Ricordo un viaggio notturno nel 1978 dalla Valle d’Aosta a Torino per vedere la Sacra Sindone e ricordo anche la ferma opinione della mia cattolicissima zia che errori della datazione con il carbonio 14 erano possibili e dovuti o all’incendio del 1500 o alla resurrezione di Cristo. La fede non si discute.
Ho incontrato di nuovo la Sacra Sindone quarant’anni dopo, nel libro di Andrea Nicolotti pubblicato da Einaudi.
Si racconta che a metà del XIV secolo a Lirey “il decano dei canonici, Robert de Caillac, si era procurato un lungo telo che recava l’immagine del corpo straziato di Cristo; e questo telo lo esibiva ai fedeli, a scopo di lucro, lasciando credere che fosse l’autentico lino sepolcrale di Gesù … il vescovo Henry de Poitiers, allora, si era preoccupato di investigare … poté dimostrare la frode architettata dal decano: quella sindone era una semplice stoffa su cui un abile falsario aveva artificiosamente raffigurato il corpo martoriato di Cristo“1, il falsario confessò e i canonici nascosero il telo per evitarne la confisca.
L’icona fu venduta a metà XV secolo ai Savoia e l’ho ritrovata nel Gargantua di Rabelais dove si legge: “Les uns se vouoient à sainct Jacques, les aultres au sainct suaire de Chambery : mais il brusla trois mois après, si bien qu’on n’en put saulver un seul brin“2 [“Gli uni si votavano a San Giacomo, gli altri al santo sudario di Chambéry ma bruciò tre mesi dopo, così bene che non se ne salvò neppure un filo“. [libera traduzione di Gian Mario Navillod.]
Cosa avrò visto a Torino nel 1978, la reliquia del sudario di Cristo, un’icona della metà del 1300 o un’icona della metà del 1500 con qualche bruciatura dolosa? Di che meditare camminando lungo un ru.
Post del 18.11.2020 – ultimo aggiornamento 4.06.2023
- Andrea Nicolotti, Storia e leggenda di una reliquia controversa, Giulio Einaudi Editore, Torino 2015, ISBN 978-88-06-21304-6, pag. 63[↩]
- Louis Moland, Oeuvres de Rabelais. Texte collationné sur les éditions originales avec une vie de l’auteur, des notes et un glossaire, Illustrations de Gustave Doré, Tome 1, ed. Garnier frères, Paris, 1873 pag. 89, Versione digitale disponibile qui[↩]