La Rosa canina un arbusto che può sfiorare i due metri di altezza. È comune dal fondovalle ai 1600 metri, fiorisce da maggio a luglio, in autunno si copre di frutti rossi vistosi che in inverno spiccano sui rami nudi.
I petali si raccolgono quando i fiori si stanno per aprire e si usano come lassativi e antisettici. I frutti al contrario sono astringenti e molto ricchi di vitamina C.
Curiosità:
In quasi tutta la Valle d’Aosta i frutti delle rosa canina sono chiamati grattacu, grattaculo, fa eccezione la Valgrisenche dove sono detti zoillèntse1 a causa del pelucchi irritanti contenuti del frutto che ricordano dei piccoli aghi. Alexis Bétemps ricorda che gli abitanti della Valgrisenche ritenevano un po’ grossolani i valdostani che accostavano questo frutto dal sapore aspro alla parte del corpo che vede raramente il sole ed aggiunge:
“Mangiavamo anche i frutti della rosa canina che chiamavamo oillentse dalla parola ouille, ago, perché all’interno i frutti hanno dei semi ricoperti da una peluria che irrita il palato, che punge come fossero tanti aghi. Il frutto veniva svuotato con le dita e si mangiava solo la parte esterna. Per scherzo, ci si adoperava ad infilare i semi urticanti del frutto, nelle camicette delle bambine che si mettevano a strillare: lo trovavamo molto eccitante! Non conoscevamo ancora un granché del mondo…2”
Bibliografia
Maria Teresa Della Beffa, Fiori di montagna, Istituto Geografico De Agostini, Novara 1998
Aldo Poletti, Fiori ed Erbe salute e bellezza dell’uomo, ed. Musumeci, Aosta 1978
Pagina del 7.06.2007 ultimo aggiornamento 23.01.2023
- Alexis Bétemps, Maria Costa, Cristina De La Pierre, Saverio Favre, Lidia Philippot, Claudine Remacle, Conserver le souvenir… se souvenir pour conserver – Conservare il ricordo… ricordarsi per conservare, Bureau régional pour l’ethnologie et la linguistique, Duc, Aoste, 2005, pag. 76[↩]
- Alexis Betémps, Marilisa Letey, Alimentazione contadina in Valle d’Aosta, Le Château Edizioni, Aosta, 2022, ISBN 978 88 7637 253 7 pag. 40[↩]