Ru de Promiod

Pista del Ru de Promiod - foto di Gian Mario Navillod.
Pista del Ru de Promiod – foto di Gian Mario Navillod.

Il Ru de Promiod deriva le acque del torrente omonimo e le porta fin sopra il grande villaggio che alla fine del 1700 sfiorava i 500 abitanti. Il ru scorre interrato sotto la pista di servizio coperta da un morbido tappeto erboso, prima in un bosco di conifere e poi in mezzo ai pascoli.

Accesso

Dall’uscita autostradale di Châtillon-Saint-Vincent seguire le indicazioni per Cervinia e risalire la valle lungo la strada regionale 46. Subito dopo l’ufficio informazioni turistiche di Antey girare a destra seguendo le indicazioni per La Magdeleine. Dopo il villaggio di Challien prendere a destra la strada che porta a Promiod e lasciare l’auto nell’ampio parcheggio all’inizio del villaggio.
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Lunghezza itinerario: 1.5 km
Quota partenza: 1496 m
Quota arrivo: 1560 m circa
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Dislivello: 60 m circa
In bici: consigliato.
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Il villaggio di Promiod sotto la neve - foto di Gian Mario Navillod.
Il villaggio di Promiod sotto la neve – foto di Gian Mario Navillod.

Ci si avvia lungo la strada asfaltata che sale dietro il parcheggio, al tornate si lascia sulla sinistra la mulattiera dove passa l’itinerario intervallivo 105 che sale verso La Magdeleine e si prosegue in piano sulla pista in terra battuta. In alto sono ancora ben conservati i terrazzamenti coltivati a cereali fino a metà del XX secolo. Sotto la strada si vedono le case del grande villaggio, strette le une alle altre.

La vista spazia sulle montagne che seguono il corso della Dora Baltea: dal Mont Lyan, al Barbeston al Monte Emilius. A ovest si vede la montagna che domina l’abitato di Torgnon, la Becca d’Avert e più lontana quella di Verrayes, la Cima Longhede riconoscibile dalla gigantesca croce costruita sulla vetta.

Si lascia sulla sinistra la sterrata che sale verso il Col Portola e si prosegue in piano incontrando le prime conifere. Qualche tratto del vecchio alveo abbandonato del Ruisseau de Promiod(1)Maria Vassallo, Châtillon in età moderna, Le Château edizioni, Aosta, 2001, ISBN 88-87214-80-8, pag. 114 si nasconde tra i cespugli e le erbe alte sotto la pista.

Presa del Ru de Promiod - foto di Gian Mario Navillod.
Presa del Ru de Promiod – foto di Gian Mario Navillod.

Mano a mano che ci si inoltra nel vallone del torrente Promiod il clima si fa più umido e i pini silvestri lasciano il posto a larici e abeti rossi. La pista termina davanti ad una piccola vasca in cemento armato con funzioni di dissabbiatore. Qualche metro più avanti si trova la piccola presa sul torrente Promiod.

Curiosità

Il villaggio di Promiod è citato nel romanzo Chez Jean Rolet scritto da Emile Chanoux e dedicato alla storia d’amore tra due giovani valdostani che venne pubblicato, incompleto e senza la revisione dell’autore, nel 1994(2)Paolo Momigliano Levi, Emile Chanoux, Emile Chanoux écrits, Institut Historique de la Résistence en Vallée d’Aoste, Aosta 1994, pag. 763 – pag. 72 della versione digitale disponibile qui.

Monte Cervino visto dal Ru de Lies/Liex - Foto di Gian Mario Navillod.
Monte Cervino visto dal Ru de Lies/Liex – Foto di Gian Mario Navillod.

Il protagonista Jacques Vaillon raggiunge Promiod percorrendo la mulattiera che sale da Châtillon. Benché si dica nel testo che “Il Cervino si slanciava arditamente nell’azzurro limpido” non si cerchi tale scorcio lungo tale itinerario: il Cervino è nascosto lungo tutto il sentiero dai fianchi della Valtournenche; meglio ammirarlo da Antey, dalla partenza dell’itinerario per il Ru de Lies/Liex. Jacques Vaillon sale da Châtillon a Promiod per render visita al Rettore di Promiod, alter ego dell’Abbé Trèves che vi esercitò il suo ministero dal 1911 al 1925.

In questo e nel romanzo breve, L’appel de la race (Il richiamo della razza)(3)Paolo Momigliano Levi, Emile Chanoux, Emile Chanoux écrits, Institut Historique de la Résistence en Vallée d’Aoste, Aosta 1994, pag. 678 – pag. 5 della versione digitale disponibile qui, l’autore affronta il tema dell’amore e del matrimonio tra valdostani autoctoni e valdostani immigrati con delle caratterizzazioni che appaiono alla sensibilità dei valdostani di oggi xenofobe. La divisione tra valdostani buoni e immigrati cattivi nacque probabilmente come reazione alla politica di italianizzazione forzata della dittatura fascista e benché poco gradevole nulla toglie alle sapide descrizioni di una vita rurale ormai scomparsa.

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Note[+]