In una bella giornata di sole dello scorso millennio due coppie di turisti stavano facendo picnic sopra la diga di By. Dopo aver steso la tovaglia e versato il vino si saziarono piacevolmente con pane e companatico. Al momento del caffè, fatto con la caffettiera Moka di Alfonso Bialetti, si avvicinò il cane Beethoven che aveva un po’ di sangue sulle labbra.
Il padrone lo rimproverò e gli disse di non giocare più con i sassi che potevano ferirgli la bocca. I cane sembrò capire e scodinzolò contento.
Sulla via del ritorno il fischio di una marmotta. Beethoven scatta veloce e malgrado i richiami del padrone preoccupato dei denti aguzzi e delle unghie della marmotta si precipita sulla bestiola. In pochi secondi il corpo esanime delle marmotta è sul sentiero ai piedi dei turisti. Beethoven s’è comportato seguendo il suo istinto esattamente come i suoi progenitori, i lupi. Nessuno gli aveva insegnato come si cacciano le marmotte.
Invece i turisti, perso ogni istinto predatorio e usi a comperare la carne dal macellaio, non si sono comportati come i montanari di un tempo e hanno lasciato la carcassa ai corvi ed alle volpi. I lupi non erano ancora tornati in Valle d’Aosta e non hanno potuto approfittare del facile boccone per la merenda. Memori dell’antica tradizione italica dell’accepto damno ianuam claudere1 hanno legato il cane e sono tornati a valle.
Rose Barrel che ha gestito il Rifugio Mario Bezzi dal 20 luglio 1931 al 1976 si sarebbe comportata diversamente.
“A quel tempo non c’era la strada e si partiva a piedi da Gerbelle, sempre carichi, con grossi zaini e il mulo. Per arrivare al Bezzi occorrevano quattro ore. … Il primo cane che abbiamo avuto si chiamava Milka … Una volta con il cane sono salita la colle perché dovevo cambiare tre bottiglioni di vino con della panna, invece mi hanno dato del latte! Però al ritorno ho catturato sette marmotte! Con l’aiuto del cane ho preso tutte quelle marmotte, allora ce n’erano tante e si potevano prendere. Che peso trasportare il sacco con dentro sette marmotte2! Al rifugio le abbiamo pulite e poi fatte cuocere, se sono cucinate bene sono più buone di un coniglio3.“
- Il provebio latino accepto damno ianuam claudere corrisponde all’italiano chiudere la stalla quando i buoi sono scappati.[↩]
- Il peso della marmotta varia dai 3 ai 6 kg, un bottiglione pieno circa 2 kg. In totale lo zaino poteva pesare dai 27 ai 48 kg [↩]
- Testimonianza raccolta da Palmira Orsières il 12/02/1984 e pubblicata in: AAVV, I Vagrezèn raccontano: storia e storie di Valgrisenche e dei suoi villaggi, END edizioni, Gignod, 2020, pag. 108[↩]