il 14 aprile 1926 quattordici operai vennero intossicati all’interno della galleria di Herin25.
Le Duché D’Aoste nell’edizione del 25 agosto 1926 si chiedeva se gli incidenti mortali nei cantieri Breda erano causa di imprudenza o del cattivo stato degli esplosivi: erano deceduti il caposquadra Antonio Bertoldi e Joseph Chatrian26
Il 3 ottobre 1926 infortunio mortale nella galleria di Crépin per Eugenio Ranzoni ventunenne di Cadera 27
Il 24 marzo 1927 una valanga scese dal Pancherot sopra Crépin uccidendo due operai (Giovanni Fabbri e Gerolamo Macri) che stavano lavorando allo scavo di una galleria. La Breda “assicuro dei bei funerali” ai defunti. 28
La strada
La Revue diocésaine d’Aoste nell’edizione del 23 novembre 1927 scrive che “La strada della Valle del Marmore è stata messa a dura prova di questi tempi. La Breda ha fatto salire alla centrale di Maen una enorme turbina, di un solo pezzo, del peso di 4000 miria. Questa ardita operazione non ha impegnato meno di 15 giorni; sono stati necessari quattro grossi trattori e un centinaio di specialisti che hanno allargato e consolidato la strada nei passaggi più stretti” 29.
Il presidente del consorzio della strada Châtillon-Valtournenche rammenta in una lettera al giornale La Patrie Valdôtaine “tanto per la verità … la costruzione di più di 100 piazzuole di scambio eseguite completamente a spese della Società [Breda NdR] 30.
Le opere non realizzate
A Perrères era previsto un bacino settimanale da 150’000 m³, più del doppio del bacino attuale. La presa sul torrente Cheneil a quota 2271 m non venne realizzata e neppure il serbatoio di Torgnon da 980’000 m³ previsto a quota 1962 m nell’area SIC di Loditor.
Post del 19.07.2024 ultimo aggiornamento 4.10.2024
- Annibale Torrione, Il problema idroelettrico valdostano, pag. 15 – versione digitale disponibile qui[↩]
- testo non datato, si presume del 1946[↩]
- Annibale Torrione, Lo sfruttamento idroelettrico delle acque della Valle d’Aosta – versione digitale disponibile qui[↩]
- https://cordela.regione.vda.it/pubblicazioni/GiornaliRiviste/Le%20Mont%20Blanc/1938-09-16_Le_Mont_Blanc/index.html?p=1&z=1[↩]
- https://cordela.regione.vda.it/pubblicazioni/GiornaliRiviste/Augusta_Praetoria_Giornali/1940-08-21_Augusta_Praetoria/index.html?search=goillet&p=3&z=1[↩]
- Terna S.p.A., Studio sulle tecnologie di riferimento per lo stoccaggio di energia elettrica, pag. 4 – versione digitale disponibile qui.[↩]
- https://cordela.regione.vda.it/pubblicazioni/GiornaliRiviste/Le%20Duche%20d%27Aoste/1925-12-23_Le_Duch%c3%a9_d%27Aoste/index.html?search=goillet&p=1&z=1[↩]
- https://cordela.regione.vda.it/pubblicazioni/GiornaliRiviste/Le%20Duche%20d%27Aoste/1925-12-30_Le_Duch%c3%a9_d%27Aoste/index.html?p=1&z=1[↩]
- https://cordela.regione.vda.it/pubblicazioni/GiornaliRiviste/Le%20Mont%20Blanc/1927-07-22_Le_Mont_Blanc/index.html?search=goillet&p=2&z=1[↩]
- L’Elettrotecnica n. 4 del 5.02.1929 pag. 83 – versione digitale disponibile qui[↩]
- http://www.tottusinpari.it/2020/08/10/ricordo-del-re-del-cemento-armato-lingegnere-sardo-giovanni-antonio-porcheddu-a-160-anni-dalla-nascita-ittiri-26-giugno-1860-torino-17-ottobre-1937/[↩]
- Le Duché d’Aoste del 5.12.1923, pag. 3 – versione digitale disponibile qui[↩]
- Le Duché d’Aoste del 26.11.1924, pag. 3 – versione digitale disponibile qui[↩]
- Viola Luciano, Antey-Saint-André, Litografia Geda, Nichelino 2006, pag. 249[↩]
- Viola Luciano, Antey-Saint-André, Litografia Geda, Nichelino 2006, pag. 252[↩]
- Le Pays d’Aoste del 16.11.1923, pag. 3 – Versione digitale disponibile qui[↩]
- La Doire Baltée del 31.10.1924, pag, 3 – versione digitale disponibile qui[↩]
- La Vallée d’Aoste del 6.12.1924, pag. 3 – Versione digitale disponibile qui[↩]
- La Vallée d’Aoste del 27.06.1925, pag. 3 Versione digitale disponibile qui[↩]
- Le Mont Blanc del 22.05.1925, pag. 4 – versione digitale disponibile qui[↩]
- Le Pays d’Aoste del 9.10.1925, pag. 3 – versione digitale disponibile qui[↩]
- La Patrie Valdôtaine del 26.11.1925, pag. 3 – versione digitale disponibile qui[↩]
- Le Duché d’Aoste del 13.01.1926, pag. 2 – Versione digitale disponibile qui e La Patrie Valdôtaine del 7.01.1926, pag. 3 – versione digitale disponibile qui[↩]
- Le Pays d’Aoste del 9.04.1926, pag. 3 – Versione digitale disponibile qui e Le Mont Blanc del 2.04.1926, pag. 2 – versione digitale disponibile qui[↩]
- Viola Luciano, Antey-Saint-André, Litografia Geda, Nichelino 2006, pag. 253[↩]
- Le Duché D’Aoste del 25.08.1926, pag. 3 – Versione digitale disponibile qui[↩]
- La Patrie Valdôtaine del 7.10.1926, pag. 3 – versione digitale disponibile qui[↩]
- La Revue diocésaine d’Aoste del 30.03.1927, pag. 3 – versione digitale disponibile qui[↩]
- La Revue diocésaine d’Aoste del 23.11.1927, pag. 2 – libera traduzione di Gian Mario Navillod versione digitale disponibile qui[↩]
- La Patrie Valdôtaine del 4.03.1926, pag. 3 – versione digitale disponibile qui [↩]